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Porto Torres omaggia Filippo Canu

Con un convegno dedicato, sabato16 maggio, è stato inaugurato il nuovo centro congressi. La sala ed il primo Circolo della Stampa di Sardegna, sono stati intitolati con il nome del giornalista turritano. Con la vedova Luisa, il sindaco Mura ha scoperto la targa all’ingresso della nuova sede.  

(…) Un cosmopolita che riuscì a coniugare il locale con il nazionale e l’internazionale” - “Uomo di cultura, rimasto sempre un po’ bainzinu in senso positivo”…Tante l’epigrafi, le citazioni che attestano Filippo Canu, giornalista, scrittore, commediografo, sceneggiatore, come figlio amato di Porto Torres. Che gli diede i natali nel 1925 e ne subì, insieme a tutta la comunità nazionale dell’informazione e della cultura, la mancanza nel 2002 a Roma, dove si era trasferito. La comunità turritana ha ricordato la vita e l’opera del giornalista di casa, divenuto vice direttore del GR2 Rai e corrispondente per i servizi giornalistici, al seguito di ben tre Presidenti della Repubblica, dedicandogli la rinnovata sala del centro congressi comunali. Puntuale all’appuntamento, intorno alle 10.00, il sindaco Luciano Mura con la vedova Canu, signora Luisa, hanno scoperto la targa che titola la rinnovata struttura. Dotata di moderni sistemi di proiezioni digitali e di una sala regia all’avanguardia. “..Una tecnologia moderna, in linea con il target di Filippo Canu…” - ha esordito Alessandro Pinna, organizzatore e moderatore della tavola rotonda che ha seguito la cerimonia iniziale. All’incontro, patrocinato dall’amministrazione comunale, hanno partecipato tanti concittadini, molti amici e coetanei di Canu.
 Testimoni della sua brillante carriera professionale e di toccanti esperienze private, hanno reso inediti contributi, alcuni fra i frequentatori piu’ assidui del giornalista. Così Gian Paolo Bazzoni ne ricordava i giorni di Cagliari, divisi fra la redazione dell’Unione Sarda (Canu ne fu a lungo corrispondente da Sassari) e le raccomandazioni proibizioniste delle loro signore affitta camere. E dopo le prime frequentazione con Gianni Filippini lavorando artigianalmente su impaginazioni e menabò, le amicizie con i fratelli Fiori (Vittorino e Giuseppe) e Salvatore Cambosu di Orotelli, anch’egli collaboratore dell’Unione e autore di tanti racconti, fra cui “Miele amaro”. Ancora ricordi e aneddoti della prima giovinezza. Le goliardiche bravate a Rocca Manna di Balai a Portotorres, dinanzi a fanciulle del continente, ricordate ancora dall’amico Bazzoni sino al colpaccio anni ’50 che lo consacrò l’eroe di casa. Eugenio Cossu narra con consumato slang da oratore, gli scherzi e le cionfre, abilmente organizzate dalla “greffa” di Filippo Canu. Distribuite opportunamente nei due Caffè tipici del paese (modello Peppone e Don Camillo n.d.r.), il primo, paterno, Canu, frequentato dalla borghesia, l’altro, Fraghì, ritrovo di proletari e portuali. Il Caffe Canu (lo scrittore lasciò testimonianze della sua “portotosseria” nel saggio “Quel Caffè sul Corso”) era dotato di uno dei rari telefoni della città – raccontava Cossu - E da questo partì il falso ordine del questore di Sassari di chiudere l’edicola della piazza. Altre “vittime” di un antesignano efficacissimo “scherzi a parte” turritano, furono il barbiere (Peppino) e la squadra locale di pugilati, già pronti ad imbarcare per la Liguria, per ritirare un fantomatico premio, inventato dai soliti buontemponi. Il capolavoro che sancì in quell’epoca la grandezza di Canu, nei suoi fan, locali “vitelloni”, fu l’arrivo a Porto Torres di Silvana Pampanini.

Una significativa testimonianza della professione giornalistica di Canu è stato il messaggio di Mariotto Segni (non presente in sala, nel giorno del suo 70° compleanno), letto da Alessandro Pinna. Mentre Marco Parodi e Manlio Brigaglia, ne hanno delineato l’alto profilo culturale e l’attaccamento congenito alla sua terra natale (“ombelico del mondo”). Sono quattro i progetti che legano Marco Parodi alla sceneggiatura di Canu. Il primo, “Quattro sassi”, vide il suo debutto proprio a Porto Torres con la banda comunale, ricorda il regista. Ricco di retroscena e ricordi, la produzione de “I padroni della città” (1996), dove sul testo di Canu, fu realizzato il film che raccontava l’estate della “Sassari bene” al sole della Pelosa e all’ombra dei Signori del Rocca Ruja (I Moratti). Parodi, ricorda che grazie alle infinite entrature di Canu, furono messe a disposizione del produttore, ville e case di Stintino a costo zero.
 Il valore più importante, probabilmente, è l’apertura di orizzonti che Canu offrì in RAI su progetti enormi per quell’epoca, di cui oggi latita il valore e la memoria. La lettura del ciclo integrale della Divina Commedia, fu realizzata proprio da Canu che si avvalse di attori, “..esempi perfetti di recitazione..” - insiste Parodi – come Giorgio Albertazzi ed Enrico Mara Salerno. Ed ancora “l’invito a teatro” che offrì su RAI3, un ciclo di trasmissioni di 3 anni, con le antologie delle migliori opere teatrali italiane. Tante ancora le testimonianze della vita di Canu che offrono una lettura più che mai contemporanea. Giancarlo Pinna ne ricorda lo spazio offerto al GR2 in occasione della drammatica vertenza degli operai turritani della Cementir anni ‘80, di stanza 15 giorni alla direzione generale a Roma. Ed ancora l’amore alla professione giornalistica, ricordata dal prof. Brigaglia. Attestata in tanti saggi anche romanzati (“Un marziano nella Nurra”) e nelle quotidiane contrapposizioni professionali con il direttore Gustavo Selva, raccontate dallo stesso decano RAI nel suo libro “Radio Belva”.
Questi e tanti altri spunti, valgono un importante servizio alla città e al mondo dell’informazione italiana. Per questo il progetto del primo Circolo della Stampa Turritana Filippo Canu, vuole essere strumento di coesione per la stampa locale e custode di un patrimonio enorme, proprietà di tutti e da coltivare periodicamente con iniziative tematiche. Di qui la proposta di Parodi e degli altri convenuti, di istituire premi letterari e borse di studio per le giovani generazioni. Scontata la benedizione degli amministratori locali, determinante l’apporto della famiglia Canu, alla città, ai sardi tutti, il compito di perpetuare l’orgoglio di un grande figlio.

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