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 Home page > Tribuna Libera > Perché non tornerò a fare politica

Perché non tornerò a fare politica

Da quando ho lasciato il Partito Umanista nel 2005, ho provato in diverse occasioni a realizzare un soggetto che fosse autenticamente innovativo e radicalmente diverso sul piano politico in questo Paese. 

 
Ho avuto anche il privilegio di dare un mio modesto contributo in manifestazioni e iniziative coinvolgenti, interessanti e di un certo spessore con personaggi dello stampo di Padre Zanotelli, Mao Valpiana, Gianni Minà, Vittorio Agnoletto, Paolo Cacciari e Franco Gesualdi giungendo perfino ultimamente a interpellare Mimmo Lucano (che però dato il momento difficile che sta attraversando ha ovviamente ben altre priorità da affrontare). 
Purtroppo tutto si è risolto sempre con un nulla di fatto e alla fine della fiera ho dovuto prendere atto che non ci sono attualmente le condizioni necessarie per poter realizzare un progetto politico unitario di dimensioni tali da cambiare radicalmente il modello di società in cui viviamo in Italia.
 
Nonostante sia ormai evidente che quest'ultimo risulta essere distruttivo, insostenibile e quindi privo di un futuro degno di questo nome, permane nella grande maggioranza della gente comune residente in questo Paese l'assenza di una volontà concreta di procedere alla realizzazione di una società in cui la solidarietà e l'umanità dei rapporti siano in grado di rappresentare finalmente la regola anziché l'eccezione. 
 
Purtroppo, nella popolazione italiana dominano due tendenze distinte: da una parte quella che viene definita dall'andazzo "vai avanti tu che poi ti seguo" (non è di certo una novità che gli opportunisti in Italia abbondano, tanto da risultare una maggioranza dalla quale non si può affatto prescindere); dall'altra parte resiste una parte consistente di elettorato che si trincera in uno strenuo masochismo che porta i suoi membri a votare costantemente gli stessi partiti e questo nonostante tutti i danni perpetrati da questi ultimi a scapito dell'insieme della collettività. 
 
Rimane poi ancora opinione (io la chiamerei piuttosto "utopia") diffusa che attraverso il solo esercizio del voto le cose possano effettivamente cambiare dimenticandosi (o non sapendo) che tale azione risulta del tutto inutile se non viene "costruita" e "alimentata" preventivamente attraverso un forte attivismo politico, una costante mobilitazione sociale e un grande dinamismo culturale.
 
Questi elementi si devono tradurre in tutta una serie di iniziative e manifestazioni di dimensioni tali da poter effettivamente legittimare la scelta operata nell'urna elettorale come passaggio fondamentale nell'attuazione di una svolta radicale rispetto alla situazione attuale. 
Per ora i tanti cittadini (ma comunque troppo pochi se guardiamo all'insieme del Paese) che si mobilitano (specie a livello territoriale) nella difesa di diritti civili, sociali e dell'ambiente, agiscono prevalentemente in ordine sparso e confuso, senza una strategia comune e innovativa, privi di un immaginario di società alternativa condivisibile in grado di mandare definitivamente in soffitta i partiti esistenti (specie a Sinistra) e creare un movimento di popolo tale da superare lo schifo attuale e realizzare nei fatti una società che possa essere effettivamente umanamente, ecologicamente e socialmente sostenibile. 
Persone come il sottoscritto (e non credo proprio di sbagliare definendomi come il classico "signor nessuno") possono essere al massimo ammirate per quello che scrivono,dicono, criticano, denunciano e rivendicano, ma è assolutamente inconfutabile che quando c'è poi da agire nel concreto....allora rimane solo il deserto o poco altro. 
Con questo non intendo affatto dire che non continuerò a lottare per i valori e principi in cui credo e che non persisterò nell'esprimere i miei pensieri in ogni luogo e momento possibili, ma sono consapevole di appartenere ad una minoranza tutto sommato trascurabile di questo Paese che diventerà però sicuramente una protagonista fondamentale quando il sistema inevitabilmente crollerà.
 
In quel momento anche i tanti "signor nessuno"(categoria a cui sono orgoglioso di appartenere) come me potranno finalmente essere ascoltati (e non solo lodati) e offrire un valido quanto disinteressato contributo ad una evoluzione positiva nell'attuazione della svolta che allora avverrà. 
 
Allora potranno essere realizzate azioni significative ed incisive che nulla hanno a che vedere con quelle limitate e ridotte che si possono svolgere allo stato attuale delle cose. 
 
E questo perché in quel momento difficile quanto drammatico si dovrà per forza di cose parlare di contenuti e passare necessariamente dalle parole ai fatti per riuscire a dare ancora un senso al termine "futuro". 
Ed io, se sarò ancora presente in questa valle di lacrime, sarò lieto di poter dare un mio modesto contributo e farò comunque senza alcuna esitazione la mia parte fino in fondo.
 

 

 
Yvan Rettore
 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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