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Perché la Crimea non è il Kosovo

L'argomento principale è la Russia che giustifica la secessione de facto della Crimea e il suo pronto ricongiungimento a Mosca e l'accostamento con il Kosovo, autoproclamatosi indipendente da Belgrado nel 2008. All'epoca Putin criticò duramente la decisione degli Stati Uniti, della Ue e di alcuni singoli Stati europei di procedere al riconoscimento di Pristina come nuova entità statale; oggi, invece, invoca quel precedente per giustificare la presunta regolarità degli eventi in corso a Sinferopoli.

Tuttavia il paragone è infondato per diverse ragioni. Innanzitutto per la modalità dell’intervento militare: se l’azione della NATO in Serbia nel 1998 è stata necessaria per arrestare il genocidio (reale) della popolazione albanese del Kosovo, la Russia ha giustificato l’occupazione militare per tutelare i diritti della popolazione russofona della Crimea sulla base di discriminazioni puramente immaginarie. Il russo è addirittura la lingua ufficiale in Crimea, e la penisola gode di un’ampia autonomia dal governo centrale dell’Ucraina, tanto da avere lo status di Repubblica autonoma.

Certo, le rivolte a Kiev hanno visto la partecipazione di falange dell'estrema destra, tradizionalmente ostili alla minoranza russa, ma le tensioni nella capitale non avevano sfiorato la penisola che marginalmente. Non a caso, le proteste contro Yanukovich e la sua cricca infuocavano nella capitale e in altre città filooccidentali come Leopoli, ma non a Odessa, a Donestk e per l'appunto in Crimea, dove prevale la popolazione russa.

Inoltre, l’occupazione della Crimea da parte russa mira alla sottrazione forzata della penisola dal controllo di Kiev, mentre l'azione NATO in Serbia, condotta quasi esclusivamente attraverso bombardamenti aerei (pur nell'inammissibilità dei danni da questi causati anche ad obiettivi meramente civili), che non sono mai stati seguiti da un’occupazione militare, hanno portato alla creazione di un nuovo Stato indipendente e sovrano, ancorché connotato di spinosi profili che rendevano alquanto prematura la constatazione dell'indipendenza effettiva.

Indubbiamente anche l'intervento della NATO presentava delle ambiguità tutt'altro che trascurabili: è stato il primo intervento dell’Alleanza Atlantica compiuto nei confronti di un paese sovrano e che non comprometteva la sicurezza e la stabilità di nessuno stato membro dell’organizzazione; non garantì la pace e la stabilità nella regione; causò ingenti danni allo Stato serbo in seguito alla distruzione di numerose infrastrutture civili; fu seguito dalla costruzione della più grande base americana in Europa, Camp Bondsteel, proprio nella regione del Kosovo.

Nondimeno, l’intervento dell’Alleanza Atlantica in Serbia trovava la sua ratio nella dottrina Clinton, che prevedeva l’intervento militare mirato e temporaneo per garantire il rispetto della democrazia e dei diritti umani solo qualora la diplomazia avesse completamente fallito il suo ruolo. Questa modalità ha alimentato polemiche del tipo "ieri le chiamavano guerre, oggi missioni umanitarie", ma è comunque ben altra cosa rispetto all'imperialismo di Putin volto a conferire alla Russia lo status di superpotenza mondiale - e, di riflesso, a indebolire l’Europa.

Secondo Edoardo Greppi, docente ordinario a Torino a consigliere scientifico dell'ISPI, l'accostamento con il Kosovo 1999 è improponibile, perché la legittimità di questa secessione è condizionata dalla presenza o meno di pesanti ingerenze della Russia negli affari interni dell'Ucraina. Una pesante ingerenza russa - che effettivamente c'è stata - configurerebbe una violazione dell'obbligo di rispettare l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di uno Stato sovrano - l'Ucraina, appunto. Obbligo che, al di là delle norme del diritto internazionale generale, la Russia si è impegnata a sottoscrivere nell'Atto finale di Helsinki e nel Memorandum di Budapest del 1994.

