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Rubare per fame

In questo paese la crisi avanza, i disoccupati aumentano, i licenziati e gli esodati pure quindi - non era difficile immaginarlo - aumenta anche la fame.

La fame vera, quella di cibo, non una metafora, un artificio letterario per parlare d'altro. E dal momento che non tutti hanno la capacità di sopportare l’umiliazione di chiedere la carità o di entrare con la coda fra le gambe come se fossero colpevoli di qualcosa in una mensa per poveri, è logico che qualcuno si arrangi come può. O si crede davvero che l'umanità si possa rassegnare ad accasciarsi in un angolo e spegnersi senza disturbare?

Qualcuno l’avrà pur fatto, ma l’arzilla ottantenne genovese (leggasi: ottanta anni) no.

È entrata in un supermercato e ha “prelevato” senza pagare (una volta sarebbe stata chiamata “spesa proletaria”) un po’ di cibarie.

Controvalore 20 euro. Condanna: 2 mesi e 20 giorni.

Il giudice, implacabile come nelle più nefaste ballate americane degli anni ’20 quando non ci si pensava due volte a impiccare un vagabondo, non ha riconosciuto all’anziana pensionata le attenuanti per stato di necessità; nella spesa proletaria c’erano infatti dei dolcetti che sono manifestamente un vizio, non un bisogno primario. Quindi giù una bella lezione, così impara.

A questo punto, dopo qualche minuto di respirazione profonda per dare modo al sangue di defluire da occhi e cervello (perché a leggere queste cose di sangue alla testa ce ne va parecchio e si rischia l’ictus), dopo aver augurato a quel giudice (e al direttore del supermercato che ha sporto denuncia) tutto quello che sentivo nel profondo del mio cuore, vorrei che mi accompagnaste in un breve conteggio della pena che dovrebbe essere comminata ai tanti lestofanti che hanno ammorbato l’aria di questo paese per anni. Giusto per calcolare le giuste proporzioni.

Se 20 euro equivalgono a 2 mesi, 20mila euro valgono almeno 2000 mesi. Pari a circa 166 anni di reclusione se non ho sbagliato i calcoli. E per chi ha rubato milioni spettano da 166mila anni in su di galera. Divertitevi a fare i conti, ogni volta che leggete di una qualche truffa multimilionaria da parte di banche, speculatori, affaristi eccetera. Pensate alla pensionata di Genova.

Questa specie di senso di giustizia fai-da-te mi gira nella testa e lo so, lo so: non affannatevi a spiegarmi con argute argomentazioni le motivazioni per cui il legislatore ha ritenuto di decidere diversamente e che comunque non si può condannare all’ergastolo (o anche a più di uno) un semplice ladro. Anzi si sta parlando di abolirla proprio la pena dell’ergastolo e lo capisco.

Ma come si fa a condannare a due mesi una vecchietta che ha fame? E come si fa a considerare “aggravante” un dolcetto?

E come si fa a sopportare che per decenni la forbice tra i più ricchi e i più poveri si allargasse a dismisura in questo modo ? Come si fa a lasciare che i ricchi siano diventati sempre più ricchi e che i più poveri non abbiano nemmeno da mangiare ? Che si lasci affermare (o addirittura si favorisca) una logica così disumana senza muovere un dito, attuare una correzione, intervenire in qualche modo su un'economia così distorta ?

Io penso che casomai, per l'ignavia dimostrata, dovrebbe essere condannato lo Stato a sfamare per (almeno) due mesi e venti giorni una pensionata che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. Dolcetti compresi.

 

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