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PD: il trionfo dell’antipolitica

Anche se dovremmo essere tutti assuefatti e cloroformizzati dal blabla della politica, sempre falso e inconcludente, stupisce che il dibattito all’interno del PD sia la cosa più vecchia e ripetitiva che si possa immaginare. I vari capicorrente, gli stessi da 40 anni, quotidianamente fanno e disfanno progetti e alleanze, disegnano scenari che il giorno dopo abbandonano all’insegna del tatticismo politico più spinto, senza ancorare la propria politica a una strategia, né alle promesse elettorali.

L’immagine finale che ne viene fuori è quella di un partito vecchio, spaccato almeno in tre (renziani, dalemiani, barcaroli di sinistra), che pretende di far convivere liberisti di destra, ex-democristiani, ex-comunisti, che resta unito solo perché è un partito di potere e di apparato e se si facesse un congresso vero sparirebbe lasciando un pezzo a Forza Italia, un pezzo al centro, un pezzo a sinistra.

Bisogna aggiungere a questo simpatico quadretto il peggior delitto che si può fare in democrazia, ingannare gli elettori e non sentirsi vincolati al programma elettorale, come ha fatto il PD andando al governo con B, dimenticandosi di avere escluso solennemente questa ipotesi.

Questi sono i comportamenti che generano l’antipolitica, la gente rifiuta chi la prende in giro e ormai meno del 50% degli elettori va a votare.

Ma la situazione può farsi pericolosa, perché se anche il governo Letta, quello delle larghe intese, con numeri tali da poter legiferare a spron battuto, appare bloccato dai veti incrociati di una classe dirigente vecchia e inadeguata, eterodiretta da B. e dalla nomenklatura del PD, ecco che la democrazia comincia ad apparire inadeguata e da lì a passare all’uomo forte o al presidenzialismo il passo è breve.

Tra l’altro il protrarsi della crisi economica segnala il fallimento del governo tecnico di Monti e di quello Letta, entrambi voluti e sostenuti da sua maestà Napolitano, la cui credibilità e presunta saggezza vengono profondamente intaccate dal sostanziale stallo della politica e della economia.

Il M5S, pur avendo dato importanti segnali di novità con la restituzione di ben 42 milioni di euro di rimborsi elettorali, con la restituzione di un milione e mezzo di euro risparmiati sulla diaria di spettanza dei parlamentari, pur avendo applicato la rotazione (ogni tre mesi) dei portavoce dei gruppi parlamentari, pur avendo proposto moltissime leggi, pur avendo proposto al PD di votare per l’applicazione della legge 361 del 1957 per l’ineleggibilità di B., pur avendo proposto al PD di abolire la legge elettorale attuale e tornare al Mattarellum, viene costantemente attaccato, denigrato, ed è oggetto di “scouting” (ossia cercano di dividerlo per comprarsi deputati e senatori).

La grave colpa è quella di avere introdotto nelle istituzioni un pericoloso virus, temutissimo dalla casta politica, quello di attenersi al programma elettorale, per il quale il M5S ha avuto il 25% delle preferenze degli italiani, in cui era scritto che non si sarebbe mai alleato né col PD, né col PDL, perché ritenuti pienamente responsabili dell’attuale situazione di crisi.

Sta agli italiani comprendere e giudicare chi merita il loro voto. In presenza di una alternativa di persone nuove, espresse dal basso e dai territori, che invece di intascare soldi li restituiscono alla collettività, se i cittadini italiani continuano nell’astensione o nel voto ai vecchi partiti responsabili del disastro, il problema dell’Italia sono gli italiani.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.95) 8 luglio 2013 14:18

    il 25% non è un virus: è una maggioranza di governo buttata dalla finestra. e infatti grazie all’irresponsabilità dei 5 stelle ci troviamo un governo di minoranza, sostenuto a malavoglia dai pertiti che lo compongono e che non si sa se supera ottobre. bella prova davvero. le parole di bersani confermano il tutto: la questione non era un alleanza tra pd e 5stelle, ma un governo a progetto per realizzare i punti del programma comuni a pd e 5stelle: e infatti è difficile per un partito che dimostra di fregarsene altamente di quello che scrive nei programmi superare il 10%....

  • Di GeriSteve (---.---.---.255) 8 luglio 2013 15:03

    E infatti alle successive ammnistrative molti ex elettori del M5S si sono guardati bene dal confermare il loro appoggio.
    L’aumento delle astensioni ha reso meno visibile (soltanto il 10%) questo calo, che invece è sostanziale e (presumibilmente) definitivo.
    In Italia manca una proposta di govrno alternativa, e grillo e greillini hanno ben dimostrato di non essere all’altezza.
    Ricordiamo bene le fesserie tipo: "siete circondati, arrendetevi, siete morti, si tornerà a votare fra tre mesi e supereremo il 51%..."
    GeriSteve

  • Di (---.---.---.193) 8 luglio 2013 18:38

    Ancora parli??!!

    Avete resuscitato Berlusconi, che altro vuoi? non ti basta il danno che avete fatto??!!

  • Di illupodeicieli (---.---.---.85) 8 luglio 2013 20:03

    Caro Paolo posso concordare con l’analisi che è, credo, completa: tuttavia non posso non osservare che, nonostante tutto, il Pd ,alla fine vince almeno nelle comunali. Allora mi chiedo se, come mi pare pensino in molti, non è che è stato un errore del M5S il fatto di non essere, in ogni caso , andato al governo? Alcuni votanti, dopotutto, hanno votato per vincere e non per non dare il voto a tizio o a caio: certo per alcuni sarà stato solo di protesta e infatti dopo, alle comunali, non hanno votato per Grillo o non hanno votato. Chi non ha votato, chi non è andato alle urne ha protestato, chi invece ha votato i partiti tradizionali è tornato, per così dire, all’ovile. La comunicazione che ha adottato il M5S con gli elettori o gli italiani in genere, non sempre attacca, sta di fatto che non tutti sanno cosa hanno fatto in questi mesi i parlamentari del movimento, mentre sappiamo cosa hanno fatto quelli degli altri partiti, e cioè per lo più gli affari loro: ma se chiedo ai miei vecchi, over 80, e non certo internettiani, crederanno a quanto dice il tg1o quinta colonna o alle parole di Luca Telese. Ecco che chiedere, ma penso già lo facciano i grillini di loro iniziativa, di diffondere a parole (quasi come i testimoni di Geova o i mormoni) ciò che i nostri dipendenti fanno o hanno fatto in questi mesi, ebbene è un compito immane. E se prendessimo per buone le parole di tanti, come che so Paolo Barnard, scopriremo con un certo magone, che tutto quello che stiamo facendo non lo stiamo facendo per noi, ma per le generazioni future, perché non assisteremo al cambiamento o almeno non come forse lo abbiamo sognato, ipotizzato o anche solo discusso. E questo può portare a due o tre strade:la prima è prendere armi e bagagli e andare all’estero e restarci, il che vuol dire fregarsene di ciò che accadrà qui, nella vecchia patria; o anche restare qui e fregarsene di tutto egualmente, diventare egoisti e opportunisti, se del caso rubare o comunque non essere così onesti; la terza potrebbe essere quella di dedicarsi invece anima e corpo a combattere per i motivi di cui sopra.Ma se la storia non sbaglia quanto a insegnamento, cosa è rimasto delle battaglie e delle lotte dei decenni scorsi? Dobbiamo ricordare il compagno di scuola della canzone di Venditti, che lavora in banca? Pensare a chi è stato assimilato e magari oggi è imboscato in qualche segreteria o è il tirapiedi di qualche capo corrente o si è trovato, dopo aver leccato bene piedi o altro un posto come dirigente in qualche azienda municipalizzata o partecipata? Avanzo seri dubbi e rifletto ancora. Ciao

  • Di (---.---.---.231) 8 luglio 2013 22:24

    "Sta agli italiani comprendere e giudicare chi merita il loro voto". Giustissimo. Ma se il voto non se lo merita nessuno?

    Io distinguo politicamente i cittadini italiani (elettori), in quattro categorie, assolutamente trasversali, in base a diversi gradi di evoluzione (intendo mentale e non anagrafica).

    La prima è quella degli "infanti", che vogliono solo il "ciuccio": sono acriticamente dipendenti dai loro beniamini, ai quali attribuiscono quel ruolo paterno e materno insieme, che li rassicura e li conforta.

    La seconda è quella dei "fanciulli", che sono virtualmente indipendenti, ma non se la sentono di mettersi in gioco, quindi si isolano e non partecipano né al confronto né al voto, perché "non gli interessa".

    La terza è quella degli "adolescenti", che provano insofferenza e ribellione, a volte giustamente e a volte no, ma non riescono ancora ad elaborare risposte razionali: si dimostrano emotivi ed impulsivi, contestano "il sistema", ma non sono in grado di formulare soluzioni veramente alternative e sufficientemente realistiche; non rinunciano alla protesta, ma finiscono per adeguarsi.

    La quarta è quella degli "adulti", che chiedono conto, perché esigono il rispetto che gli si deve; non hanno una specifica rappresentanza politica perché hanno raggiunto un equilibrio autonomo, camminano sulle loro gambe e diffidano di chiunque gli porga il "girello", proprio perché sanno di non averne bisogno; non si legano a nessuno e si riservano sempre la facoltà di scegliere chi votare, ma anche SE votare; di decidere, ma anche di cambiare idea se necessario, perché ormai sono perfettamente in grado di assumersi comunque la responsabilità delle proprie scelte.

    Il tatticismo (ben definito nell’articolo) dei partiti "classici" (tra cui PD e PDL) punta principalmente sulla prima categoria; quello dei partiti "alternativi" (come Lega e M5S), più sulla terza. La torta (elettorale) da spartire è tutta lì, perché le vacche da mungere sono quelle. La seconda e la quarta categoria vengono trascurate entrambe, sebbene per opposti motivi: la seconda semplicemente perché è inerte; la quarta, invece, perché non lo è: chi pensa con la propria testa, infatti, non se la fa mettere sotto i piedi da nessuno; non accetta passivamente le proposte politiche, ma nemmeno si limita a disinteressarsene: bensì "osa" giudicarle, discuterle e anche rifiutarle del tutto, se nessuna di queste gli risulta valida.

    Come giustamente osservato dall’Autore, il tradimento e l’antipolitica generano astensionismo. Ma la mia vera preoccupazione non è l’astensionismo in sé (né quello che a questo punto definirei "di tipo 2", né quello "di tipo 4", in riferimento alle suddette categorie), perché (a mio modesto parere) la vera anomalia, in Italia, è proprio questa sciagurata partitocrazia tatticista e affamata di potere, che senza farsi scrupoli si preoccupa esclusivamente di allattare gli "infanti" e adescare gli "adolescenti" (le categorie più "affidabili", facili da condizionare, meno impegnative e più remunerative); e senza alcun ritegno, insieme ai propri doveri ignora totalmente sia i "fanciulli" (categoria innocua ma refrattaria), sia gli "adulti": categoria quest’ultima invece scomoda, fastidiosa, e quindi proprio per questo destinata a finire sistematicamente cancellata, "neutralizzata" e gettata nel nulla. Congiuntamente alla democrazia, però.

    Manny

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