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"Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani". Uno slogan falso, diseducativo e volgare

Avete provato in tempi recenti a prenotare una visita urgente in una struttura pubblica? Se sì, vi è successo di sicuro quello che è successo a me e a tantissimi altri.

"Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani". Uno slogan falso, diseducativo e volgare

"Se sceglie di farsi visitare privatamente le posso fissare la visita per dopodomani", mi ha detto al telefono qualche giorno fa l’impiegata del centro prenotazioni.
"Se invece scelgo diversamente e vi porto l’impegnativa del mio medico di base?"
"Allora gliela fisso a gennaio?"
"Tra sei mesi?"
"Tra sei mesi".
"OK, se è così mi fissi la visita privata"
ho risposto.
 
L’episodio mi è tornato in mente qualche sera fa mentre stavo davanti alla tv.
 
Il premier parlava della manovra.
Diceva, scandendo bene le parole, che sarebbe stata fatta "senza mettere le mani nelle tasche degli italiani".
 
Nelle ore e nei giorni successivi la stessa frase, ripetuta con la devastante regolarità dei luoghi comuni, ci veniva propinata ad ogni piè sospinto: la usavano senza tregua e senza pietà Tremonti, Gasparri, Cicchitto, Buonaiuti, Capezzone ecc.

Ed io mi domandavo e mi domando: "Esiste una frase più falsa di questa?".

Mi domandavo e mi domando: "Esiste una frase più volgare di questa?"

E’ stato Romano Prodi qualche tempo fa, nella trasmissione "Otto e mezzo", a dire con forza che questa espressione, oltre ad essere trita e abusata, ripetuta in maniera macchinale propagandistica, è anche infinitamente volgare.

Quasi tre anni fa il ministro Padoa-Schioppa aveva pronunciato una frase diversa.
Forse infelice nell’enunciazione un po’ icastica che il ministro aveva scelto di dargli, che è questa: "Pagare le tasse è bello".

Cosa intendeva dire il ministro, in quell’occasione dipinto come una specie di marziano?

Intendeva dire una cosa molto semplice. Che è questa: esiste un contratto tra il cittadino e lo Stato, il cittadino paga le tasse, lo Stato fornisce i servizi. Pagare le tasse in un paese in cui i quattrini versati dal cittadino vengono ben utilizzati, producendo servizi di qualità è bello perché c’è un contribuente fa un buon affare: paga il giusto per avere in cambio qualcosa che gli serve.

Nel nostro paese non è bello, purtroppo, per tutta una serie di motivi, che ben conosciamo: perché alcuni pagano per quei servizi e altri no e perché quei quattrini finiscono in buona parte in sprechi e ruberie. Dicendo quella frase, il ministro, ne sono sicuro, intendeva in realtà dire questo: come sarebbe bello essere in uno stato avanzato in cui tutti pagano le tasse ed hanno in cambio servizi di buona qualità, cioè in cui tutti i cittadini fanno un ottimo affare, pagano cioè il giusto per qualcosa che gli serve.

L’attuale governo invece ha scelto questo slogan, falso e diseducativo e volgare.

Falso perché un governo che non aumenta le tasse ma poi fa mancare i servizi, costringendo il cittadino a pagarseli da sé, le mani nelle tasche dei cittadini le mette eccome.

Diseducativo perché fa apparire il prelievo fiscale non come una contropartita dei servizi che vengono offerti, ma come una ruberia in grande stile.

Volgare perché dipinge lo stato come un ladro.

Mentre, come è noto, i ladri sono altri. In primis quelli che le tasche le tengono ben cucite, cioè gli evasori fiscali.

Perchè non cambiare lo slogan allora?
Se non ci si vuole discostare troppo da quello attuale - capisco che uno si affezioni alle enormità che dice- perché non usarne uno simile?

Che ne so, tipo questo: metteremo le mani nelle tasche dei ladri. 

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