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Riforme, quelli che devono pagare l’affitto e fare la spesa

Secondo il sindacato CGIL il ritorno degli indicatori economici ai valori pre-crisi dell’anno 2007 richiederà un poco di tempo. Nel migliore dei casi dovremo attendere tredici anni perché il valore del PIL ritorni quello di allora e ben 63 anni per ritornare agli stessi livelli occupazionali.

Questo non sarà certo un problema per quei cittadini i quali, secondo quanto rilevato non molto tempo addietro da un uomo politico molto noto e molto votato, affollano i ristoranti: dovrebbero continuare a farlo tranquillamente. Il problema è per quelli che devono più comunemente pagare l’affitto e fare la spesa e si trovano, per usare un eufemismo, in una certa difficoltà.

L’episodio dei ristoranti pieni ricorda una regina di Francia che, davanti alle notizie dei tumulti che squassavano il Paese a causa della carestia ed alla conseguente carenza di pane, si dice abbia suggerito alle classi meno abbienti di mangiare brioche.

Quale sarà la linea riformista del nuovo governo?

Non è dato saperlo. Certamente parrebbe che il problema che lo assilla sia il lavoro e non piuttosto la solidarietà verso le classi più deboli, quelle che la regina di Francia invitava a mangiare brioche.

I problemi occupazionali dovuti al fenomeno della globalizzazione dell’economia non sono nati né all’improvviso né da poco tempo. Esiste ormai una intera libreria di saggi sull’argomento, scritti anche da valenti studiosi come il nostro ex-ministro dell’economia Giulio Tremonti, il quale, ad onor del vero, c’aveva proprio azzeccato; così come era parsa adeguata la sua iniziativa di fornire ai meno abbienti una social card. Purtroppo la cosa non ha avuto alcun seguito e Tremonti è oggi sostanzialmente fuori dalla politica, secondo l’antico adagio “nemo propheta in patria”.

Dalle parti del vostro cronista ha ampio spazio un secondo antico adagio, che recita “quando piove occorre ripararsi con l’ombrello che si ha a portata di mano”. Nel caso dei problemi occupazionali esso si traduce così: davanti ad una crisi che ha assunto proporzioni bibliche bisognerebbe agire con immediatezza e con prudenza adottando adeguate misure di salvaguardia. Prima di pensare al lavoro che non c’è e che non sarà facile far ritornare (almeno nelle forme che abbiamo sinora conosciuto) è urgente richiamare i cittadini ai vincoli sociali di solidarietà. Ad esempio quelli che oggi guadagnano cifre superiori ad 5.000€ al mese (notai e farmacisti, amministratori di società pubbliche e private, magistrati e dirigenti pubblici statali e locali, politici e pensionati d’oro e così via) dovrebbero rassegnarsi ad un sostanzioso prelievo fiscale straordinario per garantire a tutti un pasto caldo ed un tetto sotto cui dormire; ed un sistema di welfare minimale (assistenza medica di base, istruzione di base, assistenza ai disabili ed agli anziani, assistenza alle coppie che vogliono avere bambini e così via).

Chissà cosa pensa di tutto ciò il governo Letta, chiamato a farle, le riforme; ed a farle, sembrerebbe, in un arco di tempo abbastanza ristretto, assegnatogli dal Capo dello Stato.

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