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Paul Krugman all’Europa: “Stampate moneta e fate aumentare l’inflazione”

Il premio Nobel Paul Krugman lancia il suo appello dai microfoni di "Rainews24", annunciando la possibile crisi definitiva dell'Euro se non si invertirà la rotta delle politiche economiche fondate sull'austerità.

Intervistato ieri sera da Corradino Mineo per “Rainews24”, il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman non si è fatto pregare troppo e ha spiegato quali dovrebbero essere le linee-guida di una modifica globale della politica economica dei Paesi europei.

Innanzitutto, ha precisato, oramai davvero non c’è più molto tempo a disposizione. Secondo Krugman, è necessario adottare un’inversione di tendenza nello spazio di qualche settimana, massimo un mese. «Se ciò non avverrà – ha precisato – gli europei saranno costretti ad ammettere il fallimento della loro moneta unica e dovranno abbandonare l’Euro». Ad una domanda esplicita di Mineo («Pensa che fra un anno la intervisterò ancora con degli Euro in tasca?») ha così risposto: «Non vorrei dare risposte sgradite, ma questa possibilità è legata al fatto che si agisca immediatamente, altrimenti l’Euro non esisterà più».

Ma in cosa consiste essenzialmente la ricetta che Krugman indica per superare la crisi europea? Secondo l’economista americano è necessario che la Banca centrale stampi denaro e che lo faccia circolare rapidamente, non soltanto in direzione delle banche. Ciò provocherà un aumento dell’inflazione, che è esattamente quello che ci vuole (e conseguentemente una svalutazione dell’Euro, che produrrebbe benefici alle esportazioni). Non c’è bisogno di Krugman per ricordare che la deflazione – che attualmente sembra aver preso il sopravvento nell’economia del Vecchio Continente – è il fattore di rischio peggiore per un sistema economico.

La crisi americana degli anni Trenta, dopo essere stata innestata da una bolla immobiliare sui terreni edificabili e da una successiva caduta del corso dei titoli in Borsa, proseguì in tutta la sua virulenza a causa della deflazione, cioè di un ribasso permanente dei prezzi di beni e servizi, che non riuscivano a compensare né i negozianti, né i produttori. Ciò comporta evidentemente una massiccia caduta degli investimenti e dei consumi e quindi della domanda aggregata, spingendo ancora più in basso il ciclo economico.

Un tale avvitamento, secondo Krugman, è superabile soltanto in un modo: invertendo esattamente la rotta, aumentando il livello di liquidità monetario, anche predisponendo un tasso unico di riferimento (che determina i tassi di interesse) prossimo allo zero, come negli USA (ora in Eurolandia gravita intorno all’1%) e favorendo una crescita dei prezzi. «Tutte le altre soluzioni, come una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, possono essere utili ma soltanto in un’ottica di lungo periodo» ha ancora aggiunto l’economista americano. Inoltre, nel prossimo futuro andrà rivisto l'intero impianto dell'Unione europea, perché ad una moneta unica deve corrispondere un centro decisionale unitario, come avviene negli Stati Uniti.

Eppure, ha sintetizzato Mineo, nonostante l’evidenza della crisi, ancora il pensiero neoliberista tiene banco, propugnando politiche restrittive e tagli alla spesa. Come mai? «Anche io sono stupito di tale caparbietà di fronte ad una realtà che non potrebbe essere più evidente» ha affermato Krugman, il quale poi ha invitato i leader europei, Hollande, Monti e la Merkel a darsi da fare subito. In ballo c’è la sopravvivenza dell’economia europea così come la conosciamo oggi. Un messaggio poco rassicurante ma realistico.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.18) 12 giugno 2012 16:05

    Purtroppo, e lo scrivo con rammarico, come amara previsione, non come criptodesiderio, la Merkel, Hollande e Monti, la quarta nazione, il Regno Unito, in pratica non ha mai fatto parte attiva e positiva dell’UE, più Draghi (BCE) e Lagarde (FMI), NON si metteranno d’accordo per il meglio, in quanto portatori d’interessi, legittimi e illegittimi, politici, economici, finanziari, non solo un po’, ma troppo diversi, diciamo contrari.

    Poi c’è proprio la questione tempo: un organismo come l’UE, ammettiamo che esista sul serio, tuttora, quando agisce, ha meccanismi burocratici, attori innumerevoli, quindi tempi, piuttosto biblici...
    USA e Giappone hanno i debiti pubblici forse più grandi in assoluto, se non erro (mi corregga, se sbaglio), ma, contrariamente alla BCE, ora in mano a Draghi, sostiene in pratica senza riserve il suddetto debito, evitando il più possibile le speculazioni sui loro ’spread’, anche senza stare a guardare la loro composizione e qualità.
    Ecco, un altro punto fondamentale: i ’cravattari’ della BCE e soprattutto del FMI + quelli, a scendere, delle varie banche ’dettaglianti’ il prestito, possono anche soccorrere, appunto, con lo strozzinaggio ;o), ma i veri nodi, da "sciogliere" gordianamente, sono:
    1-drastica riduzione o eliminazione di tutti i veri, enormi e costosissimi sprechi, privilegi e le analoghe ruberie, da far risarcire (corruzione e ancor più concussione, evasione ed elusione fiscale, contributiva ecc.);
    2-equità vera, applicata a ogni provvedimento di cui sopra, per non avere, se non altro, in pratica, ogni giorno una rivolta sociale sotto le finestre;
    3-impiegare, finalmente, almeno una parte davvero consistente di questo immane risparmio, 
    per ridurre il disavanzo, quindi gli interessi passivi enormi anche a causa spread, non essendoci Eurobond, che forse non ci saranno mai, certo, ma, prima, una parte ancora più consistente nello sgravio fiscale al mondo del lavoro (lavoratori, imprenditori, professionisti e artigiani onesti) e ai pensionati, che porterebbero benefici enormi, e alle riforme vere, non le deforme come stanno attuando, nella formazione, dall’obbligo all’università, all’ambiente, alle energie e ai carburanti alternativi, al made in Italy, non solo alimentare, migliore lasciato a se stesso, al turismo inbound...

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