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No Tav: il paese militarizzato e la lettera falsa

Nel luglio 2013, per la prima volta dodici manifestanti in Val di Susa sono stato accusati dai magistrati di terrorismo. L'area – dove la linea ad alta velocità è in via di costruzione – è stata di conseguenza fortemente militarizzata. Ora una lettera di membri di cellule sovversive invita il movimento a organizzare un “salto di qualità”. Ma pesanti dubbi rimangono su quello che sta davvero succedendo in Italia.

Il 27 maggio 2010, durante un processo per terrorismo, Claudio Latino lesse una lettera – firmata anche da Vincenzo Sisi, Davide Bortolato e Alfredo Davanzo. I nostri tempi – dichiaravano – hanno bisogno della lotta armata. Chi sono loro? Sono membri del Partito Comunista Politico-militare, organizzazione sovversiva scoperta nel 2007. Che è poi la causa per l'accusa di terrorismo che stanno affrontando. Dieci giorni prima, un'altra cellula denominata FAI (Federazione Anarchica Informale) inviava ai giornali una lettera dove si annunciava il ritorno della lotta contro lo Stato. D'altra parte la Divisione Investigativa Generale e Speciale era già attiva per intercettare qualsiasi collegamento tra terrorismo e peggioramento della situazione socioeconomica.

L'attività antiterroristica si riattivava anche perché i segnali erano evidenti. Nel maggio del 2012 l'AD di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi era stato gambizzato. Un metodo attribuibile ad una delle più famose cellule terroristiche della storia repubblicana italiana: le Brigate Rosse. E rapidamente ne giunse la prova: una lettera dove la cellula Olga della FAI rivendicava l'attacco. Questo primo elemento ci permette di realizzare come un incremento nell'attività terroristica in Italia esiste realmente. Ma il problema è più complesso. Il 15 di maggio del 2012, una settimana dopo l'attacco, un documento fu affidato a PM e questori al fine di evidenziare alcuni obiettivi sensibili: nucleare, prigioni e TAV. Ovviamente, tale documento fu trovato da giornali come Il Secolo XIX e pubblicati. Un messaggio? Non lo sappiamo, ma è strano come un documento così delicato sia stato trattato con così poca discrezione. Specialmente se si considera che la materia trattata era a quel tempo oggetto di una conferenza internazionale a Monaco di Baviera tra ministri degli Esteri riguardante tra l'altro il terrorismo in Europa.

Sappiamo già come la crisi economica stia logorando i legami democratici in tutta Europa. Accade sempre. Ci si aspetta dunque che gli organi dello Stato coinvolti nella difesa dei pilastri della vita democratica agiscano di conseguenza. Di fatto, però la loro iperattività non significa necessariamente più protezione. Non l'ha significato in Grecia, dove la polizia supporta Alba Dorata. E l'Italia non è nuova a fenomeni di militarizzazione al fine di assicurare il controllo sulla popolazione. Nel 2008 il governo di Silvio Berlusconi decise di utilizzare ben 2500 militari a fianco della polizia, al fine di assicurare la sicurezza dei cittadini. Un dettaglio degno di nota: erano controllati dal Ministero degli Interni, non da quello della Difesa. Di conseguenza, potevano essere controllati come un elemento di pressione politica. Due strumenti – difesa dello Stato e sicurezza dei cittadini – che non dovrebbero mai essere mescolati. Ma lo furono, e spesso. Un altro caso è stato riportato dal docufilm Draquila, girato da Sabina Guzzanti nella città di L'Aquila dopo il terremoto del 2009. Lì, Berlusconi optò per un controllo stringente, dove ai cittadini non era permesso neanche di parlare con i giornalisti, e in alcuni casi di uscire dai campi senza essere interrogati dai militari. Addirittura alcune bibite e dibattiti di stampo politico erano limitati.

Dunque, cosa è accaduto in Val di Susa? È accaduta soprattutto la militarizzazione dell'area. Una militarizzazione iniziata con qualcosa come 200 soldati tutti attorno la costruzione della nuova linea, al fine di rispondere al crescente antagonismo di cittadini, gruppi organizzati e semplici vandali. In crescita sono infatti gli attacchi portati avanti con fuochi d'artificio e simili, ma anche gli scontri con la polizia.

In luglio – come riportato – membri del centro sociale Askatasuna sono stati arrestati con l'accusa pesantissima di terrorismo. Avevano attaccato i poliziotti lanciando molotov, bengala, razzi e bombe carta tramite mortai. La situazione era così tesa da provocare scene come quella riportata da Il Fatto Quotidiano:

“L’altro giorno stavo facendo una passeggiata nei boschi da Giaglione a Chiomonte. Cercavo dei funghi con modeste proprietà allucinogene, delle amanite muscarie. Uso personale. Improvvisamente sbuca da dietro un albero un poliziotto in assetto antisommossa. Sobbalzo. “Uh, che paura, agente…” Mi si rivolge imperioso: “Documenti!” “Con tutto il rispetto, signore, io non mi porto dietro la carta d’identità, ma, se vuole, torno all’auto e prendo la patente”. “Mi mostri il contenuto dello zaino”. Apro la tasca laterale. “Ah, un’arma!” afferma inorgoglito. “Un modesto coltellino svizzero, agente. Mi serve per pulire i funghi”. Mi osserva serissimo, le rughe gli solcano la fronte. “Che funghi?” “Amanita muscaria “. Apro lo zaino e glieli mostro: cinque esemplari belli grossi. Rimane perplesso.“Mi segua”. “Ma…”. “Niente ma, mi segua”. Mi adeguo. Mi caricano su di un cellulare. Ci sono altri pericolosi delinquenti. Uno, contrito, ammette di avere avuto con sé coltello e forchetta d’acciaio: “per fare picnic” aggiunge. Un altro l’hanno colto con una mascherina, dice “anti-polline”. Un altro con una pietra. Ha gli occhialini. Balbetta: “sono un cercatore di minerali”. Un altro ancora, quello sì è pericoloso, lo si capisce, ha i capelli alla rasta. Sarà un anarco-insurrezionalista, penso tra me e me. Lo hanno beccato con un’ascia in mano ed una carriola piena di legna.”

