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Repubblica Dominicana: l’alba del terrore

Violenti sgomberi nel batey Cajuilito, presso la Provincia di El Seibo nella Repubblica Dominicana.

 

 

Sono arrivati nel cuore della notte, con le armi in pugno e la fermezza di un esercito militare. Un blitz in piena regola, se non fosse che a rendersi protagonisti di tale brutale sgombero non sono stati i corpi di polizia speciale dello Stato dominicano, ma semplici agenti privati al servizio della Central Romana Corporation, multinazionale facente capo alla famiglia Fanjul, tra le più ricche e potenti del Paese. Basti pensare che nella sola provincia di El Seibo, che occupa un'estensione di 1787 Km2, l'impresa è proprietaria di oltre il 70% delle terre.

Per non parlare della celebre località turistica di La Romana, vera e propria company town dei Fanjul, edificata grazie agli ingenti interessi che la CRC detiene nel mercato internazionale dello zucchero; quello stesso zucchero che proprio le famiglie di decine di bateyes – le comunità agricole disperse tra le piantagioni – provvedono a lavorare in condizioni miserabili.

La cronaca dei fatti è stata divulgata dall'emittente radiofonica Aler e subito ripresa da diversi quotidiani locali. L'intervento sarebbe avvenuto nelle prime ore della mattina di questo 26 gennaio 2016. Senza preavviso alcuno, gli sgherri della CRC avrebbero dunque fatto irruzione nel batey Cajuilito, svegliando di soprassalto coloro che stavano dormendo nelle proprie abitazioni e seminando il panico tra i numerosi bambini presto scoppiati in lacrime. “Erano le 3 del mattino quando un esercito della CRC è arrivato per sgomberare il batey - racconta Olga Mejia, una giovane donna della comunità - distruggevano le nostre case, ma noi stavamo dormendo, così la gente ha iniziato a urlare: fateci uscire! Fateci uscire!”. Anche Claribel Alvarez era presente quella notte: “Sono arrivati con le armi lunghe, mi sembrava un battaglione, dicevano che non dovevamo muoverci, non lasciavano che nessuno entrasse nel batey per vedere cosa stava accadendo, e non lasciavano che noi uscissimo... buttavano giù le case, mentre pioveva...abbiamo dovuto proteggere i bambini, coprirli con teli di plastica o metterli sotto le palme...L'abbiamo chiamata l'alba del terrore...è stato tremendo, non hanno avuto pietà, ci hanno sgomberato come delinquenti comuni...”

Altre testimonianze raccontano di intimidazioni e minacce di morte a chiunque tentasse di opporre resistenza, persino di armi puntate contro i bambini, il tutto in un clima di totale sospensione dello stato di diritto. Sempre Olga Mejia ci tiene a precisare che gli agenti della CRC non mostrarono alcun titolo di proprietà riferito a quel fazzoletto di terra né, tanto meno, un mandato di sgombero firmato dal giudice. Per questo motivo, José Guzman, presidente della Commissione peri i Diritti Umani della provincia di El Seibo ha accusato senza mezzi termini i vertici della Central Romana Corporation, denunciando la totale impunità di cui gode l'impresa: “L'impressione – ha dichiarato – è che nell'est del Paese esista un governo parallelo che risponde al nome della CRC. […] La CRC è un governo nel governo, può fare e disfare a suo piacimento, ha uomini armati che operano come agenti di polizia nazionale e noi ci chiediamo come possano i nostri amministratori affermare che viviamo in uno Stato democratico e di diritto”. A riprova di ciò, José Guzman, ha inoltre riferito che lo stesso governatore della Provincia di El Seibo, Federico Bencosme, presso il cui ufficio sono accorse le vittime dello sgombero forzato per denunciare il fatto e chiedere l'intervento delle autorità, ha espresso esplicitamente di non potersi occupare della faccenda poiché in tal caso avrebbe sicuramente perso il suo posto di lavoro.

La conseguenza è che ad oggi circa 60 famiglie, riunite nell'Asociaciòn de Seibanos Sin Techo, restano senza una dimora dove poter vivere e dipendono dal sostegno solidale di organizzazioni umanitarie locali. La situazione permane dunque irrisolta e non mancano i presagi di ulteriori operazioni di sgombero che potrebbero coinvolgere altre zone della provincia incrementando il numero dei senza tetto. Quello del 26 gennaio infatti è il secondo atto di una campagna di sfollamento coatto dei terreni della CRC iniziata in data 15 dicembre 2015, quando il quartiere di Villa Guerrero, a Santa Cruz del Seibo, era stato fatto evacuare con la forza demolendone le abitazioni.

Non resta dunque che unirci all'accorato appello di Miguel Angel Gullon Perez, direttore di Radio Seibo, il quale alla luce del giorno denuncia la vigliaccheria della notte e ammonisce come “la sacra madre terra chiede giustizia ed esige a coloro che addolciscono i loro conti bancari con il sudore amaro della canna da zucchero che restituiscano al più presto i terreni rubati a varie generazioni”.

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