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Non esistono solo i Casalesi

Le ignobili vicende del clan dei Casalesi sono improvvisamente comparse sulle pagine di tutti i giornali e sui notiziari del Paese grazie al libro di Roberto Saviano. Dimenticando però che in Campania esistono tantissimi altri gruppi criminali. E sappiamo ancora troppo poco sugli affari delle cosche calabresi e siciliane.

Prima della pubblicazione del libro di Roberto Saviano, il clan dei Casalesi appariva come qualcosa di lontano, d’impalpabile. Le loro vicende erano note soltanto a ristretti gruppi di magistrati. Poco si sapeva sui reali affari del gruppo casertano, e comunque l’immaginario comune del camorrista "alla Cutolo" di certo non aiutava alla comprensione di un fenomeno ben più vasto.
In seguito all’uscita del libro hanno cominciato a parlarne talk show, riviste, quotidiani e documentari, accendendo così i riflettori su un territorio prima sconosciuto. Sembrava finalmente che l’attenzione dei giornalisti era stata definitivamente spostata su tematiche criminali d’interesse nazionale. Ed invece ne è nato un paradosso. I mass media si sono incentrati solo sulle vicende del clan dei Casalesi, disinteressandosi di quelle degli altri gruppi, come i La Torre di Mondragone o gli scissionisti di Scampia, senza contare le altre decine di organizzazioni criminali sparse un po’ per tutta la Campania, che tuttavia Saviano nel suo libro menziona dettagliatamente. Gli affari dei Casalesi infatti non sono altro che uno dei tanti capitoli della sua inchiesta sul malaffare campano. 

 
E se per un momento ci soffermassimo sulla ’ndrangheta? A parte la strage di Duisburg in Germania e le inchieste sottratte a De Magistris, ne avete sentito più parlare? I notiziari raccontano in modo superficiale di arresti di boss avvenuti in sperduti paesi montani della Calabria, come se si trattasse solo di un fenomeno locale, quasi folkloristico. E dietro le quinte, movimento di capitali, riciclaggio, traffico di armi, droga etc. Le imprese controllate dalle cosche hanno messo le mani sul litorale laziale e sul sacro suolo padano. Dalle inchieste, poi finite nel dimenticatoio, uscivano fatturati da capogiro, ed emergeva che la ’ndrangheta è attualmente il fenomeno criminale più potente in Italia e in Europa. E nonostante tutto brancoliamo ancora nel buio. 
 
Cosa Nostra è invece molto più conosciuta, "grazie" al clamore suscitato fra gli anni ’80 e ’90 da stragi ed eccidi vari. Ma dei loro affari odierni, dei loro investimenti, non si sa assolutamente nulla. Rimane in mente sempre il modello di mafia alla Totò Riina, alla Corleone. Tuttavia inchieste ed indiscrezioni passate in secondo piano raccontano che Cosa Nostra è più attiva che mai, in campo economico e politico, perfettamente in grado di mettere le mani su opere pubbliche e private, capace di far eleggere qualsiasi uomo politico di suo gradimento e di investire ben oltre i confini siciliani.

Concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sui Casalesi va bene, ma finire per ignorare le altre realtà criminali no. Nessuna trasmissione a tema, nessun documentario, nessuna inchiesta giornalistica. Possibile che la crisi dell’informazione, delle istituzioni e della società civile in Italia sia così grave che ormai riponiamo tutte le nostre speranze soltanto in un ragazzo di 29 anni? A sentire Emilio Fede diffamare Roberto Saviano pare proprio di sì.

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