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Nuovo boom dei pegni: c’è la fila al Monte di Pietà!

Gente distinta che esce dritta dal portone e ha poca voglia di parlare, qualcuno a testa bassa racconta la sua storia più comune che mai. Un tempo ricorrevano al Monte di Pietà, solo i romani in condizioni gravissime, ora quelle condizioni sono comuni a tanti e la fila col numeretto, davanti al pegno, si è allungata. Il Monte dei Pegni di Roma eroga 21 milioni di euro al mese, per un totale di 30 mila operazioni di concessione del credito. La piazza, nel pieno centro di Roma, è circondata da gioiellerie che comprano e vendono oro. Da via dei Pettinari, fino alla al palazzo del pegno, è un lungo percorso di gioielli in vetrina. La gente entra ed esce dall’istituto in continuazione.

Al primo piano si possono impegnare i gioielli e la sala d attesa è grande come quella di una stazione o di un ospedale, dove ognuno attende il suo turno in religioso silenzioso prima di far valutare i propri beni. Al piano terra, invece, si trova il pegno delle pellicce e dell’argenteria. Non si possono scattare foto all’interno del palazzo storico e il tono generale è sottovoce. In questo periodo le regole sono diventate più ferree e la riservatezza è dovuta all’accortezza e all’attenzione nei confronti dei problemi della gente che in massa ricorre al pegno. Una signora molto carina, con il soprabito beige, sembrava appena uscita dal parrucchiere. «Tanto i gioielli non li porto mai - ha commentato - poi è inutile vergognarsi come fanno tanti, oggi il bisogno di liquidità immediata è una realtà comune. Nessuno arriva più a fine mese e molti hanno già prestiti bancari da rispettare. Ho tre figli, la più grande è già mamma ed un unico stipendio per tutte le necessità, perché mio marito non c’è più. Non mi vergogno. Non è la prima volta che impegno i miei gioielli e trovo tutto abbastanza serio. Gli interessi vengono tolti subito, insieme al costo del deposito dei beni impegnati, circa 35 euro. Questa volta poi i beni sono stati valutati in modo decoroso, 1000 euro e netti sono 800 euro. Se riesco a ritirare i gioielli entro la scadenza dei tre mesi, gli interessi mi vengono restituiti».


Secondo tanti in cerca di liquidità immediata, ricorrere al pegno è un passo facile, quello che costa veramente è sul piano umano la decisione mentale di liberarsi di oggetti preziosi e cari. Secondo i dati della Banca d’Italia l’aumento delle richieste di denaro in questo periodo, solo sul mercato romano, seguono un trend di crescita del 5 per cento. Per l’Istituto del Pegno, però, il dato non si può definire particolarmente sensibile. In questo periodo il valore medio del pegno concesso a Roma si aggira attorno ai 700 euro.


Solo l’otto per cento degli oggetti impegnati a Roma non torna nelle mani del proprietario originario. La maggior parte dei pegni viene riscattata subito, alla prima scadenza o viene chiesto il rinnovo del prestito. Il contratto, in base alla legge, varia dai tre ai sei mesi, in casi particolari un anno. Gli oggetti che non vengono riscattati vengono avviati alla vendita all asta. Unicredit Banca di Roma gestisce due sale d’asta, una nella sala della Piazza del Monte e l’altra in via del Corso, nel Palazzo De Carolis, dove vengono esposti oggetti selezionati per qualità o tipologie. Le polizze del pegno sono documenti "al portatore", possono cambiare possessore per agevolare il proprietario titolare nelle operazioni di rinnovo o riscatto in caso di suo impedimento, ma non sono commerciabili. Il credito su pegno è nato intorno alla seconda metà del secolo ad opera dei Frati Francescani, che svilupparono questa attività nei confronti della gente in difficoltà in tutta l’Italia centro-settentrionale. Sembra che il motivo scatenante fosse stato soprattutto quello di contrastare il dilagante fenomeno dell’usura che si sviluppa in periodi di grande crisi come quello attuale!

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