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ROM: obiettivo facile. E’ “bello” maltrattare i più deboli e più poveri. Mai protestano contro veri delinquenti

…..mafiosi…dranghetisti…camorristi, estortori, spacciatori…….

Uffa, che monotonia. Suonano sempre la stessa musica. Con “ le spalle al muro” vengono messi sempre i ROM. C’è un’abile regia, sempre bene montata ed orchestrate dalle destre variegate che si richiamano, esaltandolo, al ventennio fascista e ai suoi “valori”. 

…mafiosi, …dranghetisti, …camorristi, estortori, spacciatori…….

Uffa, che monotonia. Suonano sempre la stessa musica. Con “ le spalle al muro” vengono messi sempre i ROM. C’è un’abile regia, sempre bene montata ed orchestrate dalle destre variegate che si richiamano, esaltandolo, al ventennio fascista e ai suoi “valori”. Con grande sfoggio, “intrepidi” si allenano. I “nostri baldi” non organizzano mai proteste, sit-in, mobilitazioni, contro le strutture organizzate della delinquenza, non chiamano il popolo alla reazione. Eppure, i quartieri, specie quelli periferici delle nostre città, oltre ai tanti problemi in essere che inficiano il buon vivere, sono da sempre infestati da vere e proprie bande che in maniera strutturale gestiscono con tragica violenza i tanti malaffari. 

Nella gran parte dei casi non sono malavitosi di “piccolo taglio”, ma reticoli delle grandi organizzazioni mafiose, camorriste, ndranghetiste..., che oltre ai grandi affari – più o meno sotterranei - dedicati alla spartizione di importanti branche delle pubbliche risorse, sono massicciamente presenti nelle città e nei paesi, nei quartieri più diseredati, dediti alla gestione delle estorsioni, vendita di droghe, al controllo delle vittime del racket della prostituzione… .In tante occasioni fanno suonare le armi.

Tuttavia il cuore dei “sensibili” sociali, a parte l’attenzione perversa dedicata ai migranti – che sono sempre i primi nella graduatoria dei nemici - batte sempre sui Rom.

Un vecchio ricordo, mai dimenticato. Brillò forte nel Novecento, specie nei primi cinque anni di quei famigerati Quaranta, quando i nazifascisti, con grande brio, nelle grandi cataste umane bruciate nei forni crematoi (dopo l’uso del gas) o uccisi all’aria aperta, tra milioni di corpi di bimbi, donne e uomini ( ebrei e tant’altri), ci infilarono anche cinquecentomila Rom…erano gli odiati zingari rastrellati in tutti i paesi conquistati dai guerrieri depredatori che erano stati inviati conquistatori.

Così, tanto per fare gradire al volgo, reso schiavo, materialmente e mentalmente succube e soggiogato dai novelli prestigiatori che osannavano la “razza eletta”. Erano i fasti sanguinari dei solenni “giochi” delle nuove fantasmagoriche “Olimpiadi” mirate a distruggere i diritti umani, con l’obiettivo di eliminare tutti i non appartenenti ai sommi prescelti.

I baldi guerrieri, gli “eletti”, lanciati alla conquista dell’Europa e alla persecuzione degli “ominicchi” che rappresentavano le “razze subumane” da sterminare, poiché non meritavano da vivere, erano rosi dall’invidia. Il popolo dei Rom e dei Sinti non aveva mai mosso guerre, mai conquistato stati e reso schiavi l’altrui gente. Una “vergogna” imbelle e spudorata che bisognava lavare con il sangue.Ora si vorrebbe riprendere l’odio propagandato. Come già avvenuto molte volte in Italia nel corso degli ultimi anni l’accanimento contro i rom è prepotentemente tornata alla ribalta nei giorni scorsi a Roma: nel quartiere Torre Maura, 71 persone coinvolte, di cui 33 bambini e 8 donne, nel quartiere di Casal Bruciato per una famiglia di 8 persone, a seguito delle collocazioni predisposte dal Comune; in maniera meno tesa a Palermo, nella borgata di Ciaculli conseguente alla sistemazione di una famiglia rom dopo lo sgombero dell’area della Favorita deciso dal Comune, con la successiva definizione abitativa dei circa 110 rom interessati.

Certo, “ i tempi belli”, delle disposizioni e delle pratiche razziali, dell’ Europa da sottomettere, sono finiti da settantaquattro anni. Ora, passata la funerea “epopea” che ci costò sessanta milioni di morti, le regole della Comunità Europea e la nostra Costituzione ( conquistate a durissimo prezzo) non permettono il ritorno dei “fasti” persecutori del recente passato……… Però, qualcosa si può sempre fare.

