Non esistono solo i Casalesi
Le ignobili vicende del clan dei Casalesi sono improvvisamente comparse sulle pagine di tutti i giornali e sui notiziari del Paese grazie al libro di Roberto Saviano. Dimenticando però che in Campania esistono tantissimi altri gruppi criminali. E sappiamo ancora troppo poco sugli affari delle cosche calabresi e siciliane.
Prima della pubblicazione del libro di Roberto Saviano, il clan dei Casalesi appariva come qualcosa di lontano, d’impalpabile. Le loro vicende erano note soltanto a ristretti gruppi di magistrati. Poco si sapeva sui reali affari del gruppo casertano, e comunque l’immaginario comune del camorrista "alla Cutolo" di certo non aiutava alla comprensione di un fenomeno ben più vasto.
In seguito all’uscita del libro hanno cominciato a parlarne talk show, riviste, quotidiani e documentari, accendendo così i riflettori su un territorio prima sconosciuto. Sembrava finalmente che l’attenzione dei giornalisti era stata definitivamente spostata su tematiche criminali d’interesse nazionale. Ed invece ne è nato un paradosso. I mass media si sono incentrati solo sulle vicende del clan dei Casalesi, disinteressandosi di quelle degli altri gruppi, come i La Torre di Mondragone o gli scissionisti di Scampia, senza contare le altre decine di organizzazioni criminali sparse un po’ per tutta la Campania, che tuttavia Saviano nel suo libro menziona dettagliatamente. Gli affari dei Casalesi infatti non sono altro che uno dei tanti capitoli della sua inchiesta sul malaffare campano.
Concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sui Casalesi va bene, ma finire per ignorare le altre realtà criminali no. Nessuna trasmissione a tema, nessun documentario, nessuna inchiesta giornalistica. Possibile che la crisi dell’informazione, delle istituzioni e della società civile in Italia sia così grave che ormai riponiamo tutte le nostre speranze soltanto in un ragazzo di 29 anni? A sentire Emilio Fede diffamare Roberto Saviano pare proprio di sì.
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