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Referendum Trivelle e Bersaglio Mobile: il surreale dibattito

Persiste, nel profondo di questo paese, una sorta di istinto autodistruttivo che è frutto di un coacervo di interessi tra speculazione politica e demagogia spicciola. E tutti ne paghiamo inesorabilmente il conto. Un conto sociale che diventa sempre più salato. 

Venerdì sera, ad ora già tarda e per puro caso smanettando sul telecomando, sono capitato sul programma di approfondimento de La 7 "Bersaglio Mobile" condotto da Mentana. Tema della serata il referendum "ecologista" indetto per il 17 aprile promosso per bloccare (in futuro) o limitare temporalmente nel presente le "trivellazioni" sia su terraferma che in mare alla ricerca dei bacini estrattivi di idrocarburi liquidi (petrolio) e gassosi (metano).

 

Ad oggi questi bacini in terraferma o su piattaforme marine, invito a riflettere sul dato, forniscono risorse per circa il 10% del fabbisogno energetico nazionale. Il referendum, dopo alcune difficoltà iniziali nella raccolta delle firme, ha avuto il 25 novembre scorso il via libera dalla Corte di Cassazione. Ne sono iniziali promotori il movimento politico "Possibile" fondato da Giuseppe Civati (uno dei transfughi dal PD di Renzi), al quale hanno subito aderito nove regioni (Abruzzo, Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) delle quali ben sette amministrate dal PD; successivamente l'Abruzzo si è poi ritirato. Figura politica di spicco il super presenzialista mediatico televisivo, nonché ex magistrato, ovvero il sindaco di Bari Emiliano (Pd).

 

Su questa sorta di comitato NO-TRIV (assonante con il più noto NO-TAV) si è saldato tutto il mondo dell'"ecologismo sempre in canna" e tutto l'opportunismo politico di chi vuol fare le scarpe a Matteo Renzi, costi quel che costi. E si perché il premier Matteo Renzi, bissando illustri precedenti come quello dell'allora premier socialista Bettino Craxi che invitò ad andare al mare in analoga circostanza 25 anni orsono, oppure il cardinal Ruini che invitò a disertare le urne sul tema della fecondazione assistita, ha suggerito ai cittadini "l'astensione dal voto", allo scopo evidente di far mancare il quorum referendario.

Contro questa presa di posizione di Renzi, giudicata surrettizia, si è ovviamente saldata la reazione della minoranza interna del PD, tenuta fino all'ultimo all'oscuro della decisione del leader massimo, la variegata ed in certi casi pittoresca opposizione al PD, le solite truppe di ambientalisti "sempre in canna", l'Arci, la Fiom, le associazioni dei consumatori, l'alleanza per la pesca e perfino il Touring Club. Tutti uniti al grido di battaglia"Vota si per fermare le trivelle".

Ma torniamo al confronto televisivo che, a mio avviso, è paradigmatico del clima di qualunquismo e disinformazione che regnano in questo paese.

A confrontarsi in studio Rosa Filippini ex presidente di "Amici della Terra Italia", una autentica ambientalista di lungo corso, Gianfranco Borghini del "comitato contro i refrendum", il cui motto è "ottimismo e razionalità"e noto sostenitore del nucleare assieme a Chicco Testa, Il capogruppo di SEL Arturo Scotto ed il capogruppo del M5S Michelle Dell'Orco. Per il SI al referendum, ovvero per il blocco delle concessioni, i due esponenti politici, per l'astensione, ovvero per mandare buco il referendum, facendo mancare il quorum, gli altri due.

La discussione si accende sui dati inerenti i bacini estrattivi di idrocarburi forniti da un servizio de La 7. In sintesi: 11 pozzi estrattivi su terra in via di esaurimento e 8 piattaforme marine che producono 250.000 ton/anno di idrocarburi, 119 invece quelli definiti dal ministero nuove "Concessioni di coltivazione" di gas e greggio, di cui 69 da condurre in mare entro le 12 miglia. Ad oggi la produzione di solo petrolio è di circa 4, 5 milioni di tonnellate, circa il 5% del fabbisogno annuale. Ma i dati sono ovviamente contrastanti.

L'evolversi del confronto tra i due politici fautori del "SI"referendario e i due esponenti dell'astensione per boicottarlo, ha ben presto evidenziato un dato che ricorre purtroppo sempre in queste circostanze, vedi i precedenti sul nucleare. I due politici hanno dimostrato una preoccupante incompetenza in materia di approvvigionamenti energetici, ritornando su vecchi e scontati ritornelli dell'energia pulita a gogò (sole e vento) che ci ha ridotto in braghe di tela, obbligandoci ad acquistare energia elettrica dall'estero (elettronucleare) per tentare (inutilmente) di fermare l'emorragia di fughe delle industrie energivore che non possono sostenere costi dell'energia superiori al 30 o 40 % rispetto alle concorrenti internazionali (Vedi per es. Alcoa in Sardegna). Di segno del tutto opposto, a prescindere dalle legittime convinzioni di ciascuno, la qualità degli altri due interlocutori che hanno dimostrato di essere molto ben ferrati sul tema energetico e sulle implicazioni ambientali nelle varie configurazioni di approvvigionamento, sia per la combustione dei fossili che per le fonti rinnovabili. Il nucleare è ormai morto e sepolto e nessuno più neanche lo cita.

