Roberto Baggio: gli dei dello sport
ROBERTO BAGGIO (ITA, 1967) CALCIO
Soprannominato “Il Divin Codino”, R. Baggio è ritenuto dalla maggior parte degli esperti uno dei più forti numeri dieci di sempre. Era dotato d’incredibile fantasia e spiccato senso del gol, ma era nello sfornare assist che dava il meglio di sè. Abile come pochi nel dribbling stretto ed in velocità, riusciva altresì ad eseguire magistralmente i calci di punizione – specialità in cui è stato fra i più grandi d'ogni era – ed i calci di rigori (68 in A, un record che qualche anno dopo gli avrebbe sottratto F. Totti). Roberto iniziò la sua carriera in C1 col Vicenza, giocandovi 3 stagioni con 47 presenze e 16 gol. Il 5 maggio 1985 contro il Rimini subì un grave infortunio al ginocchio destro (furono compromessi legamento crociato anteriore e menisco), il primo di una lunga serie, che lo costrinse ad un periodo di oltre un anno di assenza dai campi di gioco. Durante questa fase di riposo forzato, e quindi di incertezza sulla propria carriera di calciatore, visse una profonda crisi personale e spirituale, che lo convinse ad abbracciare definitivamente la fede buddhista. Nel 1986, a pochissimi giorni dal gravissimo infortunio, avverrà il passaggio alla Fiorentina, in A.
Esordì in Serie A il 21 settembre 1986 contro la Sampdoria. Il 28 settembre seguente subì una lesione al menisco del ginocchio destro che lo costrinse ad una nuova operazione. Rientrò in campo a fine stagione, a distanza di quasi due anni dal primo infortunio. Il suo primo di 205 gol (su 452 caps, 45% di media realizzativa) nella massima divisione arrivò su punizione il 10 maggio 1987 contro il Napoli (1-1). Con la squadra viola metterà a segno 55 reti totali su 136 gettoni. Rimase a Firenze fino al 18 maggio 1990, quando venne acquistato dalla Juventus per la cifra record, a quei tempi, di 25 miliardi di lire. La tifoseria viola, consapevole di perdere il proprio simbolo, scese in piazza protestando contro la dirigenza ed il Presidente Pontello; i disordini causarono anche diversi feriti ed arrivarono fino a Coverciano, creando non pochi problemi al ritiro degli Azzurri in preparazione per i Mondiali e al giocatore stesso, che arrivò a ricevere sputi da alcuni esagitati. Sarà tuttavia proprio alla Juventus che Baggio troverà la consacrazione leggendaria che tutti si attendevano, vincendo lo Scudetto 1995, la Coppa Uefa 1993 (unico trofeo internazionale per Baggio) e - a livello individuale – il Pallone d’Oro, quarto italiano ad aggiudicarselo dopo Sivori, P. Rossi e Rivera.
Nel 1995-’96 la Juventus (200 presenze e 115 gol complessivi), avendo trovato nel giovane talento Del Piero il suo erede, decide di liberarsene e venderlo al Milan. Per Baggio saranno due anni tribolati, fatti d’incomprensioni con i vari allenatori. Vincerà comunque uno Scudetto da comprimario, prendendo parte a 67 match (19 gol). Dopodiché tenterà l’avventura in provincia, al Bologna. Quello in Emilia fu uno dei suoi migliori campionati, siglando addirittura 22 gol (record personale) su 30 partite di A. L’anno seguente decise di tornare in una grande, l’Inter, ma anche lì non trovò grande considerazione, ed in un paio d’anni giocherà 59 partite (17 gol), partendo perlopiù dalla panchina. A 33 anni, dato da molti per finito, decide di rituffarsi in provincia, al Brescia, rimanendovi quattro anni: saranno fra i migliori della sua carriera (101 presenze e 46 gol totali). Nel pieno dell’efficienza Baggio, a causa di dolori fisici, decise di appendere le scarpe al chiodo a 37 anni.
Roby ha complessivamente totalizzato nella sua carriera 699 presenze e 318 gol (di cui 108 su rigore!), 45% di media-gol, che ne fanno al momento il 6° marcatore italiano all time, dopo Piola 364, Del Piero 344, Meazza 338, Toni 324 e Totti 319. Vanta altresì un record particolare: in una partita (Juventus-Udinese 5-1 del ’92-‘93) segnò 4 gol: l’ultimo poker era stato realizzato ben 15 anni prima da Giuseppe Savoldi (in Napoli-Foggia 5-0).
In Nazionale Baggio ha impresso il suo nome nella storia, prendendo parte a 3 Mondiali (’90, ’94, ’98, 16 caps e 9 gol - 2 in Semifinale -, il più prolifico fra gli azzurri assieme a Rossi e Vieri), andando sempre a segno (unico italiano a segnare in 3 Mondiali), perdendo ai rigori la Finale 1994 a Pasadena contro il Brasile (celebre, in negativo, il suo erroraccio dal dischetto). In tutto giocò 56 match siglando 27 gol.
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