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Porn Groove: musica e pornografia

La rivoluzione sessuale americana ha rappresentato un evento così dirompente nella società post-moderna tanto da permeare anche il mondo della musica: con l’exploit della pornografia, numerosi tabù e pregiudizi sono stati infranti decretando l’enorme successo del Porn Groove o Porn Jazz (in Italia reinterpretato solo recentemente da Immanuel Casto), soundtrack utilizzato nella rappresentazione di pellicole pornografiche in quella che, secondo molti esperti del settore, rappresenta la “Golden Age” del cinema hardcore, specchio del sesso esplicito di tipo vintage. L’armonia dei brani in cui l’utente si imbatte è ispirata ad una musica languida con un lounge contaminato con connotazioni tipicamente funky, condite da sospiri, gemiti e frasi sussurrate.

Gli anni Settanta della controcultura diedero alla luce il primo lungometraggio porno della storia statunitense (intitolato Mona, The Virgin Nymph)[1], seguito dal producer Gerard Damiano e del suo cult movie “Deep Throat” (Gola profonda), autentico fenomeno di costume grazie alle notevoli performance e alla presenza scenica di Linda Lovelace. L’immagine della neo reginetta della pornografia fu impiegata nella release di due album intitolati Pornosonic , progetto artistico di Don Argott (con la partecipazione del porno-attore Ron Jeremy)[2], nel cui sound è prorompente l’uso a chitarra elettrica con pedale wah-wah e una batteria dalle riff molto semplici con il suono rimshot (tecnica a percussione utilizzata per produrre un backbeat accentato per rullante) comunemente associato al Porn Groove. Secondo Jeremy[3]<<.. i film porno hanno sempre avuto un sound tipo boom-chicka-boom-chicka-boom, (che tiene il ritmo del momento penetrativo – N.d.R.), ma in Damiano è chiaro l’intento di superare questo cliché trasmutando la musica in un sound divertente e pazzo>>. .

Il fascino per il Porn Groove è rimasto invariato negli anni Ottanta, ma è solamente negli anni Novanta che avviene la riabilitazione di tale genere musicale come parte integrante della restaurazione della cultura trash: secondo Straw[4], l’ascolto di questa musica è la testimonianza esplicita di un puro sguardo di un’energia sessuale e di una forma di espressione anticonvenzionale e trasgressiva, contro ogni tipo di censura imposta dalla società. Per Monroe, la musica deve provocare un sexual arousing[5]nell’ascoltatore/spettatore. Tale brillante osservazione è divenuta oggetto di ricerca da parte di un’equipe americana, guidata da Psyche Loui[6], psicologa della Wesleyan University di Middletown in Connecticut, che ha paragonato questa esperienza cerebro-uditiva a quella sessuale: si tratterebbe di uno “skin orgasm“, un vero e proprio orgasmo ma percepito a livello somatosensoriale.

David Robson[7], giornalista scientifico della BBC specializzato in psicologia e neuroscienze, ha approfondito il fenomeno fornendo un’affascinante spiegazione di ciò che fisicamente accade dentro di noi quando ascoltiamo la musica che ci piace, verificando come tali input agiscano sul nostro sistema nervoso stimolando il battito cardiaco e la piloerezione: l’anticipazione, la violazione delle aspettative e la risoluzione delle pulsioni stimola il rilascio di dopamina nel “nucleus accumbens” del cervello (un sistema di neuroni che giocherebbe un ruolo chiave soprattutto nell’elaborazione delle sensazioni di piacere), deputato al circuito cerebrale della gratificazione, provocando risposte simili a ciò che avviene nel cervello quando si assume droga o si fa sesso. Secondo il rinomato parere della psicologa americana Mitarca[8], che ha analizzato vari clips pornografici, nella rappresentazione filmica della pornografia avviene una metamorfosi da musica diegetica (ovvero quella musica che proviene da una fonte sonora presente e ben identificabile all’interno dell’inquadratura o della scena, con valenza informativa e finalizzata, a fornire l’esatta connotazione di un evento, atta a rendere “autentico” l’atto sessuale) ad una extra-diegetica (ovvero quella musica che funge da discorso, commento o da amplificazione drammatica, la cui fonte non proviene dall’interno della scena ed è quindi da considerarsi come musica esterna di accompagnamento: non venendo mai sentita dai protagonisti che si muovono nella scena, è dedicata solo agli spettatori che tramite questa riescono a comprendere a fondo il senso della sequenza in questione, sottolineando i sentimenti e le emozioni provate dai personaggi), che racchiude intrinsecamente i gemiti degli attori, le melodie e la voce fuori campo del narratore (questi due ultimi fattori servono a colmare il gap fra la nudità esplicita al fine di renderla vivida e reale, come se fosse in presa diretta)[9].

Insomma, se consideriamo vero che il massimo del piacere sensuale si ottiene quando avviene la perdita dei sensi, è evidente che la musica ha una moltitudine di qualità che contribuiscono a tale piacevole discontrollo psicosensuale, in un carnale appagamento dei piacere venerei che mescola piacere visivo e acustico, culminando in un lascivioso ed edonistico piacere erotico in un <<clima di pelle>> e sensualità[10].

 

Tirocinante: Andrea Carbone

Tutor: Fabiana Salucci

 

Bibliografia e Sitografia

[1] AA.VV. Pornography Girl (2013) Archived from the original on May 6, 2008.

[2] Huey, S. Unreleased 70’s Porno Music. All Music. All Media Guide. Retrieved 20 February 2016.

[3]. Bartkowiak, M.J. Kiuchi, Y. (2016)The Music of Counterculture Cinema: A Critical Study of 1960s and 1970s Soundtracks The Music of Counterculture Cinema: A Critical Study of 1960s and 1970s Soundtracks –– Ed. McFarland 2016 – p.121.

[4] AA.VV. (2003) Continuum Encyclopedia of Popular Music of the World: Performance and production. Volume II– A&C Black.

[5] Monroe, D. (2011) Porn – Philosophy for Everyone: How to Think With Kink – Ed. John Wiley & Sons.

[6] Website https://www.huffingtonpost.it/2015/...

[7] Website http://www.bbc.com/future/story/201...

[8] Mitarca, M. (2015) Voice-over, music, diegetic sound and pornography – Porn Studies – Vol. 2 – from website https://www.tandfonline.com/

[9] Website https://lamusicanelcinema.wordpress...

[10] Spaccazocchi, M. La musica e la pelle – Ed. Franco Angeli, 2004 – p. 110.

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