Ne è scaturito un dibattito surreale, così come questo dissennato referendum autolesionista e pretestuoso, che ha evidenziato come i politici (vedi Di Pietro sul nucleare a suo tempo) generalmente sono poco o nulla ferrati nello specifico.La mia impressione personale è cioè che lo scopo dei due politici non fosse né l'ambientalismo né la prospettiva energetica di questo paese, peraltro come dicevo supportata da evidenti lacune cognitive in materia, ma semplicemente un attacco politico al governo Renzi. Punto. Cosa ancor più grave se si pensa a quanti e quali invece sarebbero gli spunti e i temi sui quali portare l'arrogante fiorentino sul banco degli imputati.

Scotto (SEL) è tornato sul tema delle fonti rinnovabili (sole e vento), accusando questo paese di arretratezza. La Filippini lo ha stroncato, sciorinando dati incontestabili che dimostrano che l'Italia è prima in Europa per energia prodotta da fonti rinnovabili (circa il 20% del fabbisogno), con un impegno di 15 miliardi di euro fino al 2020 per il solo solare ed eolico, soldi che finiscono nelle bollette di tutti. Ovvero secondi a nessuno in Europa, avendo raggiunto gli obiettivi fissati dalla UE con 5 anni di anticipo. Se a dirlo è una "vera"ambientalista non dell'ultima come Rosa Filippini qualcosa dovrebbe pur significare. Semmai ci sarebbe da ridire su come sono stati e sono spesi questi soldi e in tasca a chi sono finiti.

 

Dell'Orco (M5S), e qui spendo un appello a Grillo e Casaleggio perché scelgano con maggior cura chi spedire in tv, dopo aver parlato per slogan ha attaccato Borghini ventilando, seppur vagamente, un qualche suo interesse legato allo sfruttamento degli idrocarburi.La risposta di Borghini è stata lapidaria, essendo presidente di una società leader di mercato che opera nel settore delle fonti rinnovabili, ovvero l'esatto opposto nel mirino del giovane grillino modenese.Figura penosa per usare un eufemismo.

Il risultato di questo persistente fanatismo ambientalista è che, dopo decenni di mancanza di una vera strategia energetica nazionale, ci ritroviamo con più centrali a carbone e petrolio, ovvero il top dell'inquinamento ambientale quale è considerata la combustione dei fossili, con petroliere che scorazzano in lungo e in largo per i nostri mari, il cui impatto in caso di incidente sarebbe veramente devastante, con pannelli solari e pale eoliche disseminate in tutto il paese che, oltre a deturpare non risolvono ( e non potrebbero risolvere per elementari questioni legate al"fattore di carico") il nostro gap energetico e, dulcis in fundo con energia da elettronucleare importata da paesi confinanti che, nel caso di incidente alla Fukushima tanto per citarne uno, non ci metterebbero assolutamente al riparo dalle conseguenze.

Senza poi contare che quello che non facciamo noi, vedi per esempio nel mar Adriatico, non è detto che non lo faccia la Croazia piuttosto che l'Albania, tenendo presente che il totale di incidenti nei bacini di estrazione ammonta negli ultimi sessant'anni (dicasi 60!!) ammonta a tre (compreso terra), con zero impatto sull'ambiente.

Insomma nel nome del"mantra ambientalista"e del furore dell'agone politico, di questo qualunquismo a buon mercato e di questa demagogia spicciola questo paese sta lentamente affondando.

Ma in fondo chi se ne frega, l'importante è prendere lo spunto per strapazzare il ducetto fiorentino, poi se il paese va a ramengo amen.

Commenti all'articolo

  • Di Valerio (---.---.---.164) 23 marzo 2016 15:25

    Articolo pieno di errori e lacune, in particolare sulla figura di Borghini che è quantomai controversa e in nulla simile a quanto scritto: parliamo infatti di un nuclearista convinto, da sempre critico nei confronti di qualsiasi campagna ambientalista del suo vecchio partito (PCI), dei cui ideali è comunque sempre stato ben poco rappresentativo sia come idee che come stipendio. 


    Stenderei un velo pietoso anche sui progetti "rinnovabili" di Borghini, che l’autore evidentemente ignora a differenza di chi da anni - a differenza di Borghini - studia e lavora per la vera efficienza energetica rinnovabile: parliamo infatti della classica finanziaria civetta che ha tentato di sfruttare la moda dei pannelli solari il cui unico scopo sembra essere quello di intercettare, peraltro con alterne fortune, i contributi pubblici nazionali ed i fondi europei, cosa ampiamente comprovata dai tristi risultati conseguiti: bilancio passivo, nessuna società lanciata.

    Del resto "il verde è solo una moda", per usare parole dello stesso Borghini risalenti a molti anni fa, a dimostrazione che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Bravo quindi Dell’Orco/M5S a scagliarsi contro Borghini, un pò meno l’articolista che non ha inteso il gesto di Mentana volto a togliere quest’ultimo dall’imbarazzo.

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