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Per i mercati l’Italia è meno affidabile della Spagna, ma è proprio così?

Il confronto tra Italia e Spagna è già stato analizzato da Libero Mercato in un altro articolo, dove la domanda di fondo era: come fanno i mercati finanziari a giudicare il paese iberico più "sicuro" del nostro?

Torniamo dunque sulla sfida tra Roma e Madrid prendendo in esame i fondamentali economici. L'Italia resta la sorvegliata speciale in Europai Btp sono tornati a pagare 5 punti di interesse in più dei Bund tedeschi, nonostante il Governo Monti abbia varato una manovra di 30 miliardi fatta di "veri" sacrifici.
 
Eppure l'incertezza sul futuro dell'Europa dovrebbe penalizzare anche la Spagna, che invece ha ridotto il divario dei suoi titoli pubblici rispetto alla Germania: dai 446 basis point di un mese fa ai 332 di lunedì 19 dicembre, mentre l'Italia ha visto aumentare lo spread dai 475 punti base del 18 novembre ai 498 di pochi giorni fa. Gli spagnoli migliorano, noi peggioriamo. 
 
Dove ci batte la Spagna. Il vero fardello del nostro paese è sempre lo stesso: l'enorme debito pubblico, pari al 120% del Pil. L'anno prossimo dovremmo rimborsare titoli di stato per un ammontare di 356 miliardi di euro e bisognerà trovare investitori disposti a prestarci questo denaro per essere in grado di rimborsare i titoli in scadenza. 
 
La Spagna invece ha un debito pubblico inferiore, pari al 78% del Pil e nel 2012 dovrà rimborsare debiti per "solo" 172 miliardi. Ecco una prima concreta differenza che notano i mercati. Secondo l'opinione di Silvio Peruzzo, economista di Rbs, intervistato dalSole 24 Ore: "Il mercato in questi mesi è concentrato solo sui debiti pubblici degli stati e non su altri indicatori economici. Gli investitori temono di registrare perdite, e questo è più probabile nei paesi con un elevato debito pubblico".
 
Dove vince l'Italia. Se sul fronte debito siamo i fanali di coda dell'Europa, per quanto riguarda il deficit di bilancio la Spagna sta peggio di noi: Madrid ha un disavanzo pari al 5,5% del Pil mentre Roma si ferma al 3,5%. Non si tratta solo di freddi indicatori economici, ma è una differenza importante perché maggiore è il deficit maggiore è il fabbisogno finanziario, come spiega il professor Marco Fortis: "Se si sommano i debiti in scadenza al deficit, si scopre che quando l'Italia arriverà al pareggio di bilancio nel 2013 il fabbisogno sarà inferiore a quello spagnolo. Con il poderoso sforzo che l'Italia sta facendo per ridurre il disavanzo di bilancio, i conti pubblici avranno un miglioramento importante".
 
Ma la vera forza dell'Italia è il settore privato: pochi debiti e tanta ricchezza.
Il debito di famiglie e imprese infatti è rispettivamente del 45% e dell'81% del Pil, mentre in Spagna è ben superiore: 85,8% per le famiglie e il 140,5% per le imprese. Inoltre nella penisola iberica gran parte di questo fardello è concentrato su un unico settore, quello immobiliare, che ha sì garantito tempi d'oro per la crescita del Pil spagnolo (+ 7,8% medio nel periodo 2000/20007 contro il 4,1% dell'Italia) ma adesso con la crisi del mercato degli immobili mette non poco in difficoltà Madrid. 
 
In Italia il livello di ricchezza delle famiglie è decisamente maggiore. Secondo un calcolo di Credit Suisse, sommando la capacità finanziaria ed immobiliare l'italiano medio ha una dote di circa 210 mila dollari, il doppio dello spagnolo (104 mila dollari). Su questo fronte stiamo meglio persino della Germania (163 mila dollari). Sempre in Italia il 61,6% della popolazione ha una ricchezza superiore ai 100.000 dollari (compreso il valore della casa), mentre la Spagna si ferma al 36%.
 
Insomma lo Stato in Italia ha un interessante bacino di risorse private da cui attingere (ed è proprio uno degli obiettivi del governo Monti) mentre in Spagna questo "tesoretto" non c'è. Conclude il professor Fortis: "La Spagna non riesce più di tanto a ridurre il deficit per questo motivo, perché la ricchezza privata è bassa".
 
Eppure l'Italia soffre di più sui mercati e gli operatori finanziari restano concentrati sul nostro debito pubblico. Il Governo deve agire in fretta per invertire questo ciclo. 
 

 

 

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.48) 23 dicembre 2011 19:48

    Zona franca >

    Arduo è declinare i tempi della politica e la durata della formula Monti.
    Vero “detonatore” sarà il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi.

    Quando lo spread si muove nell’intervallo da 400 a 500 punti prevale il requisito di “credibilità” di un governo “tecnico” sintesi di una larga maggioranza trasversale.
    Prioritario è il “controllo” delle variabili macro-economiche in un quadro emergenziale.

    Tutto cambia quando lo spread supera i 550 punti o scende verso quota 350.
    Per ragioni differenti diventa allora “irrefrenabile” la spinta al ricorso alle urne.
    Nel primo caso (rischio default) nessun esponente di partito vorrà pagare il conto dell’inefficacia di un governo di “tecnici”.
    Nell’altro caso la percezione del “cessato allarme” farà crescere nei partiti la “voglia” di riaffermare la propria identità politico-programmatica.

    L’intervallo da 400 a 500 punti è la “zona franca” del governo Monti finchè la crisi grava sul paese come Se fosse Stagnazione

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