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Regno Unito: il nucleare... per "ragioni di stato"

Il progetto Hinkley Point C, nel Somerset, sarà il primo nuovo impianto nucleare a sorgere in Europa dopo lo shock del disastro di Fukushima. La messa in funzione è prevista per il 2023. 

Commenti sul ricorso alla costruzione di nuovi impianti nucleari civili da parte del Regno Unito dopo più di vent’anni di progetti congelati. 

Marcel Coderch, ingegnere del MIT e grande esperto europeo di energia, nonchè autore del volume “Il Miraggio Nucleare. Perché l’energia nucleare non è la soluzione ma parte del problema” commenta che negli ultimi anni il Regno Unito si è dimostrato essere il porta bandiera del "rinascimento nucleare" nei paesi OCSE, a parte il 2003 quando il governo britannico ritenne che "i dati economici rendevano questa opzione poco attraente per la generazione di energia elettrica a zero emissioni". 

Nel 2006 il governo di Tony Blair cambiò nuovamente opinione e dichiarò che "la costruzione di centrali nucleari era stato il modo migliore per raggiungere gli obiettivi di abbattimento delle emissioni atmosferiche". Da allora i successivi governi britannici hanno optato per la promozione dell'energia nucleare quale elemento strategico nel mix energetico. Perciò dinnanzi alla necessità di chiudere una centrale nucleare ormai obsoleta e le polemiche circa la chiusura delle centrali a carbone fossile, torna in auge il rilancio dell’opzione nucleare nel loro paese.

Il governo inglese, dopo aver venduto il vecchio parco nucleare alla francese EDF e aver cercato di promuovere nuovi investimenti sul nucleare nel proprio territorio, ha imbastito negoziazioni per anni con vari costruttori ed investitori per incoraggiare lo sviluppo di centrali nucleari di nuova generazione. Alla fine ha raggiunto l’accordo con un consorzio franco-cinese (EDF, Areva, China General Nuclear Corporation e China National Nuclear Corporation) che investirà nella costruzione di due reattori Epr da 1600 MW a Hinkley Point C (il primo potrà entrare in funzione a partire dal 2023) ma ad alcune condizioni. Secondo Coderch queste condizioni dimostrano ancora una volta la scarsa competitività del nucleare ed il bisogno degli aiuti di stato.

Con questa operazione al consorzio franco-cinese sarà garantito un prezzo di acquisto dell'elettricità di circa 109 euro/MWh per 40 anni: un livello che risulta essere il doppio rispetto all’attuale costo sul mercato elettrico grossista britannico. Inoltre, lo Stato avvallerà il 65% degli investimento necessari, che sicuramente supereranno i 19 miliardi di euro, quasi quattro volte superiore alle stime fatte dal governo britannico nel 2006.

Ciò comporterà circa 100 miliardi di euro di sussidi statali per la generazione elettrica lungo tutto il periodo di vita di questi due reattori. L’operazione tra l’altro dovrà garantire un rendimento di almeno il 10% agli altri investitori.

Coderch commenta: “Tuttavia, il governo britannico continua a sostenere che non si tratta di sussidi".

EDF e Areva, di proprietà del governo francese, copriranno il 55-60 % degli investimenti, mentre le due società statali cinesi finanzieranno circa il 30-40%, per la parte rimanente interverranno altre società, ma nessuna britannica. Centrica abbandonò il progetto in considerazione delle nuove stime sugli ingenti costi. Sono quindi investimenti statali, garantiti dalla Francia e dalla Cina e dal Governo Britannico stesso, ma a rischio e pericolo di tutti gli utenti consumatori e contribuenti britannici. Questa operazione ha rimesso in discussione l'intera politica di liberalizzazione e privatizzazione dell'UE, che è stata arduamente difesa negli anni '80 anche dal governo di Margaret Thatcher.

Paradossalmente, è il governo dei Conservatori (i cosiddetti Tory) che mette continuamente in guardia circa la pericolosità degli interventi da parte dello Stato, a tutti coloro che vogliono intraprendere questa strada motivandola come "ragione di stato". A quanto pare, la proprietà statale su questo tipo di infrastrutture diventa ammissibile purché vengano coinvolti altri Stati. Tutto ciò viene chiamato "Economia di Mercato”. 

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.181) 1 novembre 2013 20:03

    Ho assistito da tempo a continui cambiamenti di fronte sull’argomento nucleare in Inghilterra, con prese di posizione opposte o ondivaghe. Questa decisione è veramente sorprendente, perché i costi sono enormi sia per gli investimenti che per il prezzo del MWh.

    Inoltre i sussidi statali sono elevatissimi, cosa da tempo dichiarata inammissibile dal governo inglese.

    Infine i lunghissimi tempi di realizzazione, possono creare aumenti imprevedibili dei costi, oltre a ritardi nell’inizio della produzione. Ne è una prova la storia della centrale norvegese (unica EPR in costruzione in Europa) di Olkiluoto (tempi e costi in costante forte aumento).

    Il tempo previsto di dieci anni nell’avvio della produzione mi inducono a pensare che nel frattempo cambieranno idea. Auguri ai contribuenti inglesi.

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