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Ruolo e identità dei funzionari pubblici italiani nella storia della P.A.

Da sempre l’immagine dell’impiegato pubblico è stata sotto i riflettori più per dileggio o commiserazione piuttosto che esempio di operosità o efficienza.

A suffragare queste considerazioni si possono ricordare alcune definizioni che hanno da sempre connotato l’immagine della burocrazia e del funzionario pubblico in negativo già nel periodo relativo alla metà del XIX secolo quando in Europa un grande filosofo come Karl Marx con forte sarcasmo additò questa in tal modo “ la burocrazia è solo il formalismo di un contenuto che è fuori di essa” e negli Stati Uniti sempre nel secolo XIX un economista americano , tale Thorstein Veblen disse “La burocrazia è l’incapacità addestrata”.

Nell’intento di riuscire a dare un’idea di come può essere stato il ruolo del funzionario pubblico nel nostro Paese in un arco di tempo che va dal 1861 ai giorni nostri, tenterò di descrivere in questa breve premessa delle immagini come fossimo in un film, applicando un effetto “dissolvenza” che ci faccia fare un viaggio nel tempo partendo da una ipotetica scena ambientata nei primi anni del Regno d’Italia, in cui ci soffermeremo su un impiegato pubblico che si reca al lavoro .

Il nostro funzionario, vestito in modo dignitoso e sobrio, si appresta a passo veloce verso il proprio ufficio ministeriale con uno stato d’animo non troppo allegro considerando l’autoritarismo che si respirava negli apparati pubblici e il misero stipendio che non era mai abbastanza per potersi permettere una vita al di sopra del minimo necessario quotidiano ma ciò probabilmente conviveva con un senso di responsabilità, di fierezza e orgoglio per avere contribuito magari in una recente battaglia risorgimentale ad aver reso possibile l’Unità d’Italia, e di continuare a rendersi utile per il Paese lavorando con il decoroso titolo di “funzionario regio”.

Ora proviamo a spostare l’immagine che abbiamo di fronte rimanendo nella stessa epoca e addentriamoci in una sera del 1863 , in un teatro di Torino dove va in scena una commedia ( 5 atti in dialetto piemontese) del commediografo Bersezio “Le miserie di Monsu’ Travet”, che testimonia mirabilmente il tragicomico mondo del classico impiegato vestito con le mezze maniche, alle prese con rigidi regolamenti, superiori autoritari, adempimenti minuziosi e farraginosi, il tutto in un contesto di dramma esistenziale personale che lo tormentava per dover apparire da un lato (come si riteneva dovesse essere un funzionario pubblico) come il servitore dello Stato, integerrimo, posto sicuro, con un ruolo sociale di assoluta onorabilità , ma dall’altro lo esponeva al dover essere, cioè a quella condizione di miseria economica che era data dal magro stipendio che lo assillava quotidianamente.

Il ruolo del pubbllico impiegato ha assunto quindi connotazioni più o meno gratificanti a seconda della fase storica della Amministrazione: secondo gli storici della P.A si possono definire 3 periodi della storia italiana caratterizzati ciascuno dal grado di appartenenza e fierezza del proprio ruolo di servitori dello Stato.

 La prima fase che parte dai primi decenni dell’unificazione italiana è connotata da un senso di identità cercata e infatti il funzionario si sentiva fortemente partecipe della “missione” di costruzione dello Stato ; oltre alla rappresentazione teatrale del Monsù Travet, possiamo ricordare anche un film del regista Mario Soldati (1958) “Policarpo ufficiale di scrittura” (tratto da un libro del giornalista Vassallo) in cui viene mirabilmente interpretato da parte del protagonista (Rascel) il disagio di un impiegato pubblico nella Roma umbertina generato dalla scissione tra vita pubblica e privata, tra la decorosa funzione di impiegato dello Stato e il disordine di una agitata e misera condizione familiare ma con una differenza rispetto ai problemi di Travet: l’entrata negli Uffici Pubblici (fine 1800) della macchina da scrivere, che mise appunto in crisi le figure dei calligrafi come Policarpo.

La seconda fase condizionata in parte dai principii del fascismo, a mio parere è stato il periodo che più ha tentato di cambiare i connotati psico-fisico attitudinali del burocrate, anche se di fatto, non vi riuscirà nei fini ma solo nei “mezzi”.

Il burocrate infatti, in ossequio alla filosofia (anni 30 e 40) fascista finalizzata a una palingenesi della società (quella liberale e giolittiana da poco archiviata considerata piena di vizi e in decadimento generale) doveva infatti sentirsi attivo, vitale, sia nello spirito che fisico , così da risultare più motivato ed efficace nell’approccio alle proprie mansioni ma risultò una identità imposta dall’alto, sentita passivamente (eloquente il brano in letteratura di Alceste Silvi Antonini “Rivoluzione e burocrazia”)

La terza fase che vede il graduale deterioramento del prestigio e perdita di identità del burocrate inizia non a caso a metà degli anni ’70 quando ci fu il trasferimento di cospicue funzioni alle Regioni e continua fino ai primi decenni di questo secolo.

Tornando alla scena iniziale del nostro funzionario, proviamo ora a saltare con un flash di oltre 150 anni ai tempi attuali e constateremo che oggi nel suo sguardo si è smarrito quel senso di fierezza di appartenenza del dipendente pubblico e il senso di gratificazione del suo ruolo (almeno della grande maggioranza).

Il più grande filosofo dell’illuminismo (Kant) affermava che bisogna sempre agire per il bene della collettività senza guardare al proprio tornaconto (morale o economico) perché anche se questo non fosse sufficiente per essere felici, in ogni caso comportandosi così virtuosamente si è degni di esserlo…

 Già, ma alla luce di blocchi contrattuali, prepensionamenti, tagli agli organici, inadeguatezza formativa dei civil servant , il sentirsi ringraziati e lodati per la solerzia, competenza e cortesia nel definire una pratica forse può esser sufficiente ai dipendenti pubblici (che siano insegnanti, ospedalieri, ministeriali, parastatali , locali, ecc.) non compensa lo smarrimento del proprio ruolo e le difficoltà per ritrovare una identità smarrita.

 Lo Giudice Antonino 

Foto di StockSnap da Pixabay 

 

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