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Quella strana "libertà di opinione" contro i gay

Negli ultimi giorni in Italia si sono registrati diversi e gravi episodi di discriminazione verso persone omosessuali ma il dibattito sul tema dei diritti rimane bloccato ad un livello intriso di demagogia e disinformazione che si traduce spesso in volgarità e offesa. Tutto questo in nome di uno strano concetto di "libertà di opinione". Chi se ne assume la responsabilità?

In Puglia un operaio gay si dà fuoco perché non riesce a trovare lavoro a causa delle discriminazioni subite; a Monza uno studente sedicenne gay viene costretto a seguire le lezioni dal corridoio per "non influenzare negativamente" gli altri compagni; in Sicilia un altro ragazzo sedicenne gay si toglie la vita perché discriminato; a Roma un giovane omosessuale viene aggredito e picchiato in strada; a Pavia invece esplode la polemica per un convegno su una non meglio identificata "teoria gender" dove vi sarebbero relatori noti per dichiarazioni violente di stampo omofobo.
Sono solo gli ultimi cinque episodi di cronaca registrati nelle ultime 48 ore in Italia che vedono vittime persone innocenti omosessuali.

Purtroppo prima di queste specifiche vicende se ne contano altre centinaia dall'inizio dell'anno; davvero troppe per un Paese civile fondatore dell'Unione Europea come l'Italia.

L'Italia è uno dei pochi Paesi Europei a non avere una legge che disciplina i diritti delle coppie dello stesso sesso ma nemmeno di fronte a simili episodi la politica sembra in grado di mettersi una mano sulla coscienza.
La legge sulle unioni civili è "temporaneamente" bloccata in Senato a causa dell'ostruzionismo di chi non è d'accordo e la sua discussione è ulteriormente slittata in avanti nel tempo. E pensare che il "DDL Cirinnà" è già il frutto di un lungo lavoro di compromesso tra le varie forze politiche, una legge che se approvata sarebbe comunque tra le più "leggere" dell'Unione Europea in tema di diritti per le persone omosessuali.
Per non parlare, poi, della legge per il contrasto all'omofobia, anch'essa ferma da tempo.

Ma fuori dall'aspetto giuridico è il dibattito culturale a mietere danni peggiori. E' l'uso sbagliato delle parole a provocare confusione e a dare adito a gravi conseguenze che toccano la personalità dell'individuo, la sensibilità e la dignità umana. Nessuna libertà di opinione può permettersi di ferire nell'anima e nella dignità un essere umano.

I detrattori dei diritti gay, invece, si stanno prodigando da tempo in acrobazie mediatiche all'insegna della disinformazione creata ad arte allo scopo di impedire un dibattito serio che porti al riconoscimento di diritti a chi non ne ha.

Così si è creata l'inesistente "teoria gender", si continua a parlare di "teorie riparative e curatrici dell'omosessualità" dimenticando colpevolmente che essa non è una malattia da curare, si mettono in scena medievali manifestazioni in difesa della libertà d'opinione, si compiono atti propagandistici dove si chiede addirittura il ritiro di specifici libri dalle scuole o biblioteche o raccolte firme per eliminare la riforma della buona scuola perchè prevederebbe l'insegnamento della "teoria gender" nei programmi scolastici.

Tale quantità di stupidaggini è ormai esondata dalla pazienza di chi ancora era in grado di sopportarne il peso. Il pessimo linguaggio unito alla volontà di disinformare non ha nulla a che vedere con la libertà di opinione quando diventa offesa e insulto a persone innocenti. E' la bassezza culturale del dibattito a colpire insieme all'impreparazione di numerosi esponenti politici che preferiscono alimentare paure e fobie anziché impegnarsi nell'arduo compito di educare alla civiltà oltre che di esserne esempio.

Le parole usate male possono provocare danni alla pari delle azioni. Basta guardare agli effetti. L'incremento di tristi episodi di cronaca dovrebbe far capire a chi di dovere che non ci deve essere spazio per la violenza mascherata da libertà di opinione. Uno Stato non può permettersi di escludere la tutela di una parte di propri cittadini lavoratori e onesti.

La politica, diceva Aristotele, deve essere svolta da persone per bene che abbiano come unico fine il perseguimento del bene comune. I politici devono essere guida di un popolo che evolve culturalmente e che assuma "l'uguale" come virtù per produrre felicità. Tutti hanno diritto ad una vita felice e se a impedirlo è lo Stato, la questione è ancor più inaccettabile. Diritto e cultura sono ingredienti indispensabili per garantire felicità alle persone. La cultura migliora la qualità delle leggi e i diritti producono convivenza civile.

E a chi invoca la libertà di opinione per contrastare l'avanzamento di leggi che riconoscano diritti alle persone omosessuali ricordiamo quanto diceva John Stuart Mill nel ricordare che si è liberi di parlare e agire purché le nostre parole e azioni non producano danno agli altri:

"L'unica libertà che merita questo nome è quella di perseguire a modo nostro il nostro bene, sempre che non cerchiamo di privare gli altri del loro, o di intralciare i loro sforzi per raggiungerlo. Se gli uomini lasciano che ognuno viva come a lui sembra meglio, hanno da guadagnare molto di più che se costringono ogni individuo a vivere come sembra meglio agli altri".

E' quindi ora di dare risposte serie a chi per troppo tempo ha ricevuto insulti, è l'ora dei diritti.

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