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Rsvp. Firmato Mazzella

Proprio oggi il Tg2, nella sua immensa beotitudine, decantava il ritorno in auge della cara, vecchia epistola. Alla gente piace scrivere le lettere, e se perfino gli porgi penna calamaio e papiro non reggono all’estasi. E giù fiumi di nero.

La lettera ha sempre un che di rivoluzionario, di cangiante per l’ordine dato al momento della stesura, sia che nello scrivere si confessino segreti impronunciabili, che si confermino sentimenti e situazioni già note.

Le lettere di Moro, per dire. Bombe a mano che conoscevano tutti, “facenti parte” e non. Ma ai “facenti parte” non piacquero, e le innaffiarono di scie vermiglie, lunghissime.

E ci sono lettere che ammettono impunemente, e che chiedono, quasi implorano, di essere lette.

Un amorevole giudice della corte costituzionale, Luigi Mazzella, si fa autore di una di queste.

In parlamento la tensione è alta, Bondi bestemmia in rima contro una question di Di Pietro (qui l’intervento completo), l’oggetto della disputa è proprio lui. Meglio scriverne.

Caro Presidente, caro Silvio, ti scrivo una lettera aperta perché sto cominciando seriamente a dubitare del fatto che le pratiche dell’Ovra (la polizia segreta fascista, ndr) siano definitivamente cessate con la caduta del fascismo.

Ho sempre intrattenuto con te rapporti di grande civiltà e di reciproca e rispettosa stima. Vederti in compagnia di persone a me altrettanto care e conversare tutti assieme in tranquilla amicizia non mi era sembrato un misfatto. A casa mia, come tu sai per vecchia consuetudine, la cena è sempre curata da una domestica fidata (e basta!). Non vi sono cioè possibili ’spioni’, come li avrebbe definiti Totò. Chi abbia potuto raccontare un fantasioso contenuto delle nostre conversazioni a tavola inventandosi tutto di sana pianta resta un mistero che i grandi inquisitori del nostro Paese dovrebbero approfondire prima di lanciare accuse e anatemi. La libertà di cronaca è una cosa, la licenza di raccontare frottole ad ignari lettori è ben altra! Soprattutto quando il fine non è proprio nobile.


Caro Silvio, a parte il fatto che non era quella la prima volta che venivi a casa mia e che non sarà certo l’ultima fino al momento in cui un nuovo totalitarismo malauguratamente dovesse privarci delle nostre libertà personali, mi sembra doveroso dirti per correttezza che la prassi delle cene con persone di riguardo in casa di persone perbene non è stata certo inaugurata da me ma ha lunga data nella storia civile del nostro Paese. Molti miei attuali ed emeriti colleghi della Corte Costituzionale hanno sempre ricevuto nelle loro case, come è giusto che sia, alte personalità dello Stato e potrei fartene un elenco chilometrico.

Caro presidente, l’amore per la libertà e la fiducia nella intelligenza e nella grande civiltà degli italiani che entrambi nutriamo ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con sereno distacco. L’Italia continuerà ad essere, ne sono sicuro, il Paese civile in cui una persona perbene potrà invitare alla sua tavola un amico stimato. Con questa fiducia, un caro saluto.
Luigi Mazzella

Peccato che questo amorevole giudice, insieme all’amorevole collega Paolo Maria Napolitano (anch’egli commensale a tavola Mazzetta - mi permetto una licenza alla Emilio Fede) debba esprimersi a Ottobre sulla costituzionalità del Lodo Alph-ano. Che, a dirla proprio tutta, porta il nome di uno dei figuri seduti a tavola e che garantisce l’immunità, per dirne ancora, di un altro degli astanti. Il presidente del consiglio.

“Che c’è di male?!” sembra sentire. Ed è vero. Moggi a tavola non si sedeva, con gli arbitri preferiva stare al telefono. Ed è lì sbuffante ai nastri di partenza, pronto a regalarci ancora il suo grande calcio. Se alla gente non importa, perchè guardare nel piatto di guardie e ladri?

Magari c’è anche scappata la stornellata, una di quelle che piace a Silvio: dal vernacolo napoletano.

“Ah, cchi bello cafè pur’i giudici o’sanno fa’..

[NB: si legga il testo completo della canzone. Sembra una citazione superflua ma racchiude al suo interno un goloso gocciolone metaforico]

Se a qualcuno importasse del fatto che domani passerà il pacchetto sicurezza blindato dal voto di fiducia che negherà la possibilità di proporre emendamenti, e che quindi, per dirne una ,farà sì che le ronde annoverino placidamente tra i ranghi non-incensurati, non-poliziotti in pensione, non-gente col porto d’armi e pistola in tasca, allora sì: putiferio, sarebbe.

Se ad anima viva fregasse dell’imparzialità del tg di stato, che nega la parola a Idv e che persino giunge allo sberleffo nel presentare (edizione odierna delle 13 e 30) un intervento di Belisario (Idv, appunto) per poi mostrare la Finocchiaro (Pd, appunto) e D’Alia (ricordate? Comunque Udc. Appunto), a quel punto sì: rivoluzione, diamine.

Ma così non è. In fondo non importerà a nessuno, ma a me interesserebbe solo sapere se a fine lettera, il Mazzella, abbia apposto la sigla che di solito si conviene quando si invita a cena qualcuno.

RSVP. Répondez, s’il vous plaît.

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