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Rielezione di Mattarella: le Pagelle

L’elezione del presidente della Repubblica è l’Evento che consente di misurare l’abilità degli attori politici. Finora, il più bravo nel gestire un’elezione presidenziale in Italia è stato Walter Veltroni. Fu lui, nel 1999, il regista dell’elezione, al primo scrutinio, di Carlo Azeglio Ciampi.

 Com’è noto, la Costituzione repubblicana preferisce che l’elezione del presidente avvenga con la maggioranza qualificata dei due terzi dei grandi elettori e che non vada oltre le tre votazioni. Veltroni, allora segretario dei DS, riuscì a far eleggere Ciampi al primo scrutinio e con il voto del 70% dei grandi elettori. Anche l’allora segretario della DC, De Mita, riuscì, nel 1985, a far eleggere Cossiga al primo scrutinio, ma, purtroppo, fu abbastanza infelice la scelta dell’eletto, perché si rivelò inidoneo a fare il presidente della Repubblica negli ultimi 2 anni e mezzo del suo mandato.

Sono stati Veltroni nel 1999 e De Mita nel 1985 i migliori registi di un’elezione presidenziale. Veltroni merita il 10 e lode. De Mita merita un voto leggermente inferiore, un 9, perché non scelse la persona più idonea.

Di seguito, si tenta di dare un voto ai protagonisti della rielezione di Sergio Mattarella, paragonandoli ai maestri Veltroni e De Mita.

Silvio Berlusconi: si è candidato alla presidenza della Repubblica, ignorando il fatto che alla presidenza della Repubblica non ci si candida, ma si viene candidati. Si è riscattato alla fine della partita, quando si è opposto con decisione alla possibile elezione del capo dei servizi segreti (Elisabetta Belloni). – Voto: 5.

Mario Draghi: ha fatto lo stesso errore di Berlusconi e, inoltre, ha preteso che i partiti riuscissero, in un colpo solo, ad eleggere il presidente e a fare un nuovo governo. Ha preteso troppo, non una, ma due volte. – Voto: 3.

Pierferdinando Casini: era il terzo candidato. Non ha fatto l’errore di candidarsi e ha saputo tenere un profilo basso. Sulla sua strada ha incontrato un concorrente (Mattarella) che non si era candidato e aveva anche detto: “Non votatemi”. Sfortunato – Voto: 6,5.

Giorgia Meloni: avrebbe votato chiunque avesse potuto far saltare il banco e portarci alle elezioni anticipate, persino Bertinotti! Non si può subordinare la scelta del Capo dello Stato esclusivamente all’ossessivo desiderio di anticipare di un anno le elezioni politiche. Poco patriottica – Voto: 4.

Matteo Renzi: pur avendo poche truppe al seguito, ha comunque giocato bene la sua partita. Il suo candidato era Casini, ma era consapevole della difficoltà dell’impresa di farlo eleggere. Ammirevole la sua istintiva opposizione al tentato trasloco del capo dei servizi segreti al Quirinale. Chiude la partita con la rielezione del presidente che lui fece eleggere 7 anni fa. – Voto: 7.

Giuseppe Conte: puntava alle elezioni anticipate ed era disposto a tutto pur di arrivarci, anche a trasformare l’Italia nell’URSS del dopo Breznev, ai tempi affidata alla cure del capo del KGB (Jurij Andropov). Ha anche infruttuosamente provato a riesumare l’intesa col suo ex alleato Matteo Salvini. Confuso e democraticamente analfabeta. – Voto: 2.

Luigi Di Maio: voleva il trasloco di Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale, perché sperava di sostituirlo alla guida del governo. Le sue ambizioni non gli hanno permesso di comprendere la complessità del contestuale cambio di 2 presidenti. Ha avuto un sussulto finale di responsabilità, quando ha partecipato all’affondamento dell’Operazione Belloni – Voto: 5.

Enrico Letta: anche lui fissato con l’elezione di Draghi a presidente della Repubblica, tanto da apparire il suo telefonista. Ha imposto il catenaccio al suo partito, impedendo persino la presentazione di un candidato di bandiera. Ha dimostrato scarsa conoscenza del lessico democratico, non sollevando obiezioni all’elezione a presidente del capo delle spie. Ha salvato la faccia grazie ai suoi compagni di partito. Velleitario e politicamente modesto – Voto: 4,5.

Matteo Salvini: avrebbe potuto fare il regista dell’elezione presidenziale, creando le condizioni politiche per portare un esponente del centrodestra alla presidenza della Repubblica, ma non ha idea di come si faccia. Anche lui puntava alle elezioni anticipate e le ha provate tutte per arrivarci: ha autorizzato il massacro della presidente del Senato, ha tentato qualche strampalata manovra con Giuseppe Conte e si è improvvisamente scoperto femminista con l’improvvida candidatura dell’ambasciatrice Belloni. Negato – Voto: 0.

I parlamentari senza potere (peones): temevano le elezioni anticipate più del coronavirus. Eventuali elezioni politiche prima del prossimo settembre avrebbero impedito ai peones di maturare il diritto alla pensione. Solo la conservazione dell’esistente assetto di potere avrebbe evitato le elezioni anticipate e salvato le loro pensioni. I capi dei partiti non hanno avuto l’umiltà di ascoltarli. I peones, però, hanno trovato il modo di far prevalere la loro volontà, votando in massa per Sergio Mattarella. Concreti, tenaci e compatti – Voto: 7,5.

 

Davide Crippa (presidente dei deputati 5 Stelle): non ha osteggiato la proposta, nata nei gruppi parlamentari M5S, di puntare alla rielezione di Sergio Mattarella. Smarcandosi dalla linea ufficiale del Movimento, ha fatto lievitare, votazione dopo votazione, i consensi per il presidente della Repubblica in carica. Da buon centromediano, ha capito come e quando far salire la sua folta squadra di bis-mattarelliani per condurla gradualmente alla vittoria. Come Oriali... ha vinto i suoi Mondiali. – Voto: 7,5.

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