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Province: i satrapi all’attacco

Man mano che per la Provincia di Crotone si avvicina inesorabile l’ora dell’addio ai Monti e della capitolazione per decreto legge della sua sovranità territoriale, i satrapi prendono coraggio e cominciano a mostrare il proprio volto, a pronunciare sentenze. I satrapi erano i governatori delle antiche province persiane, perché già a quell’epoca; cioè quando erano ancora in vita Ciro, Serse, Dario, ecc. la suddivisione del territorio in province era nelle logiche di buon funzionamento degli stati o imperi che fossero. Tra gli altri compiti, che erano quelli di amministrare i territori e riscuotere i tributi, i satrapi, con funzioni di araldi, dovevano recarsi presso le regioni e le città che la Persia avrebbe voluto sottomettere e annettere al proprio impero.

Una volta giunti al cospetto dei governanti, i satrapi chiedevano, a nome del proprio re, un formale atto di sottomissione, che consisteva nella richiesta di terra e acqua. Nel caso della Grecia, ed in particolare di Sparta e Atene, più volte i greci assecondarono le richieste di un nemico, la Persia, ritenuto potente e invincibile e donarono ai satrapi acqua e terra. Ma non durò a lungo la cosa e seppure Sparta e Atene si ammazzassero a vista e si odiassero, come più o meno si odiano oggi crotonesi e catanzaresi, unendo le proprie forze, con epiche e sanguinose battaglie, con ardimentosi combattimenti, ingenti sacrifici umani ed eroiche gesta, i greci ricacciarono i persiani di là dall’Egeo.

Più volte i greci avevano rimandato indietro a mani vuote, senza acqua né terra, gli araldi o satrapi. Lo storico Erodoto, nel capitolo dedicato alla Battaglia delle Termopili tra Serse e Leonida, racconta così: "Ad Atene e Sparta, Serse non inviò araldi a chiedere terra per le seguenti ragioni: quando in precedenza Dario aveva inviato identica richiesta, gli ateniesi avevano gettato i messi nel baratro e gli spartani in un pozzo, con l’invito di prendere da lì terra e acqua per portarla al re". Non è questo il trattamento da riservare, non è civile e tantomeno legale, a quella sorta di satrapi dei giorni nostri che prospettano come inevitabile e ragionevole l’accorpamento della provincia di Crotone e quella di Catanzaro per rinverdire il non tanto lontano ricordo della grande provincia madre. È assai probabile che molto presto il Consiglio Regionale, chiamato a decidere sull’accorpamento delle province di Crotone e Vibo, propenda per unificarle entrambe a Catanzaro. Tra un futuro incerto e un passato doloroso si finisce per scegliere il secondo, che tra l’altro è abbastanza sbrigativo, anche se riporta le lancette indietro nel tempo di un quarto di secolo. Una terza scelta ci sarebbe pure, ma anche quella ricondurrebbe in qualche modo ai tempi andati.

Ma se alla fine il Consiglio Regionale dirà che Crotone e Vibo vanno riunificate alla provincia di Catanzaro, che si chiami provincia del “grande morzello” o della “mangia-Grecia”, se non altro sappiamo che quella scelta non sarà stata influenzata e condizionata dall’incessante azione dei satrapi nostrani; cioè dai vari Ciconte; Tallini; Abramo ecc. È una resa incondizionata; poiché sono in pochi a credere che la Corte Costituzionale possa arrestare la barbarie in atto, cioè quell’avvilimento e abbattimento dell’ordinamento costituzionale italiano cui stiamo assistendo e che stiamo subendo, solo perché c’è in gioco la soppressione di istituzioni, le province, costituzionalmente previste. Lo stesso Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha detto che bisogna cedere all’Europa quote di sovranità nazionale, e chi mai oserebbe contraddirlo “Re Giorgio”?.

Ogni azione, ogni provvedimento adottato dal Governo dei tecnici oltrepassa o sfiora il confine della legittimità costituzionale; dalla riforma pensionistica, all’art. 18; dal “Fiscal compact” alla soppressione/riordino delle province. Eppure Mario non chiude e se chiude riapre, non prima o poi come nella celebre canzone di Ligabue, ma ad aprile del 2013. Quindi per gli italiani sarà come un addormentarsi in Italia e risvegliarsi in una delle sedici bundeslander tedesche e occhio ai numeri: le regioni, bundeslander, appunto, in Germania sono sedici; in Italia venti, di cui cinque a statuto speciale (forse ancora per poco). Il dimagrimento delle regioni all’orizzonte è concreto, almeno quanto il dimezzamento delle province. Morale della favola, dinanzi cotanti satrapi che stanno operando per far cedere la sovranità di una nazione; che di acqua e di terra ne stanno portando a tonnellate all’impero d’oltre Reno; le parole ed il pronunciamento del consigliere regionale Vincenzo Ciconte, stimato professionista calabrese, spese per la ricostituzione di una nuova grande provincia di Catanzaro, riecheggiano nel vuoto. In un vuoto che, almeno questa volta, nessuno ha contribuito a scavare.

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