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Romania, la Corte Costituzionale ha deciso: Basescu Presidente ancora per due anni

Il Presidente provvisorio, ormai ex, Crin Antonescu comunque non è intenzionato ritirarsi a vita privata come aveva promesso in casi di sconfitta.

Quando poco prima della data fatidica del 29 Luglio, giorno in cui si è tenuto il Referendum popolare sulla messa in stato d’accusa del Presidente sospeso Traian Basescu, Crin Antonescu, liberale, da pochi giorni assurto alla carica di Presidente “ad interim” della Romania, aveva esclamato che “se i romeni non dimetteranno dalla funzione Basescu una volta per tutte, sarò io a ritirarmi a vita privata”, certamente non pensava a quello che sarebbe accaduto di li a poco.

Dapprima, come noto, il ventinove Luglio alle urne si presentò, grazie alla generale astensione delle minoranze magiare e zingare, solamente il 47% scarso dei romeni, che comunque nella quasi totalità votarono per le dimissioni di Basescu, invalidando il referendum e poi ieri la Corte Costituzionale romena ha ratificato le risultanze referendarie del 29 Luglio, confermando come lo stesso non avesse raggiunto il quorum richiesto e dunque non potesse essere considerato valido.

In base a queste risultanze, ora, il Presidente sospeso non è più tale, tanto che se ne prevede il ritorno, dopo il compimento di un lungo e bizantino iter procedurale, a Palazzo Cotroceni, sede della Presidenza della Repubblica, al più tardi entro l’inizio di Settembre. Si allontana, dunque, quasi definitivamente il sogno di molti romeni di poter andare a votare per le Presidenziali anticipate in autunno, in concomitanza con le elezioni Legislative.

Basescu pare intenzionato a rimanere in sella sino al 2014, anno del termine naturale del suo secondo mandato. Era stato proprio Traian Basescu a volere la riforma legislativa dei singoli mandati così da eliminare la coincidenza tra i due diversi generi di elezioni popolari. In questo modo, però, ha introdotto nel giovane, immaturo ed imberbe sistema democratico ed istituzionale romeno un elemento di lancinante debolezza: la possibile coabitazione tra un Presidente, la Romania è una repubblica semi- presidenziale, ed un Premier di colore politico opposto.

Da parte sua il liberale Antonescu oggi si è rimangiato la promessa fatta prima del Referendum ed ha dichiarato che non intende ritirarsi a vita privata: ”Basescu, pur se formalmente deve ritornare a Cotroceni, di fatto è stato delegittimato dal voto di otto milioni e mezzo di romeni. Come esponente di spicco del Partito Liberale non posso far altro che continuare a combattere perché si convinca che ormai la sua epoca è finita e che è giunta l’ora di dimettersi sì da permettere ai romeni di abbinare, il prossimo autunno, le elezioni presidenziali anticipate con le elezioni parlamentari”, ha dichiarato.

Da parte sua il premier Victor Ponta, del Partito Socialdemocratico alleato attualmente con i liberali, con la consueta rozzezza che lo contraddistingue e che ha fatto inorridire mezza Europa rendendolo inattendibile agli occhi del Cancelliere tedesco Angela Merkel, del Presidente della Commissione europea Barroso e del Commissario europeo alla giustizia Vivianne Reding, ha bollato la sentenza resa ieri dai giudici costituzionali come “contraria al diritto e dettata da ragioni politiche”.

Sicuramente questa improvvisa dichiarazione contribuirà a far aumentare, nei confronti della Romania, la diffidenza da parte dei partner europei ed ad impedirle il definitivo ingresso nello spazio Schengen proprio in vista del rapporto suppletivo particolare che la Commissione europea preparerà, solo ed esclusivamente per il Paese Carpatico, a metà Dicembre. Peccato per Ponta che, comunque, uno dei giudici costituzionali che alla fine hanno fatto pendere la bilancia verso una decisione, invisa all’attuale alleanza Psd- Pnl al potere, sia stata proprio quell’Aspazia Cojocaru, considerata da tutti in quota social- democratica.

Ora è molto probabile che quella vecchia volpe di Traian Basescu ritorni a Cotroceni solamente per aspettare il momento propizio, e cioè le legislative di Novembre, per far scoppiare l’innaturale alleanza social-liberale e portare i seguaci di Antonescu nel proprio campo politico, relegando i socialisti all’opposizione. Agli improvvisi giri di valzer ed alle farse i romeni sono abituati, e non solo perché sino a cento anni fa un terzo del paese era sotto il dominio asburgico, ma troppe volte, non bisogna dimenticarlo, in Romania le farse si sono velocemente tramutate in tragedie immani.

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