Per non dimenticare: 3 luglio 2006 Vibo Valentia
Attraversato lo stretto di sicilia, immenso paesaggio mistico si poneva dietro le mie spalle, per giungere in una calda mattinata di luglio dall’affascinante Sicilia nella meravigliosa e devastata terra di Calabria. Quel giorno 3 luglio 2006, per circa tre ore consecutive, in Vibo Valentia, città ove ho vissuto per anni e dove mi stavo recando, cadono ininterrottamente e violentemente 190 millimetri di acqua piovana. Enormi danni a cose e persone, a strutture pubbliche, imprese ed abitazioni si affermarono in poco tempo. Tre persone morirono, tra cui un bambino. La natura ha riconquistato ciò che l’uomo nel tempo ha sottratto ad essa.Dedico questa breve poesia alla natura, a chi ha perso la vita, a chi ha sofferto e continua a soffrir l’incuria dell’uomo .M.B.
3 luglio 2006
Caldo infernale,
nell’ immensità delle acque ove i mari vivon l’amore;
vento racchiuso tra la bocca dell’Etna e le mani dello Stromboli
coccolava il pensier dell’esser fuggitivo
nell’intimità del sogno ritrovato.
Impeto violento.
Giunto nella terra di storia secolare,
ove greci normanni e svevi,
edificaron nel corso ciclico del tempo storie di vita,
accolto nello splendor radioso del verde giardino sul mare,
ed il golfo di Sant’Eufemia ,
il sole si cela
nell’isola del terror.
Vento, urla della natura,
acqua violenta,
terra mutata in rude fango,
ore divenute agonizzanti secoli eterni,
devastan la città,
devastan la vita,
devastan la quotidianità.
Eppur la natura altro non fece
che sfogar la rabbia racchiusa
nei torrenti sommersi dall’inciviltà umana.
Mafia,
massoni,
politici corrotti,
meschino individualismo,
vivo egocentrismo,
distruzion ambientale,
il dolce divenuto sale,
senso amaro,
spento il faro,
non più giorno,
tristemente notte;
ecco il 3 luglio 2006.
Non più strade,
non più vie coltivate,
acqua e terra
oltre confine
invaser il campo di battaglia
e conquistaron l’aspra vittoria.
Morti sul campo,
vite rapite
omicidi voluti
dall’incuria
dolosa
umana,
ovunque posa.
Natura ribelle,
natura madre
di tutti voi esseri viventi,
grande atto di amor
nella sofferenza dell’atroce
vemenza
priva di alcuna clemenza,
offrì al pensier perduto
nelle acque di mare.
Uomo o donna chi tu sia,
rispettar devi
l’armonia,
con cui l’amata terra
cullato ha il tuo cuor
nel seme della vita;
e coltivar il sogno nella viva realtà,
lungi da empietà,
nello spirito naturale
concime vitale
per l’immensità aspirata
nell’ora sospirata,
devi.
Attimo intenso,
profumo di incenso,
lacrime di furore,
sangue ed ardore,
non più versate da te saranno,
se nella falsa società carpiranno,
la mera essenza
non più credenza.
Tradizioni popolari,
lotte proletarie,
conciliar potranno,
il canto della rivoluzione.
Non più mafia,
non più devastazione ambientale
ma amor per la vita naturale,
prevalere dovrà nell’odierna modernità.
Se ciò non comprenderai
odiar anche potrai,
ma il mero responsabile
della morte della tua città,
sarai solo tuo esser ignobile .
Nessuna scusa,
non più mente ottusa,
ribellione,
ecco non giunger più l’alluvione.
3 luglio 2006 Vibo Valentia.
M&G
3 luglio 2006
Caldo infernale,
nell’ immensità delle acque ove i mari vivon l’amore;
vento racchiuso tra la bocca dell’Etna e le mani dello Stromboli
coccolava il pensier dell’esser fuggitivo
nell’intimità del sogno ritrovato.
Impeto violento.
Giunto nella terra di storia secolare,
ove greci normanni e svevi,
edificaron nel corso ciclico del tempo storie di vita,
accolto nello splendor radioso del verde giardino sul mare,
ed il golfo di Sant’Eufemia ,
il sole si cela
nell’isola del terror.
Vento, urla della natura,
acqua violenta,
terra mutata in rude fango,
ore divenute agonizzanti secoli eterni,
devastan la città,
devastan la vita,
devastan la quotidianità.
Eppur la natura altro non fece
che sfogar la rabbia racchiusa
nei torrenti sommersi dall’inciviltà umana.
Mafia,
massoni,
politici corrotti,
meschino individualismo,
vivo egocentrismo,
distruzion ambientale,
il dolce divenuto sale,
senso amaro,
spento il faro,
non più giorno,
tristemente notte;
ecco il 3 luglio 2006.
Non più strade,
non più vie coltivate,
acqua e terra
oltre confine
invaser il campo di battaglia
e conquistaron l’aspra vittoria.
Morti sul campo,
vite rapite
omicidi voluti
dall’incuria
dolosa
umana,
ovunque posa.
Natura ribelle,
natura madre
di tutti voi esseri viventi,
grande atto di amor
nella sofferenza dell’atroce
vemenza
priva di alcuna clemenza,
offrì al pensier perduto
nelle acque di mare.
Uomo o donna chi tu sia,
rispettar devi
l’armonia,
con cui l’amata terra
cullato ha il tuo cuor
nel seme della vita;
e coltivar il sogno nella viva realtà,
lungi da empietà,
nello spirito naturale
concime vitale
per l’immensità aspirata
nell’ora sospirata,
devi.
Attimo intenso,
profumo di incenso,
lacrime di furore,
sangue ed ardore,
non più versate da te saranno,
se nella falsa società carpiranno,
la mera essenza
non più credenza.
Tradizioni popolari,
lotte proletarie,
conciliar potranno,
il canto della rivoluzione.
Non più mafia,
non più devastazione ambientale
ma amor per la vita naturale,
prevalere dovrà nell’odierna modernità.
Se ciò non comprenderai
odiar anche potrai,
ma il mero responsabile
della morte della tua città,
sarai solo tuo esser ignobile .
Nessuna scusa,
non più mente ottusa,
ribellione,
ecco non giunger più l’alluvione.
3 luglio 2006 Vibo Valentia.
M&G
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