Di assoluto interesse è questa analisi a firma di Paul Linden-Retek e Ewan Brewer su Open Democracy. In via preliminare, dicono gli autori, il diritto internazionale sostiene il diritto di secessione solo come espressione del principio di autodeterminazione dei popoli, che, com'è noto, si riferisce a territori soggetti a colonizzazione od occupazione straniera; il diritto di secessione unilaterale non è affermato né riconosciuto in nessuna costituzione al mondo; a livello pratico, la secessione è efficace solo se c'è il concreto riconoscimento del nuovo Stato da parte della comunità internazionale.

Nel caso del Kosovo, è vero che il diritto di secedere non trovava origine nella costituzione jugoslava e che Pristina non era certo una colonia di Belgrado; tuttavia, ricordano gli autori, va detto che la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza ONU non negava esplicitamente questo diritto, e il rapporto tra Kosovo e Serbia non era dissimile da quello tipico tra colonizzato e colonizzatore. Nel caso della Crimea, invece, la costituzione ucraina conferisce ampia autonomia alla penisola e non si registrano violazioni ai danni della popolazione russofona.

In altre parole, Putin ha fatto leva sull'inconsistente similitudine tra Crimea e Kosovo per giustificare quella che a tutti gli effetti è stata un'azione illegittima. Non vale il rilievo che il distacco di Sinferopoli da Kiev sia stato deciso tramite referendum popolare, e che analoghe iniziative siano in procinto di essere celebrate proprio nella democraticissima Europa, in Scozia e Catalogna: la volontà popolare, per essere legittima, deve essere espressa second il rispetto delle regole, ossia nel quadro di un preventivo accordo con il governo centrale, che nel caso della Crimea non c'è stato.

La Russia non riconosce il “precedente kosovaro", ma ha trovato il modo di utilizzarlo per il riconoscimento dell’indipendenza dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud. E adesso della Crimea. Questo per dire come la distorsione della lettura di alcune pagine del presente e del recente passato possa facilmente prestarsi a strumentalizzazioni di parte del tutto prive di fondamento.

 

Foto: Wikimedia 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.244) 1 aprile 2014 01:18

    "è stata necessaria per arrestare il genocidio (reale)"
    un genocidio è uno sterminio di un popolo. il "genocidio reale" si riduce al massacro di Racak è stato un massacro di combattenti dell’UCK, svestiti in modo da sembrare civili. La guerra in Kosovo pertanto non era necessaria, e quindi rimane un attacco criminale a uno stato indipendente, e chi l’ha ordinata dovrebbe essere condannato all’Aja come criminale di guerra.
    "non sono mai stati seguiti da un’occupazione militare"
    e poi due righe sotto parlate di Camp Bondsteel. Qui lo dico e qui lo nego
    "l’intervento dell’Alleanza Atlantica in Serbia trovava la sua ratio nella dottrina Clinton"
    e la dottrina Putin è la ratio dell’intervento in Crimea. O solo le autogiustificazioni americane sono buone?

  • Di (---.---.---.110) 1 aprile 2014 12:32

    L’arroganza dell’Occidente, supportata dalla servitù del giornalismo, embedded fa vomitare. Siamo intervenuti senza mandato ONU in Kosovo; Obama, rischiando una guerra mondiale, era in procinto di bombardare la Siria col pretesto di punire Assad per uso di armi chimiche, salvo poi ammettere (attraverso uno studio americano) che erano stati gli oppositori; Bush e Blair hanno inventate armi di distruzione di massa per occupare l’Iraq e rubarne il petrolio, uccidendo un tale numero di persone, che bisogna tornare al Vietnam per ritrovare simili cifre, con la differenza che lì si combatté per quindici anni, mentre l’orrore iracheno fu compiuto in poche settimane. Sempre noi, l’Occidente, stiamo compiendo autentiche maialate, in Ucraina, per completare l’accerchiamento politico-militare della Russia. I patrioti ucraini, non sono altro che le nostre intelligence che li hanno armati  ed affiancati, per deporre un, pur corrotto, ma regolarmente eletto capo di governo, come  sta accadendo in Venezuela contro un governo autenticamente di sinistra, l’abbiamo fatto in Egitto, Tunisia, Libia, Siria. Quanto all’infondatezza, che l’autore, stando attento a non ridere, attribuisce alle argomentazioni di Putin, gli ricordo che i principi (ormai consolidati) secondo i quali chiunque possa rovesciare governi legittimi, scindere nazioni, muovere guerre, secondo come ci si alza, li abbiamo scritti noi. Una domanda all’autore: sarebbe d’accordo a metterli in pratica a casa sua?

