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 Home page > Tribuna Libera > Occam, prima di Niki, dice: Rosy Bindi Presidente

Occam, prima di Niki, dice: Rosy Bindi Presidente

Guglielmo da Occam, francescano e filosofo inglese tra due e trecento, sosteneva che la soluzione più semplice è la migliore; ancora oggi, specie in politica, specie a sinista, c’è chi ne dubita.

Scrissi già alcuni mesi fa che Rosy Bindi era la più indicata, tra le personalità di rilievo del centro sinistra, ad essere la candidata alla Presidenza del Consiglio di quel largo fronte di forze che appare, sempre e comunque, necessario per sconfiggere il berlusconismo.

Non serviva una particolare originalità per arrivare a questa conclusione; era, ed è, il risultato banale, scontato, di una serena disanima della situazione e della biografia e personalità dell’Onorevole – che piacere usare il termine con convinzione – Bindi.

Proprio i suoi trascorsi nella DC, ed il suo essere profondamente cattolica, ne fanno il ponte ideale verso il centro e verso quel terzo polo che, piaccia o meno, è destinato ad essere l’ago della bilancia del nostro sistema politico nell’immediato futuro.

Se a questo si aggiungano la sua assoluta onestà personale – la sua moralità sarebbe meglio dire – la sua capacità di reggere le luci della ribalta, il suo carattere deciso, un suo particolare, ma indubbio, carisma e, non ultimo, proprio per il suo essere donna, Rosy Bindi pare tagliata apposta per contrastare Silvio Berlusconi; ne è, da quasi tutti i punti di vista, l’antitesi.

Proprio Silvio Berlusconi, che di politica e dell’umore degli italiani ne capisce più di quasi tutti, e certo più di tanti esponenti della sinistra, ha intuito le potenzialità di Rosy Bindi; a meno di pensare ad un innamoramento, come altro giudicare l’imbarazzante – per lui – attenzione che dedicava ad ogni apparizione televisiva di Rosy?

Lo avevamo capito molti elettori, lo avevano capito a destra e pare, forse, può essere, che lo abbiano capito anche a sinistra che Rosy Bindi ha tutto per essere il prossimo Presidente del Consiglio: quello a cui sarà affidato il compito, difficilissimo, di restituire credibilità alla nostra classe politica dentro il Paese e all’Italia nel mondo.

Lo ha capito Niki Vendola che, dando prova un’onestà intellettuale che gli fa onore, rendendosi conto della necessità di creare una grande coalizione, dopo aver corretto le proprie posizioni di poco tempo fa aprendosi alla possibilità di un alleanza con il terzo polo, ha indicato proprio nell’Onorevole Bindi, che pure ha una storia politica affatto diversa dalla sua, il proprio candidato ideale alla Presidenza del Consiglio.

Una candidatura che ha trovato una reazione scontata e una, perlomeno per chi come me conosce poco le viscere del PD, del tutto inaspettata.

Scontato il plauso di Romano Prodi, che appartiene alla stessa area culturale di Rosy Bindy; inaspettata la freddezza con cui la proposta di Vendola è stata accolta dal resto dei caporioni del PD. Irritante, addirittura, la bocciatura di Walter “mosciolo”Vetroni e dei suoi arrivata per bocca di Giovanna “gattamorta” Melandri: personaggi che dopo gli strabilianti risultati elettorali ottenuti, ed avere aiutato a fare del PD il partito senz’anima che ancora appare, dovrebbero avere il pudore di tacere.

Diverso il discorso per il Luigi “il geometra” Bersani che si limita a prendere tempo mentre, quasi volesse scollarsi di dosso il nomignolo che gli ho attribuito, è impegnato a dar fondo a tutta la propria creatività politica lanciando messaggi ai quei bravi nazisti dei miei conterranei leghisti.

Una dimostrazione di diversa intelligenza all’altezza di quella del predecessore D’Alema, il primo scopritore, dopo i compaesani dell’Umberto che se lo ricordavano rossissimo a far collette per i cileni, delle radici sinistre della Lega.

In fondo, però, è vero; i dirigenti della Lega e certi tra quelli del PD una passione in comune ce l’hanno, anzi, un grande amore: quello per le banche.

Il giorno in cui i miei amici piddini, visto che lo possono fare, prenderanno la ramazza e ripuliranno il proprio partito dal vecchiume, dal poconestume e dallo sconfittume, non arriverà mai troppo tardi.

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