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Quando l’Unione Europea era un’Unione Europea

Ultimamente, l’Unione Europea sembra essere “fuori di sé”, preoccupando ed allarmando con la deriva “belligerante” che ha preso da qualche anno, preoccupazioni, in realtà, più che comprensibili. Anzi, a dirla tutta, l’Unione Europea ha sensibilmente perso “consenso” e continua a perderne. 

Pochi, però, sono coloro che conoscono la vera ratio per cui essa è nata: la U.E., difatti, nacque allo scopo di permettere, ai Paesi Membri, un intrattenimento efficiente dei rapporti economici e commerciali, accelerando altresì lo sviluppo e la ripresa di quei Paesi usciti dalla Seconda Guerra Mondiale in condizioni disastrose. 

Lo spirito della U.E. era, in poche parole, meramente economico-commerciale e, non a caso, l’Unione Europea stessa si identificava peraltro in una comunità economica, ben lontana da obiettivi strategici e, per certi versi, addirittura imperialisti (vedi Libia, 2011).

Con la graduale -ma sempre più prepotenti- infiltrazione di movimenti egemonici da Ovest, che hanno trovato nella U.E. terreno fertile,per soddisfare -pure in brevissimo periodo- i propri interessi strategici. La U.E. comincia così ad assumere, sempre più, i connotati di un’alleanza strategico-militare, e sempre meno quelli di una comunità economica, che in realtà non avrebbe dovuto covare alcun interesse né militare, né strategico (se non inteso a fini economici) ma, soprattutto, avrebbe dovuto agire, nei confronti di altri Attori Internazionali, in condizioni di totale imparzialità, e non “fare il tifo” per uno o per l’altro.

Da comunità economica volta a rafforzare l’economia dei Paesi Membri, la U.E. sembra “aver perso la bussola”, portando i suoi stessi “adepti” in condizioni economiche tutt’altro che floride attraverso una serie di scelte che, via via, hanno contribuito all’affondamento economico dell’Unione. Se è vero che la ratio dell’Unione era di natura economica e commerciale, essa, ancora nel 2024, avrebbe dovuto continuare a mantenere una posizione di imparzialità, nonché buoni rapporti commerciali, con ogni altro Attore Internazionale avesse nutrito un certo interesse a concludere affari commerciali con Essa (e quindi con Noi). 

Sulla base di allarmismi troppe volte ingiustificati, la U.E. si è così lasciata trasportare in un circolo vizioso da cui, oggi, è assai difficile uscirne, anzi, ogni giorno sembra essere più contorto ma, soprattutto, ogni giorno sembra “rubare” un pezzetto della sovranità dell’Unione, troppo spesso attraverso l’imposizione di condizioni non proprio comode per l’a U.E., e, ancor meno, per i propri cittadini.

A questo punto, l’Unione Europea sembra essere divenuta un efficace canale per la trasmissione delle correnti “imperialiste” da Ovest ad Est (vedi Serbia, 1999), e questa “assoggettazione” è uno dei tanti (dei troppi) motivi per cui i cittadini cominciano a perdere la propria fiducia nei confronto dell’Unione. 

Dov’è finita la sovranità europea?

Se prima i cittadini dell’Unione lamentavano il fatto che i propri singoli Paesi avessero perso di rilevanza nel contesto internazionale, ora, la situazione sembra essere divenuta ancora più inaccettabile, dal momento che la U.E. sembra essere oramai un mero strumento nelle mani dei potenti occidentalisti, una situazione che ha annientato qualsiasi forma di “decantato patriottismo”. 

La leadership europea sembra oramai inesistente, sopraffatta dall’Occidentalismo “estremizzato”, ulteriore ragione per la quale moltissimi cittadini europei sentono ancor meno il proprio “senso di appartenenza”, specie dal momento che la U.E. non solo accoglie moltissimi cittadini provenienti da Est, specie per questioni legate alle opportunità lavorative, ma anche perché si estende geograficamente fino a comprendere Paesi come Croazia, Slovenia, Slovacchia, Polonia, e molti altri Paesi naturalmente collocati più ad Est che ad Ovest, anche culturalmente. E’ chiaro che la U.E., a meno di importanti risvolti e “prese di coscienza”, è destinata quanto meno a “ridursi”, almeno dal punto di vista territoriale, anche se molto lentamente: alcuni dei Paesi che hanno dapprima aderito all’Unione, troppo tardi si sono resi conto che forse “non è tutto oro quello che luccica”, volendo ora fare un passo indietro -passo che in alcuni casi già stato fatto, così come ha fatto l’importante Regno Unito. 

 

Saggia decisione?

 

Analogamente a quanto si direbbe in Economia, dipende! E da tanti fattori: ruolo giocato dal singolo Paese nella U.E., posizione geografica, opinione pubblica, vantaggi effettivi (e non decantati su un foglio di carta!).

La risposta non è pertanto univoca e sicuramente non può negarsi il fatto che alcuni Paesi, per loro natura, ne trovano giovamento. 

L’Italia si colloca -forse, a parere di chi scrive- nel mezzo: troppo economicamente debole per uscirne, ma troppo strumentalizzata per rimanerci, conseguenza diretta del fatto che la Leadership italiana sembra ormai al servizio di tutti eccetto che dei propri cittadini.

 

Commenti all'articolo

  • Di Hadriam Bartalan (---.---.---.125) 21 aprile 18:01

    L’Europa, è morta nel 1914! L’inizio del disastro con la Grande Guerra, e di lì a poco il secondo conflitto mondiale. Anche se nella realtà, nessuno voleva la o le guerre. E’ vero che con la Ceca, si tentò di mettere in piedi l’economia dei vari Paesi aderenti. Il Mec, e Unione Europea è una brutta copia organizzata più da dilettanti, probabilmente sponsorizzati dai grandi che hanno in mano il potere, non solo economico-finanziario ma anche quello militare, (vedi Nato)

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