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Reddito di Cittadinanza | Plusvalore e più valore, 25 marzo 2018

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Percentuali di lavoro a basso costo
Percentuale di lavoratori sottopagati nei paesi OCSE
 

In ogni epoca, quando avviene un cambiamento nel processo lavorativo, vi è una rivoluzione nella produzione. Nella grande maggioranza dei casi questo cambiamento coincide con il cosiddetto progresso. Più quest'ultimo avanza, più il prezzo delle merci e della forza-lavoro diminuisce. Tuttavia, il plusvalore aumenta. Quindi accorciando semplicemente la giornata lavorativa non fa si che il lavoratore in generale riceva un salario decente. Non uso di proposito la parola adeguato poiché fuorviante nella sua ambiguità. Adeguato a chi o cosa? Al sostentamento del singolo individuo o al mercato? O nella sua accezione più negativa del termine, una costrizione a ribasso per il volere dei mercati?

Nel 1997, ricordo che il governo Prodi propose di ridurre l'orario di lavoro a 36 ore anzichè 40. Un piccolo e nobile inizio. Tuttavia non estirpò la radice del problema: lo sfruttamento del lavoratore. Sempre nello stesso anno, veniva varato il pacchetto Treu, il quale segnò la morte dei centri d'impiego, favorendo le agenzie interinali e il precariato cronico. Riducendo i prezzi delle merci poste sul mercato dallo stesso lavoratore, il quale le ricompra a caro prezzo (per semplificare, immaginiamo che sia lo stesso operaio a comprare lo stesso oggetto utile prodotto, ma ovviamente può essere un altro che compra la sua merce e viceversa, in una sorta di scambio, in cui il denaro fa da intermediario), la sua forza-lavoro si deprezza, poiché con l'avvento di sempre più macchine avanzate, produce 10 oggetti anziché 5. E con “macchine”, non intendo solo quelle nelle fabbriche.

 Il fulcro della questione sta nel plusvalore che continua ad aumentare vertiginosamente. In poche parole il portafogli dell'imprenditore si gonfia a dismisura, se non si ristruttura completamente il sistema di Welfare State. Quindi, stando alle proposte dei due partiti vincitori alle scorse elezioni, Movimento 5 Stelle e Lega (Nord?), come è possibile applicare una Flat Tax e sconfiggere la povertà allo stesso tempo? Tralasciando le coperture, è una questione di responsabilità e giustizia sociale. Aiutare l'impresa è sacrosanto, cosa diversa è aiutare gli imprenditori. Forse, si potrebbe nazionalizzare le imprese cardine del Paese.

Veniamo alla proposta del Movimento 5 Stelle. Molti l'hanno definita una forma di assistenzialismo. Fermo restando che, se anche fosse così, non ci vedo nulla di male: nessuno dovrebbe perdere la propria dignità per avere un tetto e da mangiare. Comunque, leggendo la loro proposta, una persona ne ha il diritto ma, se rifiuta per tre volte un lavoro (qui non ho ancora compreso cosa si intende. Ad esempio, se a un ingegnere gli si offre un posto come barista, lo può rifiutare o riceverà proposte attinenti solo al suo profilo professionale?), perde l'entrata mensile. Certo, alcuni commentatori hanno ragione quando affermano che, conoscendo la natura dell'italiano medio, questa manovra è un incentivo al lavoro in nero e alla pigrizia più bieca. Però non si può farne una colpa ai deputati pentastellati, ma alla italianità.

Il reddito di cittadinanza, con diversi nomi e modalità di erogazione, esiste in quasi tutto il mondo occidentale. In certi Paesi, come ad esempio l'Australia, è molto meno rigido di quello proposto dal primo partito d'Italia. Altra obiezione alla proposta è quella riguardante le due ore da dedicare al giorno per la ricerca del lavoro. E qui cadono le braccia. Basta dare una sbirciatina ad altri Paesi. In Australia e Svezia, nella maggiore parte dei casi, devi andare fisicamente al centro di collocamento, obbligatoriamente una volta alla settimana, sederti davanti al computer e cercare lavoro. Certo, uno può leggere le battute del sito di Spinoza invece di volere disperatamente un lavoro. Ma basterebbe applicare un filtro alla rete per ridurre il rischio. Io aggiungerei una clausola per noi italiani: il disoccupato con tale reddito riceve tramite email o SMS il giorno e l'ora in cui deve presentarsi a cercare lavoro al centro di collocamento. Preavviso massimo: due giorni, meglio uno. Così non può andare a farsi le vacanze o giocare a carte al bar. Diamogli pure tre possibilità ogni tre mesi e se le supera può salutare l'introito per almeno altri 6. 

Mi pongo le seguenti domande: come possiamo controllare i soliti furbetti del quartiere, quelli che riceveranno l'eventuale reddito di cittadinanza e lavoreranno in nero? Nel caso, l'individuo in questione provenga da una famiglia ricca, ma risulta ufficialmente disoccupato? Glielo si dà a prescindere?

 

Commenti all'articolo

  • Di vittorio3 (---.---.---.185) 30 marzo 2018 18:23

    "Low-wage cost" non significa sottopagati ed infatti p.e. l’elevata percentuale riferita a USA (24,8%) deriva in buona parte dal fatto che molti lavoratori diurni lavoricchiano la sera nei ristoranti a 7,5 $ all’ora per arrotondare lo stipendio così come molti universitari non mammoni per pagarsi gli studi, ecc. ... e ciò non significa come lei lo chiama "sfruttamento del lavoratore" ... sebbene ciò talvolta avvenga in altre situazioni anche in USA

  • Di Matteo (---.---.---.106) 31 marzo 2018 03:45

    infatti, io non ho scritto "low-wage". E’ solo nell’immagine. Per quanto riguarda i mammoni, sono d’accordo con lei, ma il sistema schiavista di prestito ai giovani per andare all’universita’ negli Stati Uniti non mi sembra la soluzione.

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