Nell’esaltazione dell’ “italica stirpe” – oggi molto in voga – si ricrea un nemico, il più bistrattato ed emarginato, e con lo spirito di libertà che caratterizza le nostre democrazie si organizzano belle adunate di “verace” protesta. E’ facile fare additare al pubblico disprezzo i “nuovi mostri” da parte di cittadini di quartieri o zone periferiche che vivono situazioni di disagio sociale, abitativo ed ambientale. Il passatempo non è complicato , specie in questa fase temporale ove primeggia il divertimento del dagli al nemico creato in provetta, bene alimentato dall’informazione ammiccante che sbatte sempre il novello obbrobrio in prima pagina. Il gioco è più bello se l’umano “pericoloso” è rappresentato dal povero, dall’emarginato, dal diverso, dall’escluso, per antonomasia, appositamente prodotto per fare sfogare l’ira funesta di segmenti arrabbiati del popolo, facilmente manovrabili. 

Giorno 8 aprile – Giornata Internazionale per i Diritti dei Rom – nel rapporto “ I margini dei margine” dell’Associazione 21 luglio, tra l’altro, sono stati esposti i dati sulla presenza dei Rom in Italia; inoltre è stato presentato il ricorso presentato da Amnesty International al Comitato europeo dei diritti sociali.

Si afferma: “In Italia è possibile quantificare circa 25.000 persone di etnia rom che vivono in baraccopoli istituzionale e in baraccopoli informali. Una realtà che rappresenta un unicum nel panorama italiano è quella rappresentata dagli insediamenti formali. In Italia se ne contano 127, presenti in ben 74 Comuni. Al loro interno vivono circa 15.000 persone, dei quali più della metà sono rappresentati da minori, con una percentuale di cittadini con cittadinanza italiana vicina al 45%. Negli insediamenti informali – solo a Roma se ne contano quasi 300 – vivono invece cittadini rumeni e, in minima parte, bulgari. Si tratta di lavoratori stagionali, impegnati in un pendolarismo dalle città di origine al nostro Paese. Nella città di Roma, alla fine del 2018 risultavano essere 6.030 rom e sinti in emergenza abitativa, pari allo 0,20% della popolazione romana, secondo la seguente suddivisione: rom e sinti presenti in 16 insediamenti formali (compresivi dei “campi tollerati”): 4.080 persone; rom presenti nei circa 300 insediamenti informali: circa 1.300 persone; rom presenti in un’occupazione monoetnica: circa 650 persone.”

Nel ricorso di Amnesty International al Comitato europeo dei diritti sociali si evidenzia “ il perdurante scandalo della situazione abitativa dei rom in Italia, elaborato sulla base di anni di ricerche, soprattutto a Roma, Milano e Napoli, il ricorso presenta prove circostanziate di violazioni della Carta sociale europea, vincolante per l’Italia, tra cui i diffusi sgomberi forzati, il continuo uso di campi segregati con condizioni abitative al di sotto degli standard e il mancato accesso secondo criteri di uguaglianza all’edilizia sociale.”

Orbene, è facile, molto facile, quasi un passatempo da luna park, prendersela con i più reietti di tutti. E’ agevole scagliarsi contro donne e bambini. Non conviene prendersela con i forti che gestiscono il malaffare mafioso acclarato. Quelli menano, sparano, di brutto. Mettano in atto tragiche ritorsioni.

Infatti, a parte le dinamiche di denunzia e dissenso operate da emerite associazioni della società civile appassionate alla libertà e alla democrazia, quindi al contrasto delle organizzazioni mafiose, che nel corso del tempo hanno organizzato numerose manifestazioni di lotta in gran parte del territorio nazionale, su tutto il resto del fronte “magnanimamente” si tace.

A partire da coloro che sono sempre in prima fila a organizzare torbide proteste contro i Rom - che in gran sono italiani. I gruppi di “residenti” che si accodano “ spontaneamente” agli schiamazzi razzisti, non volendo o non potendo opporsi alle organizzazioni mafiose, di norma applicano la regola del silenzio, dell’accondiscendenza, della convenienza, al buon coabitare connivente con gli “infiltrati”. In tanti casi – come ben noto - specie nei quartieri socialmente più degradati, emarginati e poveri, ad alto tasso di disoccupazione e di evasione scolastica, i malaffari, purtroppo, diventano richiamo e coinvolgimento.

Contro le bande mafiose, spontaneamente, non nasce mai nulla! Un sit-in, un presidio, un grido plurale di sdegno. Tutti “tengono famiglia”. E’ la paura, quella vera che fa attorcigliare le budella. Vince il disinteresse, l’abulia e la pratica di “farsi i fatti propri”.

Foto: Tyler Durdan/Flickr

 

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