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Salvini-Spataro: un ministro che ostacola un’operazione antimafia e resta al suo posto. Ma siamo matti?

Un ministro degli interni che, per fare propaganda, ostacola un'operazione antimafia, offende il Procuratore che difende la sua indagine e resta al suo posto. Ma siamo matti?

Tace Mattarella, dai media qualche critica timida ed impacciata, l’opinione pubblica che se ne fotte. L’opposizione che non fa opposizione, i media che non fanno informazione, il popolo che non è più popolo. Sembra che un misto di impotenza, si sia impadronito del popolo e delle Istituzioni.

La misura è colma. Non se ne può più!

Non se ne può più, del servilismo di alcuni giornalisti, della improntitudine di altri, che pur riconoscendo le ragioni di Spataro, lo criticano perché in passato ha criticato Salvini.

Non se ne può più ,di una opposizione che pensa di chiudere la vicenda Spataro con espressioni di solidarietà .

La solidarietà? La solidarietà a Spataro non basta! Non è stato offeso Spataro e stata offesa la Repubblica, la Costituzione.

Che aspettate a chiedere le dimissioni di un ministro degli interni che ostacola operazioni di polizia, che non conosce il confine tra le sue prerogative e quello della magistratura?
Saranno respinte, ma che vi frega.

E voi classe dirigente di questo Paese, uscite dal letargo, protestate, indignatevi, incazzatevi. E quando lo incontrate in tv lasciate la trasmissione, perché con i fascisti un democratico non parla. E quando questo signore si presenta in Parlamento o per strada non esitate a dargli le spalle.

Svegliatevi e dite e a questo signore quello che va detto:

"Signor ministro degli Interni se non sai fare il tuo lavoro, se confondi l'attività di partito e l'attività istituzionale, la responsabilità verso gli iscritti e i militanti della Lega, con quella verso tutti i cittadini, ritirati e vai a sparlare in qualche bar o a lavorare in un ufficio di marketing, ma lascia in pace le Istituzioni che sono una cosa seria .

 Foto: Pietro Piupparco/Flickr

 

 

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.49) 5 dicembre 2018 17:09

    Classica tempesta in un bicchier d’acqua. Dubito che Salvini, a meno di smentite, abbia ostacolato alcunché. Spataro, ad un passo dalla pensione, da sinistrorso probabilmente infastidito dalla smania di visibilità di Salvini, ha voluto fare un fioretto al PD che notoriamente è alla canna del gas, con una dichiarazione che poteva anche evitare di fare. Per quanto possa dispiacergli Salvini è comunque il ministro degli interni.

    Salvini ha risposto da par suo e anche lui poteva risparmiarsi commenti di basso profilo su un magistrato che notoriamente compie il proprio dovere. Uno dei pochi.

    Nel complesso pessimo esempio di rapporti istituzionali.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.89) 11 dicembre 2018 00:16

    La diatriba, paradossalmente, prende l’avvio dalle parole di soddisfazione espresse dal ministro dell’interno a proposito di due operazioni di polizia: la prima a Palermo contro la cupola di Cosa Nostra, la seconda a Torino per il fermo di 15 presunti mafiosi nigeriani immigrati irregolari, di cui 8 poi arrestati per traffico di droga. 

    A dirigere l’operazione torinese è il procuratore capo Armando Spataro, magistrato stimato e prossimo alla pensione, che ritiene fuori luogo le parole del ministro dell’interno e risponde con un comunicato stampa:

    "Ci si augura che, per il futuro, il ministro dell’Interno eviti comunicazioni simili o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso, così rispettando le prerogative dei titolari dell’azione penale in ordine alla diffusione delle relative notizie. Al di là delle modalità di diffusione, la notizia in questione è intervenuta mentre l’operazione era (ed è) ancora in corso con conseguenti rischi di danni al buon esito della stessa". 

    Il rilievo è ovviamente assai grave e offensivo essendo rivolto al ministro dell’interno, e nella sostanza si tratta di una accusa di improvvida dabbenaggine nei confronti di Salvini.

    A questa accusa Salvini risponde di aver emesso il suo comunicato solo dopo che i suoi uffici gli avevano comunicato la conclusione delle operazioni. E aggiunge, secondo il suo stile comunicativo, parole molto dure all’indirizzo del magistrato:

    "Basta parole a sproposito. Inaccettabile dire che il ministro dell’Interno possa danneggiare indagini e compromettere arresti. Qualcuno farebbe meglio a pensare prima di aprire bocca. Se il procuratore capo a Torino è stanco, si ritiri dal lavoro: a Spataro auguro un futuro serenissimo da pensionato".

    Nella polemica si inseriscono vari soggetti, politici e non, che si schierano a difesa del procuratore capo di Torino. Tra questi il vicepresidente del CSM David Ermini (un fedelissimo di Renzi piazzato nel suo ruolo grazie al contributo dei berlusconiani) che stigmatizza come "sprezzanti" i toni usati dal ministro nei confronti di "grande e leale servitore dello Stato (Spataro)".

    Alle critiche Salvini risponde: "Non si permetta nessuno dire che il ministro dell’Interno mette a rischio un’operazione di polizia perché fa un tweet un’ora dopo la comunicazione ufficiale [del capo della polizia Franco Gabrielli]".

    Ora, si può pensare tutto il male possibile di Salvini come ministro dell’interno, ma è certo che l’accusa nei suoi confronti da parte del procuratore capo Spataro, oltre ad essere espressa in modo irrituale con un comunicato stampa, acquisendo in tal modo un significato eminentemente politico, è anche inaccettabile nel merito, giacché equivale al dare dello stupido improvvido al ministro.

    Se è vero, e non ci sono smentite in proposito, che il comunicato del ministro: di elogio, lo ripeto, è stato diffuso un’ora dopo la conclusione delle operazioni di Palermo e di Torino, ad aver commesso una offensiva e irrituale scorrettezza è stato il procuratore Spataro, non Salvini.

    In conclusione, e lo dico nell’interesse della sua credibilità personale, la prossima volta prima di strillare "Al lupo!" unendosi al coro dei saviani e dei piddini, si accerti che il lupo ci sia.

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