Prove tecniche di golpe?
Dopo tanti anni di dominio conosciamo troppo bene Berlusconi per non riconoscere la sua firma in calce a quello che succede. Tipico del suo modo di fare l’incarico al killeraggio mediatico di chi gli si oppone, inaugurato con il direttore di Avvenire, Boffo, e continuato in questi giorni con Fini ed i finiani, sempre tramite la Magnum 44 di Vittorio Feltri.
Altro mezzuccio è mandare in avanscoperta qualche caporale (come lo intendeva Totò) a portare i propri messaggi senza esporsi di persona; possono essere contestazioni al presidente della Camera affidate all’omologo del Senato, possono essere intimidazioni affidate ai compari di merende della Lega, possono essere volgarità contro il Capo dello Stato affidate al "pisciatore" di turno nonché vice presidente del gruppo Pdl alla Camera, Maurizio Bianconi, per non scatenare personalmente una crisi mai vista tra poteri istituzionali.
Dato che Ferragosto è passato, non possiamo imputare alla calura estiva certi comportamenti. Tutto rientra in una precisa strategia che il Cavaliere ha impostato con freddo calcolo e spregiudicatezza. Siamo convinti che a settembre il governo cadrà: Berlusconi porrà volutamente all’ordine del giorno quelle leggi che tanto ama e che altrettanto bene sa essere odiate dai finiani. Respinte con o senza voto di fiducia, si recherà al Colle per reclamare le elezioni anticipate che Bossi ha già fatto sapere si possono tenere anche a novembre.
Infischiandosene dei pericoli che questo comporta sui mercati finanziari (tanto a lui che gliene frega?) esigerà da Napolitano di andare subito al voto, senza se e senza ma (un auto-ribaltone), come stanno dicendo all’unisono tutti i nani berlusconiani, certo di poter sbaragliare in un sol colpo tutte le opposizioni e legittimare il suo dominio per sempre, o quasi. Ma se il Presidente della Repubblica, com’è suo diritto e dovere, dovesse conferire il mandato a qualcun altro che riuscisse nella mission impossible di fare un governo parlamentare non a guida di centrodestra?
E’ sicuro che Berlusconi tiene in cassaforte un piano B di cui hanno già annunciato alcune mosse: mobilitare le piazze (Bossi sul Giornale) a favore del governo e provocare la secessione del Nord in nome del mancato federalismo. In caso di necessità sono pronti segmenti dei servizi di Sicurezza che da tempo - come denuncia Eugenio Scalfari - forniscono al cavaliere materiale "per distruggere gli avversari politici del premier".
E’ lo stesso piano, riveduto e corretto, che tentò di mettere in atto fra gli altri il gran capo della loggia P2, Licio Gelli, di cui Berlusconi faceva parte, col golpe Borghese. Se allora sul piano internazionale c’era il beneplacito degli Stati Uniti, oggi gli ottimi rapporti del premier con Putin e con Gheddafi potrebbero dissuadere gli Usa ad intervenire per mantenere la democrazia nel nostro Paese.
Ipotesi peregrina? Può darsi, ma purtroppo non siamo soli a parlarne.
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