Regionali 2010: vince il Partito del Non Voto!
“Il Partito del Non Voto” vince le elezioni! E’ il primo partito d’Italia, il Partito che ha la maggioranza dei voti! Un italiano su tre non è andato a votare e a Roma ha votato solo un cittadino su due! Stavolta gli italiani hanno preferito disertare le urne, piuttosto che turarsi il naso e votare il "meno peggio". Non si tratta qui di puro e semplice astensionismo, quello marginale, estraneo alla politica anche perché socialmente periferico, oppure dell’elettore indifferente, che della politica e dei politici se ne frega e non sa chi sia il Presidente della Repubblica. Ma non si tratta neppure dell’elettore qualunquista, quello del “tanto non cambia e non cambierà mai niente”. In questa fase della vita politica italiana, si afferma prepotentemente un atteggiamento di "astensione attiva". Spesso Dichiarata. Proclamata. Espressa. Addirittura Propagandata! “Il partito del non voto” non è fatto di astensionisti-cronici, ma di elettori che vivono, amano e soffrono la politica. Elettori informati, elettori attivi, elettori spesso politicamente coinvolti e socialmente impegnati: ex elettori di sinistra che considerano il Pd uguale agli altri partiti. Perché non ha rinunciato ai privilegi della Casta.
Perché non ha saputo creare l’alternativa. Perché ha perso la “sua” occasione storica, quando è stato al governo, di cambiare radicalmente questo paese. Perché non ha saputo schierarsi apertamente e concretamente dalla parte dei più deboli. Di operai, impiegati, piccoli imprenditori e pensionati che per quarant’anni hanno cantato “bandiera rossa” in piazza San Giovanni e che invece, pochi giorni fa, sono stati “transumati” a Piazza del Popolo, la piazza di Giorgio Almirante, senza un se e senza un ma; ex elettori di destra che… ormai anche loro hanno capito chi è realmente Berlusconi! Per gran parte di questi elettori, l’astenersi dal voto è stato come andare alle urne. E’ stato “Il voto di chi non vota"! Elettori che con il loro “non voto” hanno voluto lanciare un messaggio forte e chiaro alla politica: “Basta con le chiacchiere da bar nei talk show di Floris, Santoro & Vespa! Basta con la politica che passa per lenzuola-sporche, una striscia di coca e una tangente! Adesso è arrivato il momento di fare sul serio: di lavorare!” Gli astensionisti/ex-elettori risultano, tutti, pervasi da un sentimento comune e condiviso. La frustrazione prodotta dall’assenza di una ideologia, di una etica sociale, di una morale politica, di politici che siano, prima di tutto, “persone perbene”! L’Italia e gli Italiani che campano di stipendio e pensione, quelli che ancora pagano il canone rai, il bollo auto e tutti gli altri balzelli statali, CHIEDONO CON IL LORO “NON VOTO” UN PARTITO NUOVO! Un partito che ha senso solo se riesce non tanto a staccare correnti o pezzi di nomenklatura ai partiti maggiori, quanto a raccordarsi con i settori poco rappresentati nella politica attuale. Lavoratori dipendenti stanchi di essere superati in autostrada dai Suv o affumicati al mare dagli jot degli evasori cui pagano le medicine e le scuole ai figli, indignati con un governo che per gli evasori ha una spudorata simpatia e delusi da una sinistra che nel 2006 aumentò l’aliquota Irpef proprio al ceto medio dipendente! Giovani medici, avvocati, ingegneri, farmacisti, restii ad adattarsi ai meccanismi corporativi. Ricercatori, insegnanti, neolaureati a disagio in un Paese dove è sempre più marcata la distanza tra ricchezza e cultura, tra benestanti semianalfabeti e persone che hanno studiato una vita senza riuscire a mettere su casa e famiglia perché condannati a restare precari e sottopagati. Il nuovo partito dovrà schierarsi con i ceti e le categorie cui l’Italia com’è oggi non sta bene e non conviene. Molti italiani trarrebbero vantaggio da una politica che facesse rispettare le regole che ci già ci sono, senza sfornarne sempre di nuove, quanto inutili, da una classe dirigente che premiasse il merito e l’onestà, da un modello sociale che imponesse la responsabilità, ripristinasse il senso del dovere e lo spirito di appartenenza alla Nazione e allo Stato nel rispetto delle istituzioni, da uno Stato che riconoscesse i diritti, ma pretendesse anche l’osservanza dei doveri. Nel Paese c’è voglia di onestà, di legalità, di giustizia sociale. Il Paese ha bisogno di "gente perbene"!
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