Questa potrebbe essere l'esatta definizione del termine “psicosi”, ma chi è il colpevole? Non solo i poliziotti e i militari. E la conferma sta nell'ultimo evento legato con la TAV, una lettera firmata da Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, dove si invitavano i manifestanti a fare un “salto di qualità”. Tale lettera è stata caricata su internet e può essere trovata sul sito del Soccorso Rosso Internazionale.

Mi era suonata strano fin da subito, e tale sensazione mi è stata confermata da un brillante articolo di Ciro Pellegrino su Fanpage. Il primo precedente che mi è venuto in mente leggendo la notizia riguardante la lettera in questione è stata quella scritta dal FAI dopo l'attacco ad Adinolfi. Pellegrino, invece ha trovato una dichiarazione scritta da Marco Sacchi – altro anarchico – il tredici settembre scorso. Pellegrino sottolinea come l'appello diretto ai No Tav sia stato probabilmente copiato da uno scritto da Sacchi. Le parole sono le stesse, non solo nell'incipit, ma per interi paragrafi dei due discorsi. La sola variazione significativa è il fatto che importanti passaggi riguardanti forme di repressione utilizzate a Genova durante il G8 sono stati ridotti o eliminati. Ricordate questo passaggio, perché sarà importante in seguito.

Uno dei possibili legami tra le due lettere potrebbe essere che la dichiarazione doveva essere fatta dalla prigione nella quale Davanzo e Sisi si trovano attualmente. Dunque, le citazioni potrebbero essere state utilizzate al fine di avere parte del documento pronta senza dover passare per il sistema carcerario. Tale lettura non è però convincente. La parte restante del testo sembra essere stata redatta da qualcuno che conosca fino in fondo la storia dell'insurrezionalismo. Probabilmente una persona acculturata e orgogliosa. Qualcuno insomma che non si metterebbe certo a citare da altri. Ma c'è di più. L'elemento della (presunta) repressione è stato eliminato o marginalizzato, mentre al contrario il restante testo di Sacchi è stato sfruttato appieno. Questo è altamente sospetto. Così com'è sospetto che in un testo di cinque pagine solo il dettaglio del rinvio alla Tav sia stato sottolineato, mentre dall'altra parte il sito web del FAI non parla neanche della lettera, mentre i No Tav se ne sono dissociati, definendola offensiva e sospetta.

È troppo presto per poter provare qualcosa, ma una indicazione esiste e risiete nell'analisi degli elementi coinvolti nelle proteste. L'unico attore delle proteste in Val di Susa che guadagnerebbe da tale lettera è esclusivamente uno: il Ministero degli Interni. Forse il parlamento dovrebbe chiedere una commissione d'inchiesta per fare chiarezza. Al momento, l'unica risposta è stata quella di inviare altri 200 soldati, raddoppiando la loro presenza nell'area. Chi vince? La sicurezza o il controllo?

 

Foto: Collettivo Politico Scienze Politiche/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.234) 8 ottobre 2013 04:19

    E’ sempre divertente leggere queste cretinate di chi non accetta la democrazia, ora addirittura vorreste far pure credere che queste minacce se le spediscono da soli...hahahaha!
    Mi spiace per voi ma i violenti sono dalla vostra parte, la guerra dei notav è finita da un pezzo perchè l’italia e la maggioranza del suo popolo ha deciso che il buco si fa e infatti stanno già scavando.
    Avete perso la battaglia, fatevene una ragione, vivrete meglio.

    • Di Francesco Finucci (---.---.---.28) 8 ottobre 2013 14:21
      Francesco Finucci

      Tralasciando il fatto che si tratta di una pratica standard dell’intelligence di tutto il mondo, l’articolo pone un dubbio, evidenziato anche da Fanpage con strumenti credibili. Sulla maggioranza del popolo che vorrebbe la costruzione della TAV, lasciamo stare, perché penso che a nessuno interessi più di tanto, anzi. Il punto è semmai capire gli attori che giovano dell’instabilità all’interno del nord Italia. I nostri anni di piombo dovrebbero aver dimostrato a sufficienza che chi esercita una minaccia ne guadagna, ma può farlo anche chi si autodefinisce "minacciato", perché così (com’è accaduto in val di susa) può militarizzare il paese, facendone ciò che vuole. E non si tratta neanche di una novità, perché la stessa cosa è stata fatta a Napoli in maniera più lieve e a L’Aquila in maniera massiccia.

      Non si tratta di gridare al "colpo di stato", ma di capire certe dinamiche in questo caso esclusivamente politico-militari, perché sono comunque distorsioni della democrazia di cui si riempie la bocca. L’aspetto industriale e di asset non centra invece nulla con l’articolo. Ne la difesa dei no tav, come si dovrebbe poter capire sia dall’articolo in questione sia dagli altri scritti in precedenza.

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