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Quando il PD attaccava Santoro. Il centro sinistra in testa per numero di esposti

Da sempre la politica cerca di condizionare la Rai, prima occupandone i posti chiave e poi intervenendo direttamente sul contenuto delle trasmissioni. E’ un male tutto italiano che non si riesce a risolvere con una seria riforma organica del sistema, anche perché è difficile che lo stesso Parlamento si auto-punisca rinunciando a poltrone e prebende nella tv di Stato.

Sarebbe però inesatto attribuire la causa ad una sola componente politica, o peggio interamente all’attuale premier Silvio Berlusconi.

Anche il centro-sinistra ha una certa familiarità con la lottizzazione, e le vicende di questi giorni che riguardano presunte pressioni sull’Agcom non sono solo appannaggio degli esponenti del centrodestra.

Anzi, sembrerebbe addirittura il contrario se analizziamo i dati forniti dal Massimario dell’Authority delle Telecomunicazioni, dove al primo posto per numero di esposti (ben 98) si posiziona il Pd di Pierluigi Bersani, seguito dai Radicali con 70 tentativi di condizionare tv e giornali.

Le attuali opposizioni hanno totalizzato 190 "minacce" contro solo 27 del Pdl (in alcuni casi avanzate da Silvio Berlusconi in persona), a cui si aggiungono i 9 esposti della Lega per arrivare ad una somma di 36.

Sono dati che fanno riflettere, soprattutto sulla credibilità di chi in questi giorni si affanna ad accusare il centrodestra di essere il solo Grande Inquisitore della libertà di espressione in tv e sulla carta stampata.

Il primo bersaglio è ovviamente Michele Santoro. Anche qui però non mancano le sorprese. Il suo "nemico" principale non è Silvio Berlusconi (9 minacce) bensì ancora il centrosinistra (13 esposti).
 
Segue l’altro conduttore di punta della Rai, Bruno Vespa, con 21 minacce, di cui 16 provenienti dalle attuali opposizioni.

Al terzo posto si piazza Emilio Fede, con 16 esposti quasi tutti provenienti, questo è ovvio, dal Pd, radicali e dintorni.

Tra le trasmissioni più colpite, per via delle amministrative, la Tgr Rai con 16 esposti, 7 dal centrodestra e 6 dal centrosinistra.

Se ci spostiamo dalla tv alla carta stampata il quadro generale non cambia.
Gli "attacchi" della politica sono in totale 236, tra cui spiccano in testa il settimanale l’Espresso insieme al quotidiano Il Messaggero (21 volte a testa) seguiti da Il Giornale (20 esposti), da Il Resto del Carlino (19 minacce) e infine dal Corriere della Sera e da Repubblica, presi di mira rispettivamente 17 e 13 volte.

Ma alla fine come si concretizzano queste denunce infuocate all’Authority?
Nel 75% dei casi l’Autorità di Garanzia delle Comunicazioni decide di soprassedere e archivia o dichiara i rilievi "manifestamente infondati".

L’intervento avviene in un caso su quattro, ma quasi sempre per chiedere al presunto colpevole di sanare la possibile violazione di par condicio tra gli schieramenti politici. La "riparazione" avviene di conseguenza, ma qualora venisse a mancare, l’Authority si limita ad un semplice richiamo.

Raramente si arriva alla decisione più netta, e la punizione è avvenuta solo in 12 casi dal 1994 (quando esisteva ancora il Garante unico): 7 volte contro Mediaset e 5 per Mamma Rai.

In questi casi la principale "vittima", se così si può chiamare, non è stato Michele Santoro, ma addirittura Emilio Fede, che con il suo fazioso Tg4 ha subito sanzioni per 850 mila euro.

Il povero Santoro si trova invece a pari merito con Irene Pivetti, con 150 mila euro ciascuno.

L’ex deputato leghista venne punita in un colpo solo nel 2006 per un programma su Rete 4. Santoro invece ha accumulato sanzioni nell’arco di 8 anni, partendo dai primi 100.000 nel 2001 in una puntata di Raggio Verde su Marcello Dell’Utri, giudicata senza adeguato contraddittorio.

L’ultima tranche della multa è stata comminata nel 2009 dopo la celebre trasmissione Annozero in cui Beppe Grillo attaccò il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’oncologo Umberto Veronesi.

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