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Perché Julian Assange è ancora vivo?

Perché un uomo come Julian Assange, che sta provocando un danno incalcolabile alla struttura militare statunitense con il suo sito WikiLeaks è ancora un libero cittadino e il Wiki non è stato messo offline? E’ lecito domandarselo, senza il rischio di essere tacciati di complottismo o dietrologia. Occorre ammettere che ciò che sta facendo Assange avrebbe già potuto costargli la vita.

Forse la risposta sta in un’unica parola: Internet.

WikiLeaks è un’organizzazione online, che per la sua natura digitale è sfuggente anche per i potentissimi apparati di intelligence americani. Si basa su contributi anonimi e volontari che non hanno alcuna possibilità di essere controllati. Il backup dei suoi dati è ormai stato diffuso in Rete attraverso i sistemi P2P. Inoltre, pochissime persone hanno contatto diretto con Assange, il quale si sposta continuamente e si comporta come un fuggiasco: si registra sotto falso nome negli hotel, evita le carte di credito, si tinge i capelli. Le comunicazioni tra i membri di WikiLeaks sono criptate con sistemi di livello militare.

Il Pentagono non ha potuto far altro che utilizzare mezzi poco efficaci e anacronistici per contrastare la clamorosa fuga di notizie: provare a convincere i media a non pubblicare la documentazione di WikiLeaks, chiedere la restituzione dei documenti (tentativo ridicolo, vista la natura digitale dei rapporti) e domandare la messa offline del sito.

Ed è solo su questo ultimo punto, sulla messa offline di WikiLeaks, che il Pentagono potrebbe realmente agire sortendo qualche risultato. Negli scorsi giorni, è trapelata la notizia di un potente attacco informatico ai server di WikiLeaks e il fatto che il Wiki sia stato in manutenzione per alcuni giorni prima della pubblicazione dei documenti riguardanti le operazioni in Iraq, potrebbe essere stata una forma di autodifesa.

Sabato mattina Wikileaks ha tenuto una conferenza stampa a Londra, “manifestandosi fisicamente”. Sul palco c’erano Julian Assange e Kristian Hrafnsson per WikiLeaksGavin MacFadyen del Centre for Investigative JournalismPhil Shiner di Public Interest LawyersJohn Sloboda di IraqBodyCount.

Assange ha spiegato le ragioni della pubblicazione dei documenti dicendo che “Nelle guerre la prima vittima è la verità” e che con la pubblicazione dei rapporti Wikileaks ha cercato di “Ristabilirla almeno parzialmente”. Il fondatore del Wiki ha poi spiegato il funzionamento del Sito. Gli altri partecipanti hanno sottolineato l’importanza del lavoro di WikiLeaks e delle informazioni che ha reso di pubblico dominio.

Poi la conferenza è terminata. La sala si è svuotata. Le luci si sono spente. E tutto è tornato online.

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