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Nel Tigray mezzo milioni di morti, si bruciano vivi i prigionieri di guerra. Se solo fossero bianchi ed “europei”

Non è stata neanche proposta la revoca per il premio nobel per la Pace al presidente etiope che insieme agli eritrei stanno assediando il Tigray.

 Neanche il minimo sindacale politico è stato fatto. Una guerra dove tutte le parti in campo stanno commettendo atrocità e chi ne sta pagando le conseguenze è la popolazione civile. Diversi studi parlano di cifre mostruose. Mezzo milioni di vittime, dirette ed indirette, per la situazione di guerra che si è determinata nel Tigray. Una strage impunita, e che è quasi totalmente ignorata dal democratico Occidente. Una delle ultime atrocità compiute è stata quella di aver bruciato vivi dei prigionieri di guerra. Il video è circolato nei social per qualche ora prima di essere rimosso. La folla con i cellulari e ridendo riprendeva una scena semplicemente da horror mentre quel poveretto veniva ucciso, bruciando. Una cosa semplicemente gravissima, ma nella società di oggi, filtra con una forma di normalità se non indifferenza sconcertante. Se fossero stati bianchi ed “europei” come gli ucraini, probabilmente l’indignazione e l’attenzione da parte del mondo sarebbe stata diversa. In questo momento l’Occidente è impegnato a fare da ultras contro il dittatore Putin e a sostegno del “Rambo” Zelenskyy, in un conflitto che sta procurando milioni di profughi ed instabilità come ai tempi del muro di Berlino. Siamo alla banalità non del male, ma di una società sempre più cinica, cattiva, e razzista. Questo è. Eppure la vicinanza tra Italia ed il Tigray vi è storicamente, vicinanza che trae origine da nefaste occupazioni italiane ed oggi altro non è rimasto, forse, che il nome di un dolce in Sicilia, il macallè. Ma in questo momento prevale il sentimento dell'indifferenza, la quasi totalità della popolazione non ha la minima idea di cosa stia accadendo lì, macallè o non macallè che questo sia.

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