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Quorum: obiettivo possibile. L’80 per cento degli italiani vuole andare a votare

Secondo un sondaggio pubblicato oggi, otto italiani su dieci vogliono andare a votare ai referendum. A interessare sono soprattutto quelli sull’acqua e contro il nucleare. Più della metà degli elettori andrà a votare perché i temi del referendum sono importanti, e solo uno su venti per dare uno scossone al Governo. Una persona su dieci non andrà a votare perché non ha capito a cosa servono i referendum.

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È stato un errore politicizzare i referendum del 12 e 13 giugno”, scriveva venerdì scorso Fabio Chiusi su AgoraVox. “Il nucleare, l’acqua, l’uguaglianza di fronte alla legge sono questioni troppo importanti per diventare merce di scambio nella partita per la fine prematura dell’Esecutivo. Anche solo per il semplice motivo che un ‘sì’ o un ‘no’ a questi argomenti sopravvivrà ben oltre questa classe dirigente”. Aveva ragione, ma sottovalutava gli elettori, che tanto per cambiare si dimostrano molto più lucidi e responsabili dei loro politici. Stamattina La Stampa ha pubblicato un clamoroso sondaggio dell’Istituto Piepoli, passato finora sotto silenzio, secondo cui il 70 per cento di chi si recherà alle urne domenica e lunedì prossimi lo farà soprattutto perché i temi del referendum “sono molto importanti”; solo il 6,4 per cento per “dare uno scossone al Governo”.

Il dato clamoroso di questo sondaggio, però, è che quattro italiani su cinque – il 78 per cento del campione intervistato – dichiarano di volere andare a votare per i referendum. Se fosse vero, il quorum del 50 per cento più uno (che per il referendum contro il nucleare diventerà del 58 per cento se il voto invalidato degli italiani all’estero non fosse sottratto dal conteggio totale) verrebbe di gran lunga superato e il risultato referendario sarebbe valido.

Un altro elemento interessante, ancora, emerge dal sondaggio di Piepoli: quasi un elettore su dieci dice di non volere andare a votare perché non ha “capito a cosa servono” i referendum. La colpa, qui, è tutta dei giornalisti e dell’informazione. Privare così tante persone degli strumenti necessari a esercitare il proprio voto è un abominio, i cui responsabili dovranno essere quantomeno chiamati a scusarsi.


Ieri, dopo che il Presidente Giorgio Napolitano ha confermato che andrà a votare perché lo considera “un dovere”, Gian Antonio Stella passava in rassegna sul Corriere i politici “furbi” (quasi tutti) che combattono l’astensionismo “immorale” quando si vota un referendum che vogliono fare approvare e che poi diventano subito astensionisti quando ne vogliono far fallire un altro. E concludeva che una vittoria vera nelle urne è “sempre più bella che non quella ottenuta col trucco”. Gli italiani sembrano averlo capito. 


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