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L’incognita eversiva: perché l’arresto di Di Stefano dovrebbe preoccupare gli italiani

Accusato di furto pluriaggravato, Simone Di Stefano è considerato uno dei membri di spicco del gruppo neo-fascista Casapound, recentemente trasformatosi in partito. Tuttavia, tale arresto - avvenuto nell'ambito della protesta dei Forconi - non dovrebbe davvero essere preso per una buona notizia. Non lo è: è anzi terribilmente inquietante, e ci sono molte ragioni per considerarla tale.

I fatti che hanno coinvolto Casapound possono essere riassunti in pochi minuti. I video riportati da Repubblica e Il Corriere della Sera sono piuttosto chiari al riguardo. I membri di Casapound sono arrivati di fronte ad una sede della Commissione Europea, utilizzando delle scale al fine di raggiungere il balcone dell'edificio. Puntavano infatti a rimuovere la bandiera europea, sostituendola con una italiana.

Subito la polizia è intervenuta, caricando i manifestanti. È certo difficile considerare i membri di Casapound come romantiche educande, ma la dinamica degli scontri resta incontrovertibile. Persone disarmate - pur se pericolose - colpite da una forza di polizia che esercita una forma piuttosto brutale di moral suasion. E non c'è ragione di gridare che sono fascisti (e quindi se lo meritano).

Certo, l'attacco alla sede UE può essere considerato da diverse angolazioni. Lo stesso principio dell'assalto (entra/distruggi/conquista) ha spinto ovviamente la polizia a considerare l'azione di Casapound come una seria minaccia. D'altra parte, però, le forze governative di tutto il sud europeo sembrano tendere a trattare con una sollecitudine alquanto sospetta la difesa dell'UE, così come le forze di polizia comunitarie non disdegnano di difendere l'istituzione nazionale con brutalità. Il coinvolgimento dell'Eurogendfor in Grecia è solo supposto, ma indica il tipo di forze coinvolte nel controllo di un'Europa che attraversa un periodo storico nel quale il collasso sociale appare un pericolo reale.

Comunque, la questione che riguarda i fatti che hanno avuto luogo a Roma non è quella degli scontri. Fortunatamente, questi stanno a dimostrare che la polizia ancora lavora senza pensare alle ben note simpatie politiche dei suoi membri. Il problema reale è cosa è accaduto dopo.

Di Stefano, che è indicato come l'uomo in cima alla scala quel giorno, è stato prima sottoposto a fermo, poi all'arresto. Tutto come dovrebbe essere, non è vero? No, non lo è. Non lo è, perché il gruppo neofascista non è apparso ieri, o il giorno prima. Quindi, perché agire in questa maniera contro un gruppo che è stato sempre lasciato in pace, se non apertamente blandito? Le persone hanno sempre bisogno di qualcuno che faccia il lavoro sporco; e anche le relazioni con politici importanti come l'ex-sindaco Gianni Alemanno sono più che sospette. Ora, a lui piace il ruolo di poliziotto, come accade all'intera leadership ex-AN, ma la stima tra neofascisti e poliziotti è anch'essa indubbia.

Perché tutto questo è cambiato? Le ipotesi sono molteplici. Il primo elemento da considerare è il ruolo di Di Stefano in Casapound. Tanto Gianluca Iannone è il fondatore e leader, quanto Di Stefano è l'uomo che appare in tv. L'uomo delle pubbliche relazioni, almeno per quanto riguarda l'immagine che Casapound ha nel paese. E Casapound sta guadagnando consenso, come dimostrato dalla scelta del Movimento Nove Dicembre di supportarla durante l'azione contro l'UE. Proprio mentre un altro gruppo fascista come Forza Nuova veniva applaudito a Milano. Questo ci porta direttamente dentro il problema delle proteste dei Forconi.

Il movimento Nove Dicembre nasce ufficialmente il 15 Dicembre 2013. È una creatura della confusa situazione italiana, fin da quando la protesta dei Forconi ha preso piede: è confuso, eterogeneo, influenzato da concetti chiave derivanti da campi politici opposti. Comunque, ciò che è sicuro è come e perché sia nato: il suo nome fa riferimento al famoso giorno in cui i poliziotti hanno deciso di togliere i caschi di fronte alle persone che erano stati mandati a contrastare.

L'atto è stato interpretato come un messaggio di solidarietà, e dunque le persone presenti hanno applaudito. D'altra parte, la polizia ha immediatamente dichiarato che si è trattato solo di un gesto stante ad indicare la fine del pericolo. Molto probabilmente hanno ragione, ma gli occhi dei poliziotti non mentono. Di conseguenza, il movimento si è appropriato di questo potente simbolo.

Come accade in ogni movimento eterogeneo, coloro che ottengono il potere sono molto, molto raramente i migliori. Questo è ciò che è accaduto con il movimento Nove Dicembre. Uno dei suoi leader, Danilo Calvani è stato associato all'estrema destra, ma anche ad ambienti militari. Di conseguenza, il rischio che estremismo politico e rivolta popolare si mescolino è probabilmente la vera ragione per questo arresto, che è un arresto politico. Dato che rubare una bandiera non ha davvero nulla a che fare con il furto aggravato.

Tutto considerato, un punto rimane abbastanza chiaro: il rischio di una deriva eversiva. Questo è ciò che probabilmente la Digos ha subodorato, mentre decideva di arrestare Di Stefano. Hanno avuto paura del mix micidiale tra popolo e gruppi organizzati. D'altra parte, non possiamo però dimenticare che tale mossa, attuata al fine di proteggere lo Stato è stata portato avanti colpendo la democrazia, e non sappiamo ancora che effetto avrà questa ferita.

Non voglio esagerare, ma questo apre una crepa in ognuno dei principi di garanzia per i cittadini. Ed è di gran lunga più inquietante se si considera come le autorità si sono comportate. Possiamo pensare che avesse percepito una reale crescita dei settori antagonisti, ma quando il segretario generale del sindacato di polizia, Pietro Di Lorenzo ha dichiarato che i gruppi organizzati dei No Tav sono venuti in Val di Susa al fine di uccidere, la cosa si è fatta inquietante. Li ha chiamati terroristi. Ed è lo stesso uomo che aveva minacciato un manifestante - colpevole di aver insultato la polizia per aver lanciato gas lacrimogeni ad altezza uomo - comportandosi come un comune bullo di periferia.

Per concludere c'è il nostro ministro degli interni (sigh) Angelino Alfano, che ha annunciato il pugno di ferro contro i manifestanti violenti e contro coloro che impediranno alle persone di muoversi e lavorare.

La speranza di un intera nazione!

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