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Quello che manca alla politica

Secondo te cosa manca alla politica oggi? Che cosa rimproveri a chi fa politica? Ma, bada bene! Sia a quelli che hanno ruoli e responsabilità di potere, sia a tutti gli altri. Perché se riesci a immaginare accuse soltanto per i politici al potere, stai solo facendo lotta politica, stai solo esprimendo un’opzione, tra quelle possibili. Stai soltanto "reagendo" a uno stato di cose a te non gradito (perché per altri, non lo dimenticare, quello stato di cose potrebbe andare benissimo!). La mia domanda è invece più radicale. La domanda vera è: di cosa abbiamo bisogno oggi? Di quale politica? Per quale futuro?

Se ti chiedi: che cosa rende la politica attuale inadeguata? E ti accontenti solo di facili tentativi di risposte come: la corruzione, l'arroganza, il cinismo, il primato degli interessi particolari su quelli generali, la collusione con i poteri criminali, la subalternità ai potenti, l'uso privato delle risorse pubbliche, ecc. ecc., sei fuori strada. Se si trattasse “solo” di questo, saremmo difronte alle prevedibili "miserie" della condizione umana. È la “banalità” del male, come ha scritto qualcuno. Si tratta di “miserie” e “bassezze” di cui ogni epoca, dall'antichità classica ai tempi nostri, potrebbe darti testimonianze numerose. Anche se pare che, in modo particolare noi italiani, privi di memoria, deboli difronte alle seduzioni della cronaca e tiepidi amanti della storia, facciamo in fretta a dimenticarle! Salvo poi a gridare, sbalorditi, allo scandalo, quando, puntualmente, si ripresentano.

E allora, una volta ammesso che quelle “miserie” vanno combattute e contenute il più possibile, possiamo credere davvero che basterebbe che i politici fossero tutti onesti perché si possa parlare di buona politica? La politica non è soltanto ordinaria amministrazione! 

In realtà, ciò che distingue un'epoca politica da un'altra; ciò che fa la differenza tra una classe politica e un'altra, fino a spingere a considerarne alcune quasi come modelli, sono altri aspetti. La mancanza dei quali genera il degrado progressivo dell’azione politica.

E dunque cosa rimprovero alla politica attuale?

Soprattutto due gravi deficienze. La prima è l'assenza di scopi generali e di fini che guidino la prassi sociale e politica. Il che porta l’azione politica a mancare di significazione. Sì, i politici oggi hanno ovviamente obiettivi, mete, interessi, più o meno condivisibili. Ma, tutto il loro essere è definito soltanto dal ricercare o approntare "mezzi". In una società come la nostra, così ossessionata dall'aumento dei propri mezzi, i nostri politici sono, in effetti, tutti, soltanto "tecnici". Magari non efficienti come i “veri” tecnici, ma sempre dei “tecnici”. Tutte le battaglie politiche riguardano solo i mezzi. Sono solo un contrapporre mezzi ad altri mezzi. Il primato della ragione strumentale ha contribuito al degrado della politica. E così non è più possibile ai cittadini identificarsi in un orizzonte sociale di senso. In un’idea possibile e condivisibile di società. Il contrario di ciò che si è verificato – e questo fa la differenza - in quei momenti storici in cui grandi visioni e nobili scopi hanno accompagnato il dibattito sui mezzi, mobilitando gli animi e le masse.

Oggi il mondo della politica appare il mondo del "gesto qualunque" (P. Ricoeur). Gesto qualunque dei politici e dei partiti e, conseguentemente, gesto qualunque anche dei cittadini che, con indifferenza, si rivolgono a una "bottega" politica o a un'altra, senza problemi, alla ricerca di soluzioni meno costose. Naturalmente, ci sono anche "botteghe politiche" che, oltre a non essere in grado di indicare scopi comprensibili e significativi, non offrono neppure la prospettiva di mezzi raggiungibili; e quindi non hanno neppure clienti. Salvo poi continuare, pateticamente, a considerare una grande conquista il loro 0,5 o l'1,3 o il 2,1 di consensi, senza nessuna capacità politica di autocritica, anche quando quelle percentuali permangono per decenni e decenni, senza variazioni!

La seconda deficienza può essere evidenziata con l’ausilio di un pensiero di Nietzsche. Il quale ha scritto una volta che "tutte le cose cercano le parole per essere dette". Se non c'è chi è in grado di pensare e pronunciare quelle parole, le cose non possono venire all’esistenza e rendersi visibili.

Nella politica verifichiamo una situazione simile. Infatti, una delle abilità che mancano oggi ai politici è proprio la capacità di leggere la "cosa" politica. Sono incapaci – forse neppure interessati - di "dare un nome" alla realtà sociale attuale. Incapaci di individuarne le dinamiche profonde, le mutazioni e le tendenze. Attenti solo a coglierne i movimenti di superficie

Non li sentite, questi nostri politici, vecchi e nuovi, quando parlano? Non vi sembrano patetici con il loro ripetere, in lingue strane, “copioni” quasi a memoria? Vi sembra che parlino di "qualcosa" che possa mobilitare animi e speranze o che possa offrire una prospettiva di senso allo stare insieme e al camminare insieme di una società, oltre che stuzzicare un po’ la “pancia” degli elettori? Vi sembra che siano interessati e impegnati a decifrare i movimenti sotterranei della nostra storia? E che sappiano dare un “nome” al presente e a un futuro possibile? O, invece, non vi sembra che stiano correndo tutti, affannosamente, senza tregua, sgomitando gli uni contro gli altri - e noi dietro di loro – senza sapere verso dove?

Vogliamo fermarli e fermarci un attimo a pensare?

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