Parla uno dei naviganti - Parole sulla riforma
Accusati di violenza, tacciati di ignoranza, biasimati di nullafacenza, minacciati di essere massacrati dalle forze dell’ordine. Ne hanno detto di tutti i colori su noi studenti. Hanno affermato che stiamo compiendo una violenza nei confronti di coloro che vogliono andare a scuola a studiare, che siamo controllati da una sinistra estremista, che siamo fomentati da certi giornali e perfino dai docenti, che siamo una forte minoranza.
Gandhi affermava: prima ti ignorano, poi ti attaccano, infine vinci. Ci temono e ci stanno attaccando. Noi non cederemo di un millimetro. Andremo fino in fondo pacificamente, ma fortemente determinati.
Sono un navigante, un liceale, uno di quelli minacciati di repressione da capitan Berlusconi e dal nostromo Gelmini (minacce prima smentite e poi riconfermate). Non so a che gioco stiano giocando. Le trame di potere non sono mai chiare fra le mille ramificazioni e macchinazioni. Di certo avevano previsto una reazione del genere del mondo scolastico. L’unica cosa certa è che la scuola non può più andare avanti così, fra tagli e privatizzazione. Chi va all’università ha il diritto di trovare lavoro al termine degli studi e di percepire una pensione adeguata per la vecchiaia. Non può essere più accettabile che giovani brillanti ed intelligenti, per giunta muniti di laurea, rimangano senza lavoro e pensione e siano costretti ad emigrare all’estero. Mò basta!
La legge prevede sì la piena libertà di scelta della dirigenza scolastica, ma il decreto Gelmini d’altro canto esegue forti tagli ai finanziamenti e costringerà di fatto molte scuole a firmare un contratto con uno sponsor.
La scuola insomma deve formare l’individuo. La matematica, l’italiano, il latino etc. sono materie importanti, ma è fondamentale far sì che nei ragazzi fiorisca il pensiero critico e la consapevolezza di far parte di una comunità democratica da rispettare ma anche da migliorare. Sinceramente non si riesce a capire come con la privatizzazione delle scuole, col ritorno al maestro unico e alla divisa, peraltro odioso strumento di omologazione, il ragazzo possa raggiungere la piena maturazione ed il senso di responsabilità.
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