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Perché disertare le urne 2

Quando ho scritto perché a mio avviso bisogna disertare le urne intendevo sottolineare soprattutto il fatto che, in una democrazia feudale come la nostra, al cittadino non resta altra possibilità per difendersi dalla prepotenza e dall’inettitudine della classe politica, che negargli il consenso.

Le reazioni alla mia proposta sono state le seguenti: bisogna andare a votare perché vanno gli altri, ed è quindi inutile disertare; perché è anche un dovere; perché bisogna legittimare un eletto dal popolo; l’unico voto "di protesta" sensato è quello dato alle liste civiche; disertare le urne fa solo il gioco di chi è al potere.

L’idea che il voto serva a legittimare i propri e a delegittimare gli avversari, non regge e non ha importanza. Contano gli effetti del voto. E questi sono stati sempre deludenti o addirittura scarsi.

Se guardo intorno al grave disagio sociale diffuso, che attanaglia il Paese, e penso che per carità cristiana accogliamo tanti poveri disperati provenienti dalle contrade più diverse, senza avere i mezzi adeguati per farlo e tuttavia lo facciamo, pagando come contribuenti, di tasca nostra.

Se contemporaneamente penso al degrado delle periferie accentuato da questi fatti, mentre “lorsignori”, con famiglie, famuli e scorte abitano in alloggi pubblici gratis o a prezzi di favore.

Se penso a tante opere pubbliche grandi o piccole incompiute, con grave sperpero di risorse ed alla probabile conseguente corruzione.

Se i consiglieri della regione Sicilia non intendono abbandonare i doppi incarichi, vietati da una sentenza della Corte costituzionale.

Se più di 40 “auto blu” erano in fila per ritirare i biglietti della partita Roma-Arsenal per ministri, sottosegretari e politici importanti.

Se, anche quest’anno, sia il deficit statale che il debito complessivo del Paese sono ancora aumentati.

Se molte famiglie sono alla miseria grazie alla crisi, mentre i nostri “eroi” si godono i privilegi, non rinunciano a nulla, anzi pontificano, esortano i cittadini a darsi da fare. E’ un Paese ben strano. Non vi pare?

Questa gente che ci ispira lo stesso sentimento di rancore che si ha per le truppe d’occupazione, come scrisse una volta Indro Montanelli, merita il nostro consenso?

Come pensate, cari lettori, possa difendersi un cittadino inerme e deluso da decenni di guasti politici e sociali che ci hanno portato alla bancarotta morale e civile?

E che pensare dell’ostruzionismo allo svolgimento del referendum, per impedire di cambiare quella “porcata” della legge elettorale attuale che gli permette di scegliere direttamente con la compilazione delle liste chi dev’essere eletto?

Perché andare a votare allora? Sono io che vorrei sapere la “ratio” del vostro gesto. Sulla possibilità di disertare le urne o meno, ogni opinione è legittima.

Però il voto dev’essere responsabile, consapevole, un gesto meditato, non un modo distratto ed inutile di utilizzare una giornata di giugno.

Guardando in diretta tv lo scenario e l’atmosfera del congresso di fondazione del Popolo delle libertà, non avete avvertito che avanza una nuova Età dell’oro, guidata da un nuovo Augusto imperatore? E volete fargli mancare il vostro plauso ed il vostro consenso?

Purtroppo la realtà è diversa e ben più amara. Da secoli siamo, per dirla con un bel verso manzoniano, “un volgo disperso che nome non ha”.

Commenti all'articolo

  • Di kermitilrospo (---.---.---.113) 9 maggio 2009 09:17

    Devo dire che anch’io sono arrivato a queste conclusioni: se fossimo in 30 milioni a non votare perchè disgustati da questa politica e in disaccordo con essa saremmo il partito di maggioranza, anche se in tv non lo dirà nessuno!

  • Di cincinnato (---.---.---.28) 9 maggio 2009 17:48

    Non bisogna votare perchè votando si legittima chiunque vinca.

    Se la maggiranza non votasse, i politici sarebbero molto preoccupati.........

  • Di misono rotto (---.---.---.60) 9 maggio 2009 21:58

    Il problema non sono gli eletti, ma gli elettori, che dopo il voto si affidano totalmente agli eletti, i quali da qualunque parte stanno hanno nel loro dna l’ingordigia più sfrenata, e puntualmente deludono le aspettative di una parte dell’elettorato: quella che pensava che i politici fanno i politici, e non i politicanti, cioè quelli che usano il potere politico per arricchirsi e sottomettere le masse dei deboli e degli ultimi.
    Alle masse non sarà mai consentito di incidere sulle decisioni della casta politica.
    Usano ogni mezzo per imbalsamare e per soggiogare la società.
    Non voto perchè devo far capire con sicurezza che chiunque governa non mi rappresenta, perchè so che lui dal posto che andrà ad occupare, avrà come unico scopo quello di fottermi.
    Almeno lo farà senza il mio consenso.
    E’ al colmo la feccia.

  • Di manu (---.---.---.194) 11 maggio 2009 10:27

    Caro Tonino, puntuale come sempre nel trattare gli argamenti che caratterizzano la vita di questa penisola mediterranea.
    Territorio preda di pochi (siano essi di centro destra che di centro sinistra) che esercitano i loro interessi alternando il loro dominio sotto la stessa regia "i potentati economici ".
    Tutte le organizzazioni pubbliche e private sono contaminate da una malattia incurabile
    che ha modificato
    il DNA di tutti o quasi tutti gli "animali" esistenti senza nessuna possibilità di trovare un qualcosa per combaterla e distruggerla.
    Cosa fare? Oltre a condividere la possibilità di non votare evitando di diventare complici di aggregazioni che perpetueranno la diffusione della malattia, c’è d’augurarsi che eventi naturali e o prese di coscienza sociali  invertano il continuo progredire della stessa riportando gli "animali" a praticare una politica quotidiana
    pregnante di principi morali.

    Manu animale sfiduciato ma indomito.

  • Di (---.---.---.114) 11 maggio 2009 14:04

    Come ha ben detto il prof. Luigi Zingales nel corso della Conferenza tenutasi qualche giorno fa presso la Bocconi, osservando l’Italia da lontano è lampante che ciò che i nostri goverananti stanno cercando di farci credere riguardo la crisi economica è solo un insieme di fandonie, a volte frutto di ingnoranza ed altre, ben più numerose volte, frutto di malafede.
    E la spiegazione è semplice, in un Paese in cui

    • si esporta capitale umano ad alto valore aggiunto (i nostri migliori cervelli) e si importa, solo, capitale umano a basso valore aggiunto (per effetto dei flussi immigratori)
    • si tagliano gli stanziamenti dedicati alla ricerca
    • si contrate la quota di popolazione occupata, con gravi conseguenze sulla possibilità di futura sostenibilità del debito pubblico
    • si mantiene artificialmente in vita un settore "manufacturing" che non produce alcun valore (quando il nostro reale valore sarebbe nell’ideare, disegnare ciò che deve essere prodotto e non più nel produrlo)
      non esistono le condizioni "strutturali" per uscire dalla crisi. E’ facile affermare che l’Italia ha sopportato meglio gli effetti della crisi.....quando si cade da più in basso ci si fa meno male.

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