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 Home page > Tribuna Libera > No all’ipocrisia, no al qualunquismo, no alla rassegnazione

No all’ipocrisia, no al qualunquismo, no alla rassegnazione

19 luglio 2012, vent'anni dalla vile strage mafiosa che costò la vita al giudice Paolo Borsellino. Un'ulteriore occasione per dare sfogo alla misera retorica nazionale, più popolare che istituzionale a dire il vero, trasformando nel dibattito pubblico quello che avrebbe dovuto rappresentare un giusto e "sobrio" momento di raccoglimento nell'ennesimo pretesto di divisione ideologica. Perché noi italiani siamo così, cittadini, giornalisti e politici. In fondo "brava gente", ma sempre fedeli a quel DNA un po' cialtrone e pressapochista che se è vero che ci consente, grazie a un innato ingegno, di dar fondo a risorse ed energie insperate nei momenti di maggiore difficoltà allo stesso tempo ci trasforma assai spesso, specie da qualche lustro a questa parte, in mostri irrazionali e autolesionisti.

E allora, per restare al misero festival dell'ipocrisia andato in scena nella giornata "commemorativa" di ieri - al quale mi sottraggo sia per non rendermi complice, nel mio piccolo, dell'azzardato fuoco di fila contro il nostro Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che mai come in questo delicato frangente storico-sociale deve essere preservato da ogni tentativo di delegittimazione, e sia pure perché ritengo, da anti-italiano convinto, che se proprio bisogna cimentarsi nell'esercizio civico dell'antimafia è bene che guardiamo innanzitutto dentro noi stessi - limito il mio doveroso ricordo di uno dei tanti eroi moderni caduti sul campo per uno Stato, una Nazione e un Popolo che non lo meritavano affatto citando le sempre suggestive riflessioni "di pancia" di Alessandro Carbone, il cui furore etico e civile - per chi ancora non lo conoscesse - riempie la striscia polemica de "Il carbonaro" sul quotidiano on-line "il Futurista" e già altre volte mi ha ispirato su questo blog.

Sì, caro italiano: Paolo Borsellino come Giovanni Falcone non sono stati uccisi solo da quel subdolo male che agisce da sempre "al di fuori di noi" e che risponde al nome di Mafia, perché "La Mafia non è una Spectre dai loschi piani segreti. La Mafia sei tu. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino li hanno ammazzati perché rompevano i coglioni a te, a te che nel tuo piccolo non batti gli scontrini, freghi la carta dall'ufficio, hai fatto quella raccomandazione a un amico, ti sei scopato la stagista con la promessa mai detta di un posto fisso dopo. La Mafia sei tu. E' il tuo stile di vita. E' il tuo parcheggiare sui posti degli invalidi con il permesso falso o sulle strisce o in doppia o terza fila. La mafia sei tu che fai cagare il cane dentro il portone del palazzo. Giovanni e Paolo li hai ammazzati tu con l'insofferenza alle regole e alla giustizia, col tuo disprezzo per il bene comune...".

Io vado oltre "Il carbonaro", aggiungendo che la Mafia siete voi che non accettate o semplicemente non vi rendete conto che Mario Monti è un uomo perbene e coraggioso, indispensabile oggi all'Italia, proprio come quegli uomini che hanno rotto i coglioni vent'anni or sono all'egoismo e all'indifferenza, all'avidità e alla furbizia dilaganti e per questo hanno pagato con la vita. La Mafia è questo sistema politico e sociale ammorbato e profondamente imperfetto, che permette ancora - in nome di un malinteso senso di sovranità popolare - a un reietto come Silvio Berlusconi di tenere in ostaggio la vera democrazia del nostro Paese fondata sulla civiltà giuridico-costituzionale. La Mafia è il populismo montante nelle piazze reali e dentro il web, dove ormai allignano solo grillini variopinti, berlusconiani smarriti e anarco-marxisti di ritorno, e dove non trovano più spazio la riflessione e il ragionamento di chi per esporre un punto di vista non ha bisogno di strillare vuoti proclami in cerca di facili consensi. La Mafia è la presunzione di considerarci i più bravi del mondo (che dalle nostre parti significa "dritti"), è il continuare a non capire perché nell'Europa civile ci schifano e mal ci sopportano.

Gli italiani "chiagni-e-fotti" sono la vera sciagura per la nostra gretta società, altro che "poteri forti" e complotti pluto-massonici internazionali! Noi, solo a causa nostra e della nostra pervicace indole bizantina, una vera sovranità non l'abbiamo mai avuta per davvero e se oggi intervengono meccanismi di responsabilità esterna a tentare di darci una raddrizzata abbiamo solo da guadagnarci. Ma sapendo di non meritarcela, di certo non sapremo mai apprezzare l'indulgenza di una comunità sovranazionale che è disposta a tenderci la mano nonostante i nostri atavici limiti, solo in virtù della presenza ai massimi vertici delle nostre istituzioni di "politici" molto sui generis come Monti e Napolitano. L'Italia che bercia contro questi due campioni del buonsenso non mi piace, quella del "tanto peggio tanto meglio", del disimpegno e dell'irresponsabilità. E ancor meno mi piacerà se, come sembra, fra sei mesi fuori e dentro la politica nessuno farà niente per non rendere vano e senza alcun seguito il tentativo riformatore e necessariamente ri-educativo avviatosi a novembre del 2011.

Onore a Borsellino e a chi, come lui, è stato fatto fuori dal convenzionalismo della nostra società per mano mafiosa, dunque. Ma onore anche a chi cerca di seguirne l'esempio senza fanfare e inutili protagonismi, esponendosi in prima persona ai più alti livelli di responsabilità per provare a tenere a galla questo paese o abitando, in qualità di semplici cittadini, la difficile "terra di mezzo" della mite disciplina patriottica, dicendo No all'ipocrisia, no al qualunquismo, no alla rassegnazione all'immobilismo sociale, economico e politico che quando si ribalta è solo per tornare al passato. Per questo - e solo per questo - vale la pena di confidare ancora nella serietà e nelle capacità delle eccellenti eccezioni di cui disponiamo e di esprimere l'auspicio, in vista di un futuro sempre carico di incognite, "forza Italia"!

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