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Presidenziali USA: Romney ipoteca la nomination

Mitt Romney diventa il candidato in pectore del partito repubblicano e a novembre sfiderà Obama per la Casa Bianca. Nel frattempo il Presidente, con le vittorie in Maryland e D.C. senza sfidanti, si è formalmente assicurato la nomination democratica.

Mitt Romney vince le primarie del Maryland, Wisconsin e Washington Dc surclassando i suoi avversari e portando la sua quota di delegati a 630, oltre la metà dei necessari 1.144 matematici.

A questo punto per il frontrunner repubblicano la strada è solo in discesa: in Wisconsin vince con il 42% contro il 38% di Rick Santorum; in Maryland è al 49% contro il 29% del suo avversario; a Washington Dc, infine, dove Santorum con correva, Romney ha trionfato con il 70%.

L’unico Stato in cui Rick Santorum poteva tener testa a Romney era il Wisconsin, ma nella notte anche il centro della birra è passato in mano al frontrunner e quindi le possibilità per l’ex senatore si affievoliscono ulteriormente. Romney con la tripletta di questa notte si aggiudica almeno 83 delegati portando il suo bottino verso Tampa a 630, oltre la metà del quorum necessario per ricevere la nomination che è di 1.144.

A questo punto la battaglia si sposta contro Obama, che a sua volta proprio ieri mattina ha sferrato il primo attacco diretto a Romney: anche alla Casa Bianca sono convinti che sarà l’ex governatore del Massachusetts a sfidare il Presidente alle presidenziali di novembre.

Per Romney è arrivato il momento di mettere da parte ogni diatriba interna e unirsi a lui. Lo ha formalmente chiesto ai repubblicani di Connecticut, Delaware, New York, Pennsylvania, e Rhode Island sostenendo che da adesso in poi la gara non potrà più essere tra repubblicani, ma tra i repubblicani e Obama.

Ma Rick Santorum non ci sta promettendo una grande seconda parte: "Siete pronti per il secondo tempo?", chiede dalla Pennsylvania. Nemmeno Newt Gingrich si fa da parte convinto che le presidenziali non si vincono con "un programma scritto sulla lavagnetta magica e un candidato senza valori e spina dorsale".

Romney va comunque dritto per la sua strada, anche se gli avversari non intendono mollare. L’ex governatore ha già iniziato la campagna contro il presidente e dal palco lancia una serie di attacchi a Obama sull’economia disastrata del Paese: "Dopo anni passati in volo sull’Air Force One, circondato da collaboratori che lo adorano e non fanno che ripetergli che è un presidente straordinario, si finisce con il perdere il senso della realtà. Del resto – aggiunge Romney – non è un presidente eletto in virtù dei traguardi raggiunti o delle sue capacità, ma per la sua personalità e storia straordinarie. Alla prova dei fatti la politica economia di Obama è stata disastrosa". Poi Romney punta il dito sui "46 milioni di americani che vivono con buoni pasto dei servizi di assistenza sociale. Obama è ancora convinto di avere fatto un buon lavoro. Dovrebbe andare per strada a sentire le storie che raccontano gli americani".

Intanto si parla dei possibili vice di Romney. Tra i probabili vice presidenti, spiccano i nomi di Rob Portman, ex senatore dell’Ohio ma uomo di George W. Bush, il che significherebbe un segnale di ritorno al passato. L’altro nome eccellente è naturalmente Marco Rubio, la star di prima grandezza del partito repubblicano, che ha la stoffa del presidente, ma non quella del vice oltre al fatto che manca di esperienza. Il più probabile rimane l’ex presidente della commissione bilancio della Camera, nonché stella nascente del Gop, Paul Ryan, vicino un po’ a tutti e moderato al punto giusto, dunque la scelta più naturale.

Insomma, le primarie GOP non saranno avvincenti ma sicuramente incerte fino alla fine.

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