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Panglossianesimo Liberale

Una lettera aperta a Piero Ostellino, facendo seguito al suo articolo pubblicato il 10 luglio sul Corriere: Una strana idea di democrazia.

Gent. Piero Ostellino

la lettura del suo articolo "Una strana idea di democrazia" mi ha riportato alla mente un brano del suo libro "Il dubbio" nel quale, parlando di Gino Strada, lei lo definì "un ottimo chirurgo ma politicamente un cretino".

Il riflesso mentale non è dovuto ad una possibile associazione tra Di Pietro e Gino Strada, quanto alla disinvoltura e presunzione con la quale lei tratta certi argomenti e le convinzioni altrui.

L’idea invece che il suo articolo trasmette è un ottimo esempio di stile e pensiero panglossiano; sì, proprio quello del dotto educatore del Candido di Voltarie.
Come Pangloss, compie una disamina dell’iniziativa di Di Pietro fuori dal contesto reale nel quale è nata. A leggere il suo pezzo sembra lei stia parlando di una persona squilibrata, priva di coscienza civile e civica, nonché giuridica, la quale si è alzata un bel mattino ed ha deciso di sollecitare una indebita interferenza di forze esterne nel nostro paese.

Basterebbe già una attenta lettura del testo scritto da Di Pietro per comprendere come il suo articolo sia del tutto fuori luogo.

Che cosa ha detto di così "pericoloso"? Innanzi tutto si è scusato, a nome dell’Italia, per gli attacchi di Berlusconi al giornalismo straniero. Giornalismo che da tempo, e in ogni luogo, vede diminuire in Italia le garanzie costituzionali e accrescere le minacce alla libertà dei suoi cittadini. Certo, per saperlo, bisogna evitare di leggere i giornali italiani e magari viaggiare un po’ in internet per andare a reperire le informazioni laddove ci sono veramente.


Forse, per lei, il fatto che Berlusconi ed Alfano siano andati a cena con membri della Corte Costituzionale, alla vigilia di una decisione che la Corte stessa deve prendere e che comporterebbe l’incriminazione dello stesso Berlusconi, è un fatto "legittimo" e privo di importanza.

Mi domando se con altrettanta disinvoltura giudica non importante che un marito, avendo in corso una causa di divorzio miliardario con la moglie (per esempio), vada una settimana prima della sentenza a cena con il giudice che dovrà emetterla (giustificando il fatto perché sono amici di vecchia data).

Lei ci fa una bella lezioncina sugli articoli della nostra Costituzione e sulla "palese" sfiducia di Di Pietro sui principi liberali.

Caro Ostellino, noi beoti (così come ci definiscono quelli del "Giornale") abbiamo smesso di essere "Candidi" Volterriani da un po’ di tempo. Abbiamo compreso che le leggi scritte possono essere buggerate e svilite con la prassi e con abili acrobazie dialettiche.

Siamo consapevoli che i principi della nostra Costituzione sono in pericolo perché le leggi ordinarie possono disattendere nello spirito la Carta pur mantenendo una struttura di legittimità.

Conosciamo azioni non penalmente rilevanti ma di preciso significato politico e morale.

Lei continui pure a trastullarsi con questo suo liberalismo panglossiano.
Noi preferiamo pensare che un Bobbio, un Einaudi, un Galante Garrone, porrebbero, in questi casi, questioni di sostanza, politica ed etica, dimostrando che la legittimità di opinioni diverse comporta però, sempre, una valutazione di merito su queste stesse opinioni; valutando quanto queste siano davvero espressioni di buona fede, quanto siano attinenti alla verità delle cose, con lo scopo di riconoscere ciò che esse sono realmente, non ciò che appaiono.

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