Quirinale: si conferma di destra il feudalesimo politico italiano
Oggi al voto per il colle. Ieri, intanto, il nostro sistema politico si è confermato per quello che è, e che più volte abbiamo denunciato essere, un sistema feudale trasversale ben congegnato, chiuso alla democrazia. È Niki Vendola ad osservare come, anziché aprirsi al nuovo ed al dialogo con il M5S, peraltro rappresentante un terzo degli italiani, e dalle cui "quirinarie", con il rifiuto - scontato - della Gabanelli e di Strada, era rimasto il nome di Stefano Rodotà, noto giurista, assai apprezzato e tutt'altro che di ispirazione estremistica o semplicemente integralista. Un nome che dice anche della apertura e della disponibilità di Grillo e del M5S.
Una "sinistra" che rifiuta il dialogo con la Sinistra perché si è già accordata con la destra, perché è di destra, perché di destra è in vero il suo pensiero e la sua mentalità.
Lo conferma del resto una serie inenarrabile di fatti di cui basta ricordarne 2:
a) ormai è lampante, il governo Monti;
b) il salvataggio politico in extremis di un Berlusconi politicamente ormai morto da parte di un assai noto personaggio che si era sempre spacciato per anfitrione dell'antiberlusconismo doc.
Insomma: fronte comune contro il nuovo, contro ciò che è fuori dal sistema, ma che ha preso un terzo dei voti ed a cui spetterebbe un terzo dei feudi. E questo è il punto. Il profilo del prossimo inquilino del colle deve perciò avere connotati che garantiscano il sistema feudale trasversale e lo faccia in modo più possibile pieno: eliminando il nuovo.
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