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Progressisti e conservatori in tempo di tasse

Progressisti e conservatori in tempo di tasse

Tempo di tasse, quello attuale; perché:
a) è il periodo della dichiarazione dei redditi ai fini IRPEF per l’anno passato e per il pagamento dell’ICI per l’anno in corso;
b) è in corso di definizione la manovra del governo per la riduzione del deficit pubblico.
 
Uno dei detti più comuni della politica di stampo anglosassone è che nessuno sa far bene una politica progressista come un governo conservatore e viceversa. Il principio trova piena applicazione nella politica di casa nostra in questo triste tempo di tasse, come in appresso dimostrato.
 
Partiamo da un caso concreto, come è d’obbligo che sia: un soggetto che non lavora perché disabile (ma questa è tutta un’altra storia per un altro articolo) e che possiede un modesto immobile, dono dell’affettuoso nonno non più in vita.
Sommando ICI ed imposta di registro le tasse pesavano sul suo ricavo per una percentuale di circa il nove percento. Poi arrivarono Visco e Prodi e tolsero l’esenzione IRPEF per i redditi minori: morale della favola, il prelievo fiscale passò d’un colpo ad oltre il trentadue per cento, con buona pace del principio di progressività del sistema fiscale ex articolo 53 della Costituzione. L’impressione del vostro reporter fu che quei signori di sinistra volessero risanare il bilancio dello Stato a spese dei poveracci e lo scrisse apertamente su una nota pubblicata dal Corriere della Sera, in cui proponeva di utilizzare in alternativa i prodigiosi stipendi dei ministri.
 
Oggi la crisi morde e sono richiesti agli italiani ulteriori sacrifici. Ebbene, sentiamo un ministro di una formazione politica simil-separatista proporre come prima misura un prelievo sugli stipendi dei ministri del 5% ed un ministro appartenente al partito di guida della coalizione di destra definirla “un aperitivo” ed orientarsi su una percentuale del 10-15 %, estensibile a tutti i boiardi di Stato. Andando così oltre ogni più rosea previsione del vostro reporter.
 
Da quanto sopra ne consegue l’assunto: è necessario un governo di destra per fare la migliore politica di sinistra e viceversa. Anche nell’attuale triste tempo di tasse.

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