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Non è tutto oro lo scudetto che luccica

Non è tutto oro lo scudetto che luccica

Bene. E’ finito anche il campionato di calcio 2009-2010, con l’Inter che si appiccica lo scudetto sulla maglia, ufficialmente il 18°. Per i rivali bisognerebbe levarne uno (2005-06) ottenuto a tavolino a seguito di Calciopoli e quello dell’anno seguente ottenuto sul campo ma con le rivali di fatto penalizzate dalla Federcalcio.

Comunque sia, gli sforzi economici di Moratti hanno sortito finalmente l’effetto desiderato dopo un’astinenza di "tituli" che durava da vent’anni. Normale quindi l’entusiasmo del popolo nerazzurro, abituato alla fame endemica.

Sforzi economici, dicevamo. L’Internazionale Football Club al 18 gennaio 2010 risultava al 7° posto tra le squadre di calcio europee più indebitate e prima fra le squadre italiane, con 395 milioni di debiti, nonostante - per esempio - abbia ceduto il proprio marchio a società del gruppo per 158 milioni di euro "che hanno permesso di chiudere il Conto economico con una perdita di modeste dimensioni". Un debito in continua ascesa (148 milioni del 2007-2008) vista la forsennata campagna acquisti di giocatori.

L’Inter, afferma Il Sole 24Ore, "ha un patrimonio netto negativo e i revisori ribadiscono che il bilancio è stato redatto nel presupposto della continuità aziendale in base all’impegno del socio di riferimento a supportare economicamente e finanziariamente anche per il futuro la società". In altre parole, finché c’è Moratti che tira fuori di tasca sua (nostra, e vedremo perché) milioni di euro la squadra è relativamente tranquilla anche sotto l’aspetto contabile. Come hanno fatto fino a ieri gli Agnelli con la Juve o Berlusconi con il Milan, tanto per restare nelle dirette odiate rivali.

Fino a quando durerà la gestione del bengodi morattiano? Sicuramente per la stagione 2012-13 - ammesso che rimanga ai vertici del calcio italiano - dovrà avere i conti in pareggio per poter partecipare ai tornei europei, come ha stabilito la Fifa. "Questa regola - ha precisato Giancarlo Abete - vale solo per le competizioni continentali mentre all’interno continuerà a prevalere la titolarità delle singole federazioni. Ma è ovvio che vi sarà comunque un’incidenza anche a livello domestico, in quanto spesso i club maggiormente indebitati partecipano alle coppe europee". Quindi a livello nazionale, se la Federcalcio non adeguerà le norme interne a quelle continentali, l’Inter potrà continuare a spendere e spandere senza ritegno.

C’è sempre l’escamotage dei conti truccati, grazie al decreto salvacalcio con il quale la squadra di Moratti ha "svalutato - come il Milan - il valore legato alle prestazioni dei suoi calciatori, abbattendolo di 319 milioni 394 mila euro e diviso questa perdita patrimoniale in dieci tranche, nei successivi dieci anni. Identiche sono allora le conclusioni. Una volta "rettificato", e dunque caricata sul suo conto economico 2003 la perdita provocata dalla svalutazione dei suoi assets principali (i giocatori), "il patrimonio netto dell’Inter passa da un attivo di 82 milioni 827 mila euro a un passivo di 175,9 milioni di euro". Ancora una volta: sono salvi i numeri, non la sostanza. Il patrimonio netto dell’Inter è già stato azzerato e, al 30 giugno 2003, già caricato di perdite ulteriori per oltre 204 milioni di euro".

Complessivamente i 14 anni di gestione Moratti hanno generato una perdita di circa 1,15 miliardi di euro, di cui circa 730 milioni coperti dal presidente, mentre ammontano a 431 milioni di euro i debiti a fine bilancio 2008-09, parzialmente compensati da 66 milioni di euro di crediti.
A gennaio 2008 l’Inter, insieme al Milan, è stata prosciolta dall’indagine sui presunti falsi in bilancio per le plusvalenze relative al periodo 2003-04. La decisione è stata presa dal Gup per le indagini preliminari di Milano in quanto "il fatto non costituisce più reato", in seguito alla modifica della legge sul falso in bilancio.
Mentre il processo penale non è andato avanti in quanto "il fatto non costituisce più reato", il processo sportivo si è chiuso con una sanzione di 90 mila euro a carico di Inter e Milan, di 60 mila euro all’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani e di 10 mila euro al direttore tecnico dell’Inter Gabriele Oriali. Tutti gli imputati del processo sportivo hanno chiesto il patteggiamento ai sensi dell’art. 23 del Codice di Giustizia Sportiva.

L’Inter non è patrimonio di Moratti (e in misura minore di Tronchetti Provera che mette a disposizione la rete Telecom ed il megafono de La7), ma di tutti gli italiani, qualunque sia la loro fede calcistica. I soldi che Moratti butta dentro sono gli stessi che sborsiamo noi ogni volta che andiamo a fare il pieno alla macchina. Non a caso, dicono i maligni, ogni volta che inizia il calcio mercato c’è un aumento della benzina. Dunque oggi possiamo gioire tutti, juventini e milanisti, romanisti e senesi, salvo tifare Bayern sabato prossimo.

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