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 Home page > Tribuna Libera > Pino Daniele, gli "scarrafoni" leghisti e la memoria perduta

Pino Daniele, gli "scarrafoni" leghisti e la memoria perduta

Pur non essendo un fan di Pino Daniele, confesso di essere estremamente dispiaciuto per la sua dipartita. Tuttavia, voglio evitare l'ennesimo “coccodrillo” e prendere spunto dalla sua musica per esprimere qualche considerazione, facendo un po' zig-zag tra storia politica, ricordi personali e parallelismi musica-vita.

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Il presepe "Mediterraneo", composto da sassolini, opera degli studenti della scuola media “Enzo Drago” di Messina, esposto alla mostra di arte presepiale nella Chiesa dei Miracoli di Sperone. Giusto per ricordare a Salvini che anche Gesù, Giuseppe e Maria erano immigrati.

In tanti stanno chiedendosi quale sia la sua canzone migliore. Secondo la mia opinione, dico “O scarrafone” e spiego anche perché. Personalmente sono sempre stato un – quasi – cultore della componente testuale delle canzoni, pertanto ogni abitante del meridione italiano – e non solo – non può non rispecchiarsi in questa canzone. La canzone risale al 1991, anno in cui nacque la Lega Nord, dalla fusione tra Lega Lombarda, Liga Veneta (quella del «Leòn che magna el teròn») e altri movimenti autonomisti del Nord Italia. Di lì a poco il partito crebbe nei consensi, sfruttando anche la discriminazione nei confronti dei nordafricani e degli immigrati meridionali, resa peraltro più agevole dalle stragi mafiose, prevalentemente in Sicilia da parte dei corleonesi. Facendo un parallelo con la mia vita, ai tempi vivevo in Bergamo bassa. Tra i diversi ricordi infantili del mio soggiorno in Lombardia, mi viene in mente mia madre quando – poco prima di cambiare accento – mi disse “non far capire che siamo siciliani”. Solo dopo alcuni anni capii il motivo. Solo dopo notai che effettivamente si arrivava a discriminare o a isolare i meridionali, arrivando persino a negare l'affitto per un cognome “strano”.

Torniamo alla canzone: era fin troppo chiaro l'attacco diretto nei confronti della Lega Nord (Questa Lega è una vergogna, noi crediamo alla cicogna e torniamo da mammà) che fece infuriare non poco gli allora secessionisti, tra cui Bobo Maroni che oggi si dice persino addolorato per la scomparsa del cantautore napoletano. Con il passare degli anni, la strategia politica leghista si è fatta sempre più camaleontica. Il motivo è facilmente intuibile: si sono improvvisamente ricordati che i terroni, pur puzzando, pur essendo mafiosi e ladri, pur essendo incivili e arretrati, pur venendo al nord per portar via lavoro o per delinquere, avevano diritto al voto e pertanto potevano tornare utili. In fin dei conti, se esiste il voto di scambio con la mafia, perché non può esistere un voto di scambio con un partito che ha usato la parola “federalismo” per nascondere la più temibile – e impopolare - “secessione”?

E così fu che l'odio anti-terrone venne nascosto mediante diverse strategie politiche o comunque comunicative.

Dapprima l'alleanza con Forza Italia, fondata dal siciliano Marcello Dell'Utri, peraltro condannato per mafia. Poi con il Movimento per l'Autonomia, fondato da Raffaele Lombardo (anch'esso condannato per mafia, ma solo in primo grado), con in quale addirittura venne costituito un partito unico, permettendo così ai siciliani (catanesi in particolare) di provare l'ebbrezza di votare la Lega Nord... con tanto di slogan “Un voto per il Sud”! E così giungiamo ai giorni nostri, dove Umberto Bossi (appellato da Pino Daniele “uomo di merda”) cede al passo al più giovane e opportunista Matteo Salvini. Il quale, utilizzando la stessa strategia di convenienza, mette da parte (all'apparenza ovviamente) i cori anti-napoletani, anche perché gli costarono le dimissioni da parlamentare. Si, molti non se lo ricordano, ma è stato anche alla Camera dei Deputati ai tempi del governo Berlusconi. Atti concreti?

Al posto dei cori anti-napoletani e anti-terroni – conscio del fatto che al posto dei Brambilla, Fumagalli e Bortolo, i cognomi e nomi di Milano diventarono Biandolino, Esposito e Calogero, e del fatto che la ndrangheta ora comanda davvero - arrivano quelli anti-immigrati, ricordandosi che questi ultimi non hanno il diritto al voto, e soprattutto li si può diffamare tranquillamente: non hanno soldi per mangiare e per i vestiti, figuriamoci per un avvocato!

Oltre agli immigrati, un altro punto per ottenere consenso è l'anti-euro. (Certo, sarà dura spiegare a Salvini che senza l'euro, dopo i casi Cirio e Parmalat, l'Italia avrebbe fatto la fine dell'Argentina. Così come sarà dura spiegare che l'uscita dall'euro sarebbe un regalo alla criminalità organizzata... ma in fin dei conti quando mai ha parlato di mafia?). Ed è inutile sottolineare che per far questo, tornano utili anche gli ex-nemici terroni, perché l'unione fa la forza, soprattutto se smemorata. Già, la memoria... questa sconosciuta. Quella che, quando manca (cioè spesso), ci fa sbagliare ogni volta che si va a votare o più banalmente quando si inveisce contro qualcuno.

Qualcuno nel ricordare Pino Daniele ha sollevato una piccola polemica: perché ricordare i grandi artisti solo nel momento della dipartita?

Ed è questo di cui avremmo bisogno oggi: memoria e dignità. Approfittiamo dunque, nel ricordare Pino, a ricordare anche tutti i soprusi e i sacrifici che fecero i nostri parenti e avi, ma anche ai giovani costretti a emigrare oggi, quando venivano e vengono messi da parte o addirittura cacciati per un cognome extraterritoriale, per dei lineamenti atipici o per un accento non autoctono. E approfittiamo anche nel dire che è la dignità l'unica che può aiutarci a difendere dai politici, nonché dalla mafia, i quali utilizzano il popolo solo come espressione di consenso e/o di potere, trasformando le persone in numeri e gettando in una spazzatura indifferenziata i diritti di ognuno di noi.

Il terzo fattore è la coscienza: senza schierarsi necessariamente da una parte, mettere da parte il vittimismo presente ubiquitariamente sia nel Nord secessionista-xenofobo, sia nel Sud. Non bisogna fare è nascondere i problemi: la mafia esiste, si è estesa al nord, ed è un problema anche economico per tutte le regioni d'Italia coinvolte. Ma al tempo stesso, ciò che non bisogna fare è mettere tutto in un unico calderone: non tutti i meridionali sono Riina, Dell'Utri, Scopelliti e Vendola. Così come non tutti i musulmani, per restare in attualità, sono gli attentatori di Charlie Hebdo. Ciò che semmai andrebbe fatto notare è che in diverse parti del mondo, neppure troppo distanti, atti del genere vengono messi in atto ogni giorno, ma la nostra attenzione è distolta dai risultati della Serie A o sui film di Checco Zalone.

Pertanto: memoria, dignità e coscienza. Altrimenti continueremo a dire che “ogni scarrafone è bell a mamma soja”.

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