  • Di (---.---.---.146) 2 aprile 2014 01:29

    Genocidio reale in Kosovo? Ma scherziamo? Senza voler sminuire nessun morto perché ogni singola vita ha valore, ma nella guerra in Kosovo sono morte poco più di 10mila persone, di cui circa la metà di etnia albanese. Sono numeri ONU.

    Poi non capisco perché voler distorcere la realtà a tutti i costi. A parte appunto il fatto che non c’è stato nessun genocidio ma se caso un escalation di violenza durato circa 20 anni:

    Fase 1: il Kosovo, pur non essendo repubblica ma provincia ha un sacco di diritti tra cui l’istruzione nella propria lingua, un proprio parlamento, una propria polizia ecc.

    Fase 2: la costituzione della Jugoslavia socialista prevede che qualsiasi delle sue sei repubbliche ha diritto ala secessione, le province no. La popolazione albanese scende in piazza, a inizio anni ’80, per lamentarsi della povertà della provincia e perché desidera diventare la settima repubblica (obiettivo: l’indipendenza)

    Fase 3: aumentano le tensioni, prima psicologiche e poi di violenza fisica, tra albanesi, che premono per ciò che ho scritto al punto 2, e serbi, che invece sono ormai in minoranza e si sentono abbandonati da un sistema che si sta democratizzando e li avrebbe di lì a poco abbandonati

    Fase 4: in Serbia arriva al potere l’uomo sbagliato nel momento sbagliato, Milosevic, un comunista opportunista, non certo un’ultranazionalista (ha cavalcato i nazionalismi per mantenersi al potere, l’unica cosa che realmente gli interessava). Proprio per rafforzare la propria immagine ed il proprio potere, abolisce le due province autonome serbe e le larghissime autonomie di cui godevano

    Fase 5: mentre nel resto della federazione dilaga la guerra civile (quella si con numeri da genocidio!), la popolazione albanese più arrabbiata ed estremizzata reagisce dandosi al terrorismo: nasce l’UCK (sulla black list USA fino al 98, tra l’altro). La popolazione serba, vittima di sempre maggiori violenze, fugge in massa.

    Fase 6: Finita la guerra in Bosnia e Croazia, numerose unità militari e paramilitari vengono fatte convogliare in Kosovo. La reazione contro l’UCK è violenta e i morti albanesi sono numerosi, mentre la popolazione civile scappa in massa verso Albania e Macedonia per la paura di rappresaglie.

    Fase 7: interviene la Nato, viene bombardata la Serbia, il Montenegro e lo stesso Kosovo, più di 3mila i morti civili serbi (!), numerosi anche quelli albanesi. La popolazione di etnia albanese rientra, circa 100mila serbi fuggono e non fanno mai più rientro alle proprie case.

    Il resto è storia recente, e lo sappiamo tutti, il protettorato americano sul Kosovo, la distruzione del patrimonio storico-religioso serbo del 2004, la dichiarazione d’indipendenza del 2008 e i recentissimi accordi di semi riconoscimento.

    Non si può negare che in Kosovo ci siano state violenze, ma queste ci sono state da entrambe le parti e, dati alla mano, il Kosovo è sempre più albanese e sempre meno multietnico. La pulizia etnica attuata nel corso di anni, in varie fasi e modalità ha portato alla situazione odierna, in cui il popolo albanese, che ha legittimamente lottato per la propria indipendenza, si trova governato da una massa di criminali, mentre quello serbo, che altrettanto legittimamente ha lottato per i proprio diritti, vive nella povertà più estrema o non ha più fatto ritorno nelle proprie case.

    Quale genocidio?

    Per quanto riguarda la Crimea, se la popolazione russofona desidera ricongiungersi alla Russia non ci vedo nulla di male, esattamente come non vedo nulla di male nell’Ucraina che non lo desidera, l’importante è che non si arrivi alla violenza. In ogni caso non c’è solo il precedente del Kosovo, ma anche Timor Est, Taiwan, recentemente l’ANP e molti altri.

  • Di (---.---.---.231) 2 aprile 2014 16:43

    Bravo Putin! Ha risposto "pan per focaccia"!
    Meno male che ce Putin mostrare i denti alla prepotenza USA(re) NATO!

  • Di Luca Troiano (---.---.---.82) 3 aprile 2014 20:15

    Ce ne fosse uno che abbia commentato per fatti concreti anziché per ideologie di parte ahahah grazie, continuate così, mi rallegrate la serata :)

  • Di (---.---.---.224) 3 aprile 2014 21:31

    L’autore si dimentica che dopo il golpe la prima cosa che ha fatto il nuovo governo ucraino è stata quella di abolire la lingua russa, ha dimenticato di dire che la prima cosa che hanno fatto i "dimostranti" è stata quella di abbattere le statue di Lenin e tutto ciò che ricordava la Russia, compreso le sedi del partito comunista. Era evidente che ci sarebbe stato uno scontro etnico, così come avvenuto e che ancora persiste nel Kosovo tra le etnie serbe e quelle albanesi.

    Forse l’autore si aspettava che ci sarebbe stato prima un genocidio che potesse giustificare un intervento, avvenuto tra l’altro senza sparare un colpo e con l’appoggio totale della popolazione, come dimostrano i risultati del referendum?

  • Di (---.---.---.120) 3 aprile 2014 21:37

    Chissà quando i popoli cominceranno ad appendere per il collo i cosiddetti paladini dei cavoli altrui, sempre pronti ad andare ad ammazzare gente in casa d’altri con la scusa di aiutare questa o quella minoranza per poi arraffare a mani basse tutto quanto fa loro comodo, si chiamino essi Bush, Blair, Sarkozy, D’Alema, Putin, ecc. ecc.?

  • Di Truman Burbank (---.---.---.202) 15 aprile 2014 16:56
    Truman Burbank

    L’autore dell’articolo è evidentemente sostenitore dell’idea che la legge che vale per gli USA/Nato non vale per gli altri, infatti dice "la volontà popolare, per essere legittima, deve essere espressa second il rispetto delle regole, ossia nel quadro di un preventivo accordo con il governo centrale, che nel caso della Crimea non c’è stato."
    Il che è esattamente ciò che avvenne con la secessione del Kossovo dalla Serbia, mai accettata dal governo centrale- Governo che era legittimamente eletto, contrariamente a quello ucraino.
    Ma in Kossovo bisognava fare un centro di smistamento dell’oppio prodotto in Afghanistan e trasportato dagli aerei militari, per la successiva distribuzione, con colossale profitto, in tutto l’occidente. Evidentemente per Troiano quando la guerra viene fatta per profitto essa è giustificata.

    In effetti non ha tutti i torti nel sostenere che ci siano forti differenze tra Kossovo e Crimea:
    1) la Crimea ha rispettato tutte le regole della legalità internazionale, perchè con il precedente del Kossovo l’ONU ha mostrato di accettare le secessioni;
    2) il governo serbo era legittimo, il goveno ucraino discende da un golpe armato in cui i rivoltosi (spesso esplicitamente nazisti) hanno ucciso decine o centinaia di persone.
    Incidentalmente, oggi come allora, l’occidente sostiene gli assassini.

  • Di (---.---.---.103) 16 aprile 2014 13:39

    si può dire di tutto, ma giustificare l’aggressione russa nei confronti dell’ucraina, con l’annessione della crimea , dopo un referendum fatto in 15 giorni , sotto occupazione militare, sotto violenze di tipo psicologico, solo perchè nel kosovo si sarebbe presa una decisione diversa , e quindi si sarebbero avuti 2 pesi e 2 misure , di fronte a 2 fatti catalogati simili....mi sembra molto riduttivo .  non è perchè in passato si è presa una decisione sbagliata, c’è lo sdoganamento automatico di chi continua a sbagliare con un altro atto illegale, perchè se si giustifica questa azione di mosca , allora in futuro dovremmo attenderci di tutto....i trattati internazionali, i diritti internazionali, sarebbero solo carta straccia ....che ci porterebbe inevitabilmente piu vicini ad una guerra globale...attenzione a giustificare questo, perchè sarebbe l’inizio della fine!

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