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Petrolio nel Mar Rosso

Uscita di petrolio nel Mar Rosso, che potrebbe provenire da una piattaforma offshore o anche da una petroliera, ha già interessato 20 chilometri di coste a nord di Hurghada.

Il governo egiziano si è già attivato per impedire che sulla costa, , si verifichi un disastro ambientale che minerebbe l’attività economica, che si basa prevalentemente sul turismo.

Petrolio nel Mar Rosso

Tanti piccoli incidenti, tanti piccoli tasselli di un disegno economico che, se non fermato, potrà portare a una diminuzione della vivibilità del pianeta; tutto ciò succede mentre, in diverse parti del mondo, e non solo nel ricco occidente e oriente, si sta cercando di valorizzare le energie rinnovabili e di recuperare vecchi sistemi di produrre e utilizzare l’acqua (come avviene nel deserto del Sahara dove il governo algerino ha finanziato il recupero di ottanta oasi attraverso l’irrigazione usando vecchi metodi per utilizzare l’acqua che si forma con l’umidità della notte).

Quella del petrolio , tra incidenti e guerre per il suo controllo, sta diventando, a tutti gli effetti, una situazione insostenibile sia dal punto di vista economico degli stati (dipendere da esso è ormai diventato un rischio incalcolabile per le economie perché, dal momento che tutto funziona ad energia elettrica, gli stati sono soggetti costantemente ai ricatti dei petrolieri) sia da quello sociale perché le loro politiche possono essere decise in base ai ricatti.

In questo contesto, si fa sempre più pressante la necessità di uno sviluppo dell’energia rinnovabile che permetterebbe agli stati una indipendenza necessaria al loro sviluppo e alla libera cooperazione. Inoltre, risolverebbe la maggior parte dei problemi inerenti all’utilizzo su larga scala del petrolio.

Un caso a parte delle rinnovabili è l’energia prodotta con il nucleare che, se da una parte non produce inquinamento immediato, dall’altra crea il problema delle scorie che, a tutt’oggi, è al di la dall’essere risolto. Inoltre, le centrali nucleari, anche se migliorate rispetto al passato, comportano sempre dei rischi maggiori (tanto per intenderci, un incidente in una centrale potrebbe creare seri problemi a vaste aree territoriali e riguarderebbe più nazioni perché le radiazioni vengono spostate dal vento) rispetto alle altre dove i rischi sono praticamente zero.

Per concludere, oggi, la possibilità di produrre energia pulita è più che reale esistendo le tecnologie adatte a costi accettabili e, inoltre, sarebbe un incentivo all’economia produttiva perché creerebbe posti di lavoro nuovi in grado di inglobare in sé i lavoratori che, con la dismissione dei vecchi impianti, verrebbero licenziati.

Petrolio nel Mar Rosso.

Uscita di petrolio nel Mar Rosso, che potrebbe provenire da una piattaforma offshore o anche da una petroliera, ha già interessato 20 chilometri di coste a nord di Hurghada.

Il governo egiziano si è già attivato per impedire che sulla costa, , si verifichi un disastro ambientale che minerebbe l’attività economica, che si basa prevalentemente sul turismo.

Tanti piccoli incidenti, tanti piccoli tasselli di un disegno economico che, se non fermato, potrà portare a una diminuzione della vivibilità del pianeta; tutto ciò succede mentre, in diverse parti del mondo, e non solo nel ricco occidente e oriente, si sta cercando di valorizzare le energie rinnovabili e di recuperare vecchi sistemi di produrre e utilizzare l’acqua (come avviene nel deserto del Sahara dove il governo algerino ha finanziato il recupero di ottanta oasi attraverso l’irrigazione usando vecchi metodi per utilizzare l’acqua che si forma con l’umidità della notte).

Quella del petrolio , tra incidenti e guerre per il suo controllo, sta diventando, a tutti gli effetti, una situazione insostenibile sia dal punto di vista economico degli stati (dipendere da esso è ormai diventato un rischio incalcolabile per le economie perché, dal momento che tutto funziona ad energia elettrica, gli stati sono soggetti costantemente ai ricatti dei petrolieri) sia da quello sociale perché le loro politiche possono essere decise in base ai ricatti.

In questo contesto, si fa sempre più pressante la necessità di uno sviluppo dell’energia rinnovabile che permetterebbe agli stati una indipendenza necessaria al loro sviluppo e alla libera cooperazione. Inoltre, risolverebbe la maggior parte dei problemi inerenti all’utilizzo su larga scala del petrolio.

Un caso a parte delle rinnovabili è l’energia prodotta con il nucleare che, se da una parte non produce inquinamento immediato, dall’altra crea il problema delle scorie che, a tutt’oggi, è al di la dall’essere risolto. Inoltre, le centrali nucleari, anche se migliorate rispetto al passato, comportano sempre dei rischi maggiori (tanto per intenderci, un incidente in una centrale potrebbe creare seri problemi a vaste aree territoriali e riguarderebbe più nazioni perché le radiazioni vengono spostate dal vento) rispetto alle altre dove i rischi sono praticamente zero.

Per concludere, oggi, la possibilità di produrre energia pulita è più che reale esistendo le tecnologie adatte a costi accettabili e, inoltre, sarebbe un incentivo all’economia produttiva perché creerebbe posti di lavoro nuovi in grado di inglobare in sé i lavoratori che, con la dismissione dei vecchi impianti, verrebbero licenziati.

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