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Operai e impiegati: due categorie, uno sciopero solo!

Metalmeccanici e pubblico impiego: due categorie, uno sciopero. Sarà il 13 febbraio con una manifestazione nazionale a Roma. Le ragioni dello sciopero: "illegittimo" l’accordo sulla riforma del modello contrattuale sottoscritto a Palazzo Chigi da Cisl, Uil e Confindustria.

La mobilitazione del 13 febbraio è la prima manifestazione che si svolge dopo la firma dell’accordo separato di Palazzo Chigi, che sottrae al mondo del lavoro diritti acquisiti in anni di lotte e che colpisce le giovani generazioni, il loro futuro, il loro salario, le loro famiglie. La perdita del potere d’acquisto dei lavoratori , e l’arricchimento di taluni, diventa un ulteriore elemento di irrigidimento delle barriere sociali. Siamo di fronte ad una "riduzione programmata” del salario di tutti i lavoratori, all’innalzamento dell’età per il pensionamento per vecchiaia delle donne. E, soprattutto, siamo di fronte alla risposta sbagliata e insufficiente alla crisi economica che sta portando migliaia di aziende a chiedere la cassa integrazione o a chiudere innescando così un enorme disagio sociale.

Lo sciopero del 13 febbraio è una manifestazione di unità tra il mondo del lavoro pubblico e quello privato.




La presenza degli studenti è, poi, un valore aggiunto: l’unità e la solidarietà tra le generazioni, tra il mondo del lavoro e quello del sapere. Questa unità è strategica proprio perché le nuove generazioni sono oggi sottoposte ad un processo di precarizzazione dei tempi di vita, di studio e di lavoro, che li rende una delle categorie più colpite dalla crisi, dalla decadenza della nostra società.

“NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO”
è uno slogan che ci accomuna, proprio perché ci accomunano dei valori, primo tra tutti quello della solidarietà. Viene ora da domandarsi che cosa ne pensano oggi quei lavoratori che con il loro voto hanno dato fiducia alla Lega Nord e al PDL. Si sentono forse più sicuri e protetti di prima, adesso che i provvedimenti del Governo non hanno tenuto conto della perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni di lavoratori e pensionati e dei colpi che la crisi produrrà su salari e occupazione?

Per rilanciare l’economia servirà sostenere il reddito da lavoro, ma visto che questo non c’è nell’agenda del governo, che i miliardi, infine, li trova soltanto per sostenere le banche, le assicurazione e le grandi imprese, come si può pensare di rilanciare i consumi e di salvare il paese dalla crisi se le fabbriche stanno chiudendo, se i posti di lavoro diminuiscono e le buste paga sono sempre più leggere?

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