• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile


Commento di

su Perché la Crimea non è il Kosovo


Vedi tutti i commenti di questo articolo

2 aprile 2014 01:29

Genocidio reale in Kosovo? Ma scherziamo? Senza voler sminuire nessun morto perché ogni singola vita ha valore, ma nella guerra in Kosovo sono morte poco più di 10mila persone, di cui circa la metà di etnia albanese. Sono numeri ONU.

Poi non capisco perché voler distorcere la realtà a tutti i costi. A parte appunto il fatto che non c’è stato nessun genocidio ma se caso un escalation di violenza durato circa 20 anni:

Fase 1: il Kosovo, pur non essendo repubblica ma provincia ha un sacco di diritti tra cui l’istruzione nella propria lingua, un proprio parlamento, una propria polizia ecc.

Fase 2: la costituzione della Jugoslavia socialista prevede che qualsiasi delle sue sei repubbliche ha diritto ala secessione, le province no. La popolazione albanese scende in piazza, a inizio anni ’80, per lamentarsi della povertà della provincia e perché desidera diventare la settima repubblica (obiettivo: l’indipendenza)

Fase 3: aumentano le tensioni, prima psicologiche e poi di violenza fisica, tra albanesi, che premono per ciò che ho scritto al punto 2, e serbi, che invece sono ormai in minoranza e si sentono abbandonati da un sistema che si sta democratizzando e li avrebbe di lì a poco abbandonati

Fase 4: in Serbia arriva al potere l’uomo sbagliato nel momento sbagliato, Milosevic, un comunista opportunista, non certo un’ultranazionalista (ha cavalcato i nazionalismi per mantenersi al potere, l’unica cosa che realmente gli interessava). Proprio per rafforzare la propria immagine ed il proprio potere, abolisce le due province autonome serbe e le larghissime autonomie di cui godevano

Fase 5: mentre nel resto della federazione dilaga la guerra civile (quella si con numeri da genocidio!), la popolazione albanese più arrabbiata ed estremizzata reagisce dandosi al terrorismo: nasce l’UCK (sulla black list USA fino al 98, tra l’altro). La popolazione serba, vittima di sempre maggiori violenze, fugge in massa.

Fase 6: Finita la guerra in Bosnia e Croazia, numerose unità militari e paramilitari vengono fatte convogliare in Kosovo. La reazione contro l’UCK è violenta e i morti albanesi sono numerosi, mentre la popolazione civile scappa in massa verso Albania e Macedonia per la paura di rappresaglie.

Fase 7: interviene la Nato, viene bombardata la Serbia, il Montenegro e lo stesso Kosovo, più di 3mila i morti civili serbi (!), numerosi anche quelli albanesi. La popolazione di etnia albanese rientra, circa 100mila serbi fuggono e non fanno mai più rientro alle proprie case.

Il resto è storia recente, e lo sappiamo tutti, il protettorato americano sul Kosovo, la distruzione del patrimonio storico-religioso serbo del 2004, la dichiarazione d’indipendenza del 2008 e i recentissimi accordi di semi riconoscimento.

Non si può negare che in Kosovo ci siano state violenze, ma queste ci sono state da entrambe le parti e, dati alla mano, il Kosovo è sempre più albanese e sempre meno multietnico. La pulizia etnica attuata nel corso di anni, in varie fasi e modalità ha portato alla situazione odierna, in cui il popolo albanese, che ha legittimamente lottato per la propria indipendenza, si trova governato da una massa di criminali, mentre quello serbo, che altrettanto legittimamente ha lottato per i proprio diritti, vive nella povertà più estrema o non ha più fatto ritorno nelle proprie case.

Quale genocidio?

Per quanto riguarda la Crimea, se la popolazione russofona desidera ricongiungersi alla Russia non ci vedo nulla di male, esattamente come non vedo nulla di male nell’Ucraina che non lo desidera, l’importante è che non si arrivi alla violenza. In ogni caso non c’è solo il precedente del Kosovo, ma anche Timor Est, Taiwan, recentemente l’ANP e molti altri.


Vedi la discussione